Borderlands 3

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Borderlands 3

“E così vuoi sentire una storia? Sei nel posto giusto!” Dopo diverse voci di corridoio riguardanti alcune problematiche precedenti l’uscita di questo gioco, sbarca sulle nostre console il quarto capitolo del franchise scatenato e coloratissimo targato Gearbox Software. Parliamo di Borderlands 3, action sparatutto in prima persona che riprende le vicende di una manciata di esseri appartenenti a razze tutte diverse e ci guida in un mondo dove sopravvivere diventa una questione primaria e sempre più ardua.

Questo capitolo si pone sin da subito come il tentativo di recuperare il tempo e il lustro perduti durante lo scivolone in cui il franchise era incappato con lo scorso The Prequel, riprendendo gli stilemi grafici e narrativi instaurati sin dagli esordi e vi possiamo assicurare che la noia non è affatto di casa, tanto da aver voluto prendere un po’ di tempo per gustarci l’esplorazione di questo titolo e raccontarvi com’è andata.

L’hanno sparata grossa

A giudicare dalla vastità del mondo che possiamo esplorare e dalla carrellata di nemici assurdi in cui ci imbatteremo fin da subito, lo possiamo dire forte. La storia è ambientata in un mondo dove tutto è distrutto e abbandonato, fatto salvo per nemici dalle sembianze di non-morti e abbastanza singolare. Un gruppo di Cacciatori risponde all’appello di Lilith, capo dei Crimson Raiders e una vecchia conoscenza per i fedeli della serie. I raiders rappresentano una congrega di esploratori che devono scoprire e contenere il potere delle cosiddette Cripte. Proprio una di queste è il punto di partenza del gioco sul pianeta Pandora, primo di una serie di pianeti, dove la narrazione fatica ad avere la meglio. Un punto a sfavore infatti riguarda proprio la trama, che non sarà il forte di questo tipo di giochi, ma non lo vuole nemmeno essere: se siete alla ricerca di narrazione e storytelling, avete sbagliato pianeta. Se invece non vedete l’ora di spararne grosse e a raffica, sedetevi e godetevi la prima, buona ventina di ore necessarie per completare la storia principale.

Dopo una breve sequenza introduttiva e coinvolgente, possiamo scegliere uno dei quattro personaggi primari, ognuno con le sue personali abilità, contrastati dai gemelli Calypso: Amara, una sirena dai poteri elementali; FL4K, un domatore che non perde occasione di combattere al fianco dei suoi compagni animali; Zane, un agente in grado di controllare il campo di battaglia tramite depistaggi; Moze, artigliera che si fa scudo di un’armatura denominata Orso di ferro per potersi difendere attaccando nemici. Cominciamo così la prima missione su Pandora, dopo essere scesi da un improbabile pullmino di cui siamo i soli passeggeri e aver fatto la conoscenza di Claptrap, un robot abbastanza petulante e dalle apparenze simili a una versione sgangherata del mitico C1P8.

Avremo a che fare sin da subito con un’interfaccia di gioco intuitiva ma non troppo agevole, soprattutto nei movimenti del nostro compare, riprodotto sì abbastanza fedelmente e in modo tale da vedere il proprio corpo se guardiamo verso il basso, ma dagli spostamenti non molto morbidi e talvolta non aderenti alle logiche regole della fisica. Questo non ci verrà in aiuto soprattutto durante le sparatorie, ma solo con un po’ di pratica riusciremo a capire quali siano le soluzioni migliori per evitare di non godere di un campo visivo limitato e limitante. Solo dal secondo livello in poi, dunque dopo aver sconfitto abbastanza facilmente il primo boss, potremo avere accesso alle tre abilità d’azione del nostro eroe, la cui scelta dovrà essere ben ponderata, poiché una scelta escluderà altre possibilità nell’uso delle armi, come delle granate.

Senza peli sulla lingua

L’aumento di livello ci porta anche benefici effetti, tra cui l’aumento permanente di energia, la ricarica della stessa e anche degli scudi che andremo a recuperare durante la campagna. Come dicevamo, ogni personaggio ha di base tre alberi delle abilità, ciascuno dei quali è aperto da una “super distintiva”. A seconda di come questa verrà impostata, varierà anche il nostro approccio agli scontri, diventando così più o meno facili da affrontare e vedremo anche come saranno possibili le varie combinazioni amplificate da diversi modificatori. Questi serviranno a specializzare il nostro eroe in una delle classi sopracitate grazie a uno sviluppo variegato delle diverse statistiche, quali resistenza, danno inflitto, abilità varie di recupero di salute e altre ancora, che ben rientrano nello stile del GDR classico.

Parlando invece del concept di gioco, ammettiamo che l’atmosfera sia qualcosa di abbastanza goliardico e dal linguaggio piuttosto esplicito, senza troppi peli sulla lingua e dal clima cameratesco che traspare da ogni linea di dialogo tra compagni di viaggio. L’atmosfera si prospetta sin da subito connotata da vivacità e dalla presenza di “tipi alla mano”, lanciandoci allo sbaraglio tra le masse di nemici, urlando improperi a destra e a manca in un gioco che, raschiando la superficie e osservandone il contenuto, dimostra delle meccaniche piuttosto basiche e che non spiccano per originalità.

Un gioco “social”

Menu abbastanza completo, con inserimento di grafiche ad hoc attivabili per non udenti nei momenti in cui ci sono effetti sonori particolari. Possiamo ovviamente anche provare la campagna in multiplayer cooperativa o competitiva e collegare i nostri profili social. Uno degli aspetti principali di Borderlands 3 è infatti la possibilità di mettersi in campagna con altri giocatori, o comunque rendere appunto “social” impostando diverse opzioni relative ai gruppi di gioco. Quando proveremo a giocare in gruppo in cooperativa, un aspetto interessante dell’offerta, si potrà anche modificare la dotazione per equilibrarla rispetto al resto del team; quest’ultimo sarà composto da membri scelti tra gli amici o acchiappati casualmente grazie al sistema di matchmaking.

Anche la mappa si dimostrerà reattiva ai nostri comandi: possiamo segnare i nostri punti d’interesse su una mappa visualizzabile anche in versione tridimensionale, sulla quale vengono mostrate anche delle utili stazioni di Spostamento Rapido scoperte man mano che avanziamo nel gioco. Al netto di queste considerazioni però, tanta è la cura affidata alla grafica di gioco, quante sono le leggerezze commesse nella resa di game design, sia dal lato delle campagne stesse e delle quest, che non brillano particolarmente di luce propria e di innovazione.

Nonostante questo, l’esperienza di gioco è stata decisamente piacevole, consentendoci di “spegnere il cervello” per un bel po’ di tempo e consumando cartucce una dopo l’altra senza freni, grazie anche alla possibilità di cambiare armi piuttosto facilmente e passare da una pistola a un fucile a pompa in un secondo. Inoltre abbiamo apprezzato la capacità di integrare ogni singolo tasto del controller nei comandi di gioco, regalandoci un uso davvero completo: tutti i pulsanti vengono considerati nell’azione, persino i tasti L3 e R3, oltre che nella navigazione del menu. Nella visualizzazione di alcuni pannelli di quest’ultimo, la grafica ha riscontrato talvolta delle problematiche di instabilità, un difetto però piuttosto raro; inoltre il carattere dalle dimensioni particolarmente ridotte non rende sempre facile la possibilità di leggere le didascalie e le indicazioni, spesso coadiuvate da grafiche e animazioni iconiche ben curate nel dettaglio.

Una delle problematiche riscontrate fin da subito riguardano i sottotitoli; anche se attivati, non sempre appaiono, anzi abbiamo dovuto riaprire il menu in partita per poterli rivedere. Inoltre questi non seguono in totale corrispondenza con il ritmo del doppiaggio delle parole pronunciate dai personaggi; d’altro canto però, un aspetto che abbiamo apprezzato del comparto sonoro risiede nella musica di accompagnamento durante l’avventura, che sa spaziare da un genere all’altro con dinamicità e in modo appropriato: che sia disco-dance o classica, i sound producer ingaggiati sanno il fatto loro e ce ne siamo accorti.

In definitiva, questa prova di Borderlands 3 ci lascia sì soddisfatti, ma con un retrogusto agrodolce, dovuto alla macchinosità talvolta eccessiva per quanto riguarda la disposizione organizzativa del menu e ad alcune difficoltà di gioco che cercano di restare in secondo piano, ma va bene così. Siamo ai confini dell’umanità, il luogo perfetto dove non esiste “la” strategia perfetta per la sopravvivenza, nonostante tiri un’aria di vecchio e vissuto, di riciclo di idee e tecnicismi senza un quid che possa accendere la scintilla dell’emozione vera e dello stupore.

Ci piace

  • Grafica coloratissima e in stile comics
  • Colonna sonora variegata
  • Fluidità nel cambio arma

Non ci piace

  • Qualche bug grafico e tecnico
  • Concept poco svecchiato rispetto ai titoli precedenti
  • Instabilità tecniche talvolta fastidiose
4,75

Scritto da : Blondienerdie

Pad alla mano da 6 anni, ancora mi chiedo se Squall sia vivo o morto, ma comunque nella playlist Spotify trovi la colonna sonora di FF VIII e FF VII accanto a metal, Two Steps from Hell, Hans Zimmer e i Coldplay. Sed non satiata.

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