Tom Clancy’s The Division

Per recensire un gioco come Tom Clancy’s The Division bisognerebbe essere dei redattori a tempo pieno, pagati per giocare. Non è questo il caso dei redattori di Joypad e quindi, per riuscire a scrivere questa recensione, ho dedicato tutte le mie serate più weekend, ammassando un discreto numero di ore (ben sopra le 24). Insomma, lo si fa per voi qua, eh! Parliamo di The Division allora?

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Il veleno verde

La città di New York è il fantasma di sé stessa. Le strade intasate di auto abbandonate, poche persone per strada che frugano tra i rifiuti, bande armate di tagliagole imperversano senza controllo. Che diamine è successo? Una malattia altamente contagiosa chiamata Veleno Verde ha decimato la popolazione. Tutto è cominciato nel giorno delle grandi vendite statunitensi, il Black Friday. 1372171783_1370900966_tc_the_division_screen_police_station_corridor_web_130610_4h15pmptUn’epidemia di una forma mutata e altamente aggressiva di vaiolo scatena il panico. Durante le prime fasi dell’attacco bio terroristico, perché di questo si tratta, le forze dell’ordine non riescono a mantenere la situazione sotto controllo. Dal momento che le forze della JTF (la Joint Task Force) non sono sufficienti sono stati attivati degli agenti dormienti chiamati la Divisione. La prima ondata di agenti però ha fallito il compito di proteggere la città e sono praticamente spariti tutti quanti nei vicoli della Grande Mela. Ora finalmente tocca a noi, agenti della Divisone della seconda ondata, entrare in azione. Una brevissima fase introduttiva ci farà incontrare il capo delle operazioni cittadine e poi, in men che non si dica, saremo fuori a battere le strade cercando di aiutare la popolazione civile, raccogliendo prove sulla prima ondata e, soprattutto, combattendo contro le bande organizzate. Primo elemento sulla nostra lista è rimettere in funzione il centro operativo della JTF, ripristinando e restaurando le sezioni mediche, tecnologiche e di sicurezza. Per fare questo bisogna però reclutare personale e figure chiave. Le prime missioni della campagna principale sono quindi orientate al salvataggio di ostaggi di alto valore, persone che ci servono per rimettere in carreggiata l’operazione della divisione. Fatto questo, la città si apre a noi come un’ostrica in attesa di essere conquistata.

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A spasso per la quinta strada

La New York di The Division è una città grande e rigurgitante di cose da fare. Divisa in varie zone separate per livello di difficoltà, la città è esplorabile in quasi la sua interezza da subito. Tuttavia, come sempre in titoli simili, non è consigliato al giocatore neofita di avventurarsi in zone il cui livello supera di parecchie decine quello attuale, pena una morte istantanea e dolorosa! Le missioni principali non sono moltissime ma servono giusto da fil rouge nel nostro tour della Grande Mela. Completandole otterremo importanti punti da spendere per potenziare le sezioni del quartier generale oltre che generose quantità di punti esperienza per il nostro personaggio. Ma le cose sono bel lungi dall’essere finite perché ogni quartiere ha un rifugio della JTF in cui troveremo decine e decine di segnalazioni di missioni secondarie, attività, incontri, luoghi d’interesse e collezionabili. In effetti non basta la semplice campagna per arrivare al level cap iniziale, fissato a 30, per poi proseguire verso l’endgame di The Division. La prima fase del nostro tempo in compagnia di questo gioco infatti richiede una certa dose d’impegno nel completare attività secondarie ma non meno importanti. Le attività sono sufficientemente variate e spaziano dal salvataggio di ostaggi alla raccolta e difesa di rifornimenti e medicinali senza dimenticare missioni più investigative in cui scopriremo i retroscena della prima ondata, oltre che a qualche dettaglio in più sui vari personaggi principali che incontreremo nel gioco. Si nota un certo impegno nel tentare di offrire varietà al giocatore anche se, alla fin fine, queste missioni secondarie si fanno ugualmente un po’ ripetitive. Non si tratta comunque di una mera caccia ai punti XP perché raccogliere i vari scampoli di telefonate, documenti, echo (delle proiezioni olografiche di eventi passati) e oggetti è un sistema interessante per saperne di più su quanto è accaduto in città prima del nostro arrivo. E non dimentichiamoci che completare queste cose è un sistema rapido per ammassare soldi ed equipaggiamento! La componente “campagna” di The Division è sufficiente a tenervi occupati per 40 ore, come minimo. Se decidete di completare tutto quanto, raccogliere ogni singolo oggetto e testimonianza, questo valore può lievitare molto velocemente. Tanto basterebbe per fare di questo open world un buon gioco soddisfacente! Ma come si suol dire, “arrivare al level cap è solo l’inizio” …

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Gioco di ruolo sparatutto online!

La componente RPG di The Division non è affatto timida. Se inizialmente possiamo avere l’impressione di trovarci di fronte ad un action in terza persona online semplice scopriremo ben presto di essere in errore. Avanzando coi livelli e ammassando loot sempre più interessante, il lato ruolistico di The Division prende sempre più forza. Potenziare il quartier generale sblocca infatti diverse abilità attive da assegnare al nostro giocatore e attivabili coi tasti bumper. Queste abilità attive sono parecchio variate e si addicono a diversi stili di gioco e composizioni dei team: abbiamo quindi abilità da healer che oltre alle semplici cure possono dare perk difensivi o revive istantanei, troviamo poi le abilità tecnologiche che permettono al giocatore di usufruire di gadget offensivi o difensivi come la oramai famigerata torretta automatica. Per finire qualcosa per i tanker, potenziando massivamente la resistenza in modo da lanciarsi nel centro del fuoco incrociato. Ogni abilità attiva può essere modificata grazie a delle mod che cambiano in modo anche piuttosto radicale il loro funzionamento. In seguito troviamo le abilità passive, sbloccate potenziando le sezioni del quartier generale. Queste abilità sono sempre attive e forniscono bonus molto interessanti, specialmente al giocatore che non ha ancora calcato la zona nera. Ultimo ma non meno importante, la modifica delle armi ed equipaggiamento. Quasi ogni arma o componente dell’armatura di una certa qualità può essere moddata. Scordatevi di farlo su armi di qualità grigia o verde (le prime due categorie in cui vi imbatterete) ma dai colori blu, viola e giallo le cose si fanno interessanti. Ogni arma o pezzo d’armatura contribuisce ai valori di DPS, Salute e Potenziamento Abilità del personaggio. Apportare quindi modifiche ai gear è fondamentale per calibrare le statistiche del PG verso la direzione desiderata. Stesso discorso per le armi con l’aggiunta di modifiche reali e sostanziali al loro utilizzo. Caricatori più veloci e capienti, riduzione del rinculo, scope e mirini laser, skin… una volta che trovate la vostra arma preferita potrete davvero sbizzarrirvi per quanto riguarda le sue prestazioni. Ed ogni singola mod può essere tolta e rimpiazzata senza doverla gettare via perché tornerà semplicemente nel vostro inventario. Volendo sarà anche possibile craftare oggetti e armi raccogliendo progetti e componenti. Tuttavia finora non ho trovato questa funzione particolarmente utile dal momento che il loot casuale che troviamo portando a termine missioni e attività è nettamente migliore rispetto a quanto potremmo fare da soli. La gestione di tutti questi elementi però è un po’ troppo caotica e confusionaria. Il sistema escogitato da Ubisoft funziona ma spesso siamo ci troviamo un po’ sopraffatti dalla quantità di informazioni su schermo. Una più chiara ripartizione dei vari elementi si impone, prendendo magari esempio da Destiny che aveva fatto un lavoro nettamente migliore in questo campo.

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Dentro e fuori dalla Zona Nera

The Division è un titolo che punta moltissimo sulla componente online. Come già visto in tempi recenti con Destiny, titolo con cui questo gioco condivide molto, l’online è centrale. Per cominciare ogni attività nella New York regolare (non quindi la zona nera di cui parleremo tra poco) può essere svolta in un team di al massimo 4 giocatori. Le missioni della campagna possono essere giocate sia a livello normale che difficile, unendovi ad un team di giocatori nella vostra lista amici oppure tramite un velocissimo matchmaking. A differenza dello shooter di Bungie infatti qui possiamo optare per trovare altri giocatori sconosciuti in ogni attività senza passare da fastidiosi menu. Le varianti sostanzialmente sono due: possiamo trovare una squadra usando una funzione che troviamo nei rifugi per poi andare alla ventura assieme oppure possiamo cercare dei team mates direttamente in missione: basterà aspettare qualche istante sulla soglia della zona d’azione, premere il tasto X (o corrispondenti su PlayStation 4 e PC) e lanciare una ricerca veloce. Il sistema funziona molto bene, mettendoci in team con giocatori di livello simile a noi in modo rapido e senza complicazioni.

Una volta che avremo raggiunto il tanto agognato livello 30, il gioco può finalmente iniziare. La Zona Nera è la parte centrale della mappa, divisa in 6 settori. Nella zona nera troveremo il loot migliore, i nemici più cattivi e gli altri giocatori umani. Le cose nella ZN sono un po’ diverse e il giocatore inizialmente si troverà spiazzato. Nell’ambito delle attività da ZN troviamo le missioni giornaliere, tre ogni giorno, che ci premiano con i crediti Phoenix, la valuta più rara e importante del gioco. Più saliamo di livello di difficoltà e maggiore sarà, logicamente, il premio. TCTD_screen_Turret_e3_150615_4pm_PT_1434323966Diciamo da subito che il livello molto difficile è un vero incubo se non avete un team ben coordinato e con abilità complementari, regolatevi di conseguenza! L’esplorazione della ZN invece è un’altra storia ancora. In questa zona della metropoli altamente infetta troviamo boss di livello 30 il cui drop è solitamente viola o addirittura giallo, loot che fa parecchia gola a tutti quanti. Le regole di questa zona però sono ben diverse dal solito e non basta raccogliere gli oggetti per farli nostri. Sarà infatti necessario raggiungere delle zone d’estrazione, consegnare i beni infetti all’elicottero per poi farceli recapitare nella nostra cassa delle scorte. Niente di più semplice? Non proprio perché in questi casi la componente PvP si fa strada prepotentemente. La necessità di evacuare il loot infatti attrae diversi giocatori di diversi party nelle medesime zone. Nulla ci impedisce, se lo vogliamo, di aprire il fuoco contro gli altri giocatori sperando di rubare loro gli oggetti. Il giocatore “scorretto” si vedrà affibbiata immediatamente una taglia di cattura e comparirà sullo schermo degli altri giocatori in zona. Giocare scorretto quindi è un ottimo modo per raccogliere oggetti che non ci siamo meritati ma è anche un modo molto facile per metterci sotto un riflettore pericoloso. Atterrare un giocatore traditore infatti assegna interessanti ricompense agli agenti puliti. Il countdown delle zone d’estrazione può farsi lunghissimo e rovente in men che non si dica, con giocatori umani o IA che possono attaccare in qualsiasi istante. In caso di morte torneremo in vita nel rifugio più vicino e ritroveremo il loot dove l’abbiamo perso… sempre che non venga raccolto da altri giocatori, il che succede praticamente sempre. Insomma, le regole della ZN sono particolari ed è meglio affrontarla con un gruppo di amici perché il tradimento e il doppio gioco sono sempre dietro l’angolo. Specialmente contro i giocatori di livello più basso, facili prede per i gruppi di sciacalli che camperano vicino alle zone d’estrazione. Per finire, tra le varie cose che possiamo ammassare nella ZN ci sono anche punti esperienza che vanno ad aumentare il Grado ZN. Raggiunti i livelli 30 e 50 si apriranno le porte di negozi speciali in cui potremo acquistare coi crediti Phoenix armi molto potenti e interessanti. La meccanica della ZN però fa sì che ad ogni morte il giocatore non solo perde l’eventuale loot ma anche i punti esperienza. Giocare male o avere la giornata sfortunata può tradursi anche in un arretramento del Grado ZN quindi.

L’ultimo elemento di cui dovremmo parlare è l’Incursione (o raid se preferite). Si tratta di una grande missione multiplayer PvE consigliata per giocatori di livello elevato (almeno 150 punti equipaggiamento) che però non è ancora disponibile in gioco e arriverà ad aprile come aggiornamento gratuito. Affaire à suivre insomma…

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La nebbia volumetrica!

The Division ha parecchi assi nella manica e uno dei più significativi è di sicuro il comparto tecnico. La città è stracolma di dettagli, strade, vicoli, edifici esplorabili. Un’area di gioco davvero molto vasta esplorabile senza caricamenti di sorta (tranne, ovviamente, durante i fast travel) che sarà espansa in futuro sempre di più. Per quanto riguarda l’eye candy duro e puro troviamo illuminazione dinamica in base all’ora del giorno o della notte (completamente dinamico), nebbia volumetrica da urlo e vari effetti pirotecnici davvero molto ben fatti. The Division insomma offre una mappa di gioco che vogliamo davvero esplorare. Meno interessanti sono i vari personaggi e i gear, piatti a dir poco. Dopo che avrete raccolto la ventesima giacca praticamente uguale a tutte le altre che avete, colore a parte, perderete interesse in questo genere di cose.

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Entra anche tu nella Divisione!

The Division è un gioco interessante. Seguendo le orme di Destiny non si accontenta di raggiungerlo ma lo supera in diverse aree. Per cominciare offre una campagna, anche single player che non necessita di Live Gold o PS Plus, degna di questo nome. L’endgame offre meccaniche sfiziose che faranno la felicità dei cacciatori di loot. Quello che non mi è piaciuto molto è l’aspetto visivo del loot, piatto a dir poco. Le armi e i vestiti di somigliano davvero tutti a differenza di Destiny che ha fatto un gran lavoro nell’offrire loot degno di questo nome. Il gunplay non è esente da difetti anche se è comunque di qualità. Insomma, Tom Clancy’s The Division è un buon MMORPG (MMO? MMOFPS?) anche se ha ancora un po’ di strada da fare. Alcune scelte di design, come l’impossibilità di passare attraverso gli altri giocatori umani mentre ci si trova nei rifugi (bloccando di fatto le persone sulla porta e impedendo di continuare il gioco, per la gioia dei troll) sono segno evidente di ingenuità di gioventù. Problemi risolvibili di gameplay che vengono affiancati da qualche incertezza tecnica, come un eccessivo pop-in di textures e elementi di decorazione, in particolar modo dopo il fast travel (almeno, su Xbox One) fanno storcere un po’ il naso senza intaccare davvero la qualità generale. Un titolo da seguire con estrema attenzione nei mesi a seguire.

 

  

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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