Metroid Dread

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Metroid Dread

“Dread” come “timore”, “paura”. Un po’ i miei sentimenti mentre approccio la recensione di questo gioco. Non perché sia un gioco brutto né perché sia fatto male. Più che altro perché nella mia posizione di persona che deve recensire un gioco di un genere per il quale ho zero interesse è dura.

Da un lato, non lo nego, non mi sono goduto l’esperienza (non è il mio genere di gioco, un po’ come i souls-like e i giochi di calcio) ma dall’altro non ho potuto che apprezzare il lavoro svolto dal team di sviluppo. Con questi sentimenti quasi diametralmente opposti, com’è Metroid Dread?

Samus Aran

Dread è, sorpresa, un sequel diretto di Metroid Fusion. Annunciato inizialmente per Nintendo DS è sparito dalla circolazione per ben quindici anni prima di approdare su Nintendo Switch, in concomitanza con il lancio del modello OLED (di cui potete leggere la recensione qui). In seguito agli eventi narrati in Fusion, la Federazione Galattica riceve delle prove da una fonte sconosciuta che sembra suggerire che gli X Parasites siano sopravvissuti alla distruzione di SR388. Spinti dalla curiosità (e dalla tentazione di renderli delle armi). Federazione invia sette unità robot E.M.M.I. per indagare sul pianeta ZDR, luogo in cui le strane attività sono state registrate. Malauguratamente i contatti scompaiono ad inizio missione e Samus viene inviata sul pianeta per indagare, essendo l’unica nell’universo con l’immunità contro gli X Parasites. Poco dopo l’arrivo su ZDR, Samus incontra un Chozo ostile che la attacca, le ruba le abilità e provoca una sorta di sbalzo di energia. Samus riprende conoscenza senza i suoi potenziamenti e con il suo accesso alla superficie di ZDR distrutto. L’unica cosa che possiamo fare è cercare un accesso alla superfice, recuperare i nostri poteri e fuggire da ZDR.

A sommi capi questa la primissima parte della storia di Dread, che durante le otto orette che impiegheremo a terminare l’avventura, ci verrà raccontata dagli eventi (e da Adam, l’IA della nave di Samus) e non tanto dalla nostra silenziosa protagonista. Non siamo di certo al livello di alcune epopee sci-fi videoludiche come Mass Effect ma come pretesto narrativo per farci avanzare nel gioco e nei vari livelli basta e avanza.

Combatti, esplora, scappa

Dread è un metroidvania piuttosto ligio al suo canone ma nonostante Dread rimanga un gioco della serie Metroid, il gameplay è più frizzante, dinamico. Il team di sviluppo ha sperimentato con elementi classici e più moderni, traducendo l’esperienza in qualcosa di più fluido e rapido, un po’ (se ci permettete il parallelismo) come stato fatto con Doom 2016. Ora ci viene richiesto di essere un po’ più proattivi ed aggressivi e l’allontanamento della camera, che ora mostra più livello rispetto ad altri episodi della serie, ci permette di “pianificare” meglio le nostre prossime mosse offensive.

L’esplorazione dei livelli bidimensionali si fa a colpi di salti e doppi salti, oltre che tante tante armi. Già dalle prime battute il gioco si assicura che capiamo non solo la differenza tra i tipi di munizioni a disposizione ma anche che ora è possibile mirare tutto attorno a noi, una novità per la serie. Anche la mobilità è elevata, potremo scivolare, saltare ed anche eseguire attacchi di mischia con la rincorsa oltre che diverse movenze extra. Proseguendo con la storia poi, come ovvio, sbloccheremo nuove abilità che renderanno la nostra Samsus ancora più temibile. Generalmente il gioco è assai fluido nel suo approccio, a patto che comprendiamo cosa dobbiamo fare (a volte, specialmente all’inizio, è assolutamente fonte di frustrazione restare bloccati in un punto perché non è chiaro cosa sia necessario fare).

Ma non ci sono solo esplorazioni bidimensionali classiche in Dread. Durante il gioco ci imbatteremo negli E.M.M.I. e gli scontri che ne scaturiranno sono sicuramente tra i più tesi della produzione. A differenza di altri giochi, gli E.M.M.I. (che poi sono una sorta di evoluzione di SA-X visto in Fusion) vanno affrontati in sezioni specifiche del gioco e che dovremo affrontare per forza. Come forza nemica sono impegnativi dal momento che si muovono velocemente e che sono quasi invincibili (ci sono armi speciali per distruggerli ma saranno poche e poco frequenti). L’unica altra opzione è la fuga o tentare di nascondersi. Dread, in tali frangenti, evolve quasi a puzzle game perché dovremo trovare il modo di sfuggire agli E.M.M.I. esplorando i livelli per trovare i passaggi adatti, anche attivando interruttori specifici per aprire nuove vie. Il Dread del titolo viene probabilmente da queste sezioni, visto che se ci facciamo beccare saremo praticamente sempre morti.

Una lunga attesa

Metroid Dread arriva in un momento interessante. La serie, a parte Federation Force e Samsus Returns è stata a lungo assente dai nostri schermi, con l’ultimo gioco, Other M, datato 2010. Dread poi, come dicevamo, è il seguito diretto di Fusion (datato 2002!) quindi in pratica quasi vent’anni tra un episodio e l’altro. Gli ultimi due, cronologicamente parlando, sono titoli 3DS. Non che ci sia nulla di male ma in pratica Dread sarà il primo gioco della serie per molti giovani fan Nintendo. Ed è un gioco che secondo noi è difficile da vendere a dei nuovi fan per via della sua natura meno mainstream, da metroidvania appunto. Per altro, perché pensate che il genere si chiami proprio “metroidvania”? Metà da Metroid e metà da Castlevania (ah, questi neologismi). Ma vendere un platform 2D a scorrimento, caratterizzato da un gameplay impegnativo e un brand che stava lentamente (lentamente!) passandoci di mente è una scelta azzardata anche se si giustifica nell’ottica di un certo Metroid Prime 4 già annunciato ma sempre senza data d’uscita ufficiale.

Metroid Dread è un gioco da un lato interessante, che non solo prosegue un arco narrativo iniziato fin troppo tempo fa ma che si permette anche di modernizzare un po’ la sua ricetta di base. Per i fan del genere (e del gioco) è indubbio che sia imperdibile. La rinnovata mobilità di Samus unita all’azione adrenalinica del gioco ne faranno un must del 2021. Per gli altri, come il sottoscritto però, il fascino è decisamente minore. Una introduzione che fa del suo meglio per farci entrare in una serie di eventi che comprendiamo poco, un gameplay che deve piacere (si, o vi piace e lo odiate, la via di mezzo non esiste secondo noi) e uno charme di un personaggio che o conosciamo o di cui a priori non ci interesserà più di tanto. Insomma, Dread è un gioco fatto per i fan di Samus ma che non si prende la briga di presentarsi come si deve ad una nuova generazione di giocatori (o di una vecchia che non conosce il franchise). Amate Samus? Vi divertirete e apprezzerete la chiusura di un arco narrativo rimasto in sospeso nel lontano 2002. Siete poco sicuri e non siete troppo da metroidvania? Passate oltre.

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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