Unravel

Unravel è stato senza dubbio uno dei giochi che ha saputo affascinarci allo scorso E3 con la sua veste grafica magnifica, il suo gameplay platform e la sua atmosfera unica. Un gioco che aspettavamo con ansia e che finalmente è arrivato sugli schermi dei giocatori di tutto il globo. Il risultato vale l’attesa? Scopriamolo!

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L’omino di lana

In Unravel siamo Yarny, un piccolo omino fatto con uno scampolo di lana rossa. Il piccolo esserino vive nella casa di un’anziana signora solitaria e decide di partire per un’avventura. Non la solita avventura fatta di mostri e robot dello spazio ma un’avventura nei ricordi. Sì perché il filo di lana che compone Yarny non è solo lana ma anche il filo dei ricordi perduti della donna. Il nostro compito è quello di visitare i luoghi dove sono state scattate delle fotografie dell’album dei ricordi della signora e tentare di ricomporre i pezzi. L’ovvia metafora è del filo di lana che unisce non solo le menti ma anche i cuori, i contatti che stabiliamo nel corso della nostra vita che ci legano con le storie degli altri per ricamare il patchwork della vita. Un fil rouge che scorre tra ricordi felici e spensierati, arrabbiati e bellicosi e tristi e malinconici. L’avventura di Yarni comincia nel giardino di casa per poi spaziare tra paludi, discariche, boschi e montagne sempre inseguendo il suo scopo. Il tema è originale una volta tanto e la storia viene raccontata solo grazie a pochi testi nell’album fotografico e immagini evanescenti che rappresentano i ricordi da raccogliere. Il tutto accompagnato da una sublime traccia musicale e da emozioni primordiali ma estremamente potenti.

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Il Tarzan nel giardino

Unravel è un gioco platform condito da piccoli puzzle. Yarni corre e salta e può usare il filo di lana per aggrapparsi, penzolare, scalare e legare oggetti. La particolarità è che il nostro omino è sempre attaccato al suo filo e quindi sarà necessario prolungarlo di quando in quando, pena l’impossibilità di avanzare. Per fortuna alcuni gomitoli rossi, che fungono da checkpoint, sono disseminati per i livelli in modo da rimpinguare la nostra scorta di lana. yarny_upside_downCome dicevo, Yarni deve sfruttare le sue capacità per avanzare. Una semplice panchina è un ostacolo insormontabile per un esserino alto pochi centimentri ma ecco che, legando la lana tra due chiodi, abbiamo costruito un ponte elastico che ci permette di saltare in alto. In altri casi eccoci a sfrecciare come un piccolo Tarzan sopra un laghetto profondo. E che dire della possibilità di legare gli oggetti per fissarli nella posizione che aiuterà meglio ad avanzare? Il gameplay di Unravel è particolare ed efficace e spesso ci invita a riflettere sulla prossima mossa, analizzando il funzionamento degli oggetti prima di agire. Spingere e tirare lattine e scatoline è utile, ma magari possiamo anche combinare la cosa con un ponte, in modo da portare l’oggettino esattamente dove vogliamo! Capita pure che saremo trascinati dal vento attaccati ad un sacchetto abbandonato oppure sfruttando il passaggio di un uccellino. Spesso dovremo attraversare specchi d’acqua sfruttando zattere improvvisate, mele o altri oggetti galleggianti. Le avventure del piccolo lanuginoso omino sono variate ma non eccessivamente. I livelli sono estremamente lineari (non che sia un male in questo caso) e offrono un numero sufficiente di situazioni diverse. Va detto che la difficoltà non è elevatissima e che normalmente gli enigmi sono risolvibili senza particolari problemi. Il fatto è che però in pochi (per fortuna) casi restiamo irrimediabilmente bloccati fino al momento eureka. La cosa è parecchio frustrante, specialmente in una certa sezione ventosa verso la fine del gioco, in grado di provocare rage quit non di poco conto. Una difficoltà mal calibrata dunque che è più foriera di frustrazione che di appagante senso di sfida. Un po’ peccato!

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Il bello del nord

Unravel è ambientato nel nord Europa ed è visivamente splendido. La cura per il dettaglio è assoluta e mentre attraverseremo i livelli avanti e indietro resteremo sempre meravigliati dal colpo d’occhio. Che sia il giardino di casa, luminoso e pieno di vita, la montagna sassosa e spoglia o la foresta, scura e muffita, Unravel è davvero una gioia per gli occhi. L’illuminazione la fa da padrone, alternandosi tra colori caldi e allegri e zone più fredde e ostili. Anche gli effetti particellari, in particolare la neve, sono davvero ben fatti. Nel micro mondo di Yarny incontreremo corvi, talpe, insetti e altri animali della foresta nel loro ambiente naturale e la visita vale la pena!

Unravel è un gioco corto, tolte le zone di frustrazione, e può essere completato in un pomeriggio. Il fattore rigiocabilità è bassino anche se possiamo lanciarci nella raccolta di diversi segreti che, spesso e volentieri, sono in luoghi davvero difficili da raggiungere. Unravel è un piccolo gioiellino di lana, un titolo allegro e malinconico che mi sento di consigliare se amate il genere platform alla Limbo e se non disdegnate le storie toccanti.

 

 
 

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

3 Comments Added

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  1. Legnada 12 Febbraio 2016 | Rispondi

    Mi attira da matti e mi incuriosisce molto, il “mondo” sembrerebbe molto più dinamico di Trine o sbaglio? ma ho troppi titoli ancora da portare avanti, aspetto anche che scenderà di prezzo, poi se rischio Rage Quit è meglio che me lo gioco in vacanza….

    • Dave 12 Febbraio 2016 | Rispondi

      Ammetto di non aver giocato a Trine (sì, ci sono giochi a cui non ho giocato 😀 :D) e quindi non so risponderti esattamente. Ci sono parecchi piccoli puzzle ma la maggior parte sono piuttosto semplici. Io ho trovato tre zone dove il nervoso mi è salito a mille ma per il resto vale la pena di giocarci!

      • Legnada 12 Febbraio 2016 | Rispondi

        Recuperalo quando puoi non è malaccio, io ho poca pazienza per fps ecc. ma in caso di enigmi, puzzle e rompicapi mi incaponisco come un toro. Lo prenderò sicuramente.

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