Vijay and I

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Will Wilder (Moritz Bleibtreu) è un attore che recita in una serie televisiva per bambini, nella quale veste i panni di un gigante coniglio verde e sfortunato. Quando il giorno del suo quarantesimo compleanno (casualmente venerdì tredici), nessuno sembra ricordarsi di lui, Will è a dir poco furioso. Per peggiorare le cose, la sua auto gli viene rubata proprio sotto il suo naso. Dopo una notte brava con l’unico amico rimastogli, Rad (Danny Pudi) un ristoratore indiano, Will scopre che il mondo crede che lui sia morto in un incidente stradale. Will decide di travestirsi da indiano per andare al suo stesso funerale. Quando si rende conto che sia i suoi famigliari, che la sua stessa moglie Julia (Patricia Arquette) preferiscono Vijay (ovvero Will camuffato da banchiere indiano), la farsa continua, finché come è inevitabile, viene gradualmente smascherato.

deutscher-star-schauspieler-in-der-abgedrehten-kino-komoedie-vijay-and-i-Vijay and I è una commedia romantica e marca il quarto film di Sam Garbarski. Il film è pieno di piccoli riferimenti al mondo del cinema, attori, registi e film. Il film stesso è una sorta di commentario sul cinema e l’essere attore. Il regista è sicuramente un fan di Woody Allen (addirittura menzionato in una scena), Billy Wilder (che da anche il nome al personaggio principale) e Wes Anderson (dal quale prende in prestito elementi narrativi). Ci sono anche un po’ di Freud e psicoanalisi amatoriale, anche se queste idee non sono sufficientemente sviluppate o integrate organicamente all’interno della storia. L’entusiasmo per il cinema è palpabile e contagioso, ma la sceneggiatura di Vijay and I soffre di “problemi strutturali”. Anche a livello di montaggio il film poteva essere tagliato un po’ più speditamente, per dare più ritmo alla storia. Dopo un po’ le battute diventano ripetitive e oltre ad una premessa interessante, non viene aggiunto gran’che.

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Il concetto del film è quello già discusso da vari sociologi, e cioè che la vita in se non è altro che un grande palcoscenico e tutti noi incarniamo diversi ruoli secondo l’occorrenza. L’umorismo è sicuramente il punto forte del film, anche se non funziona sempre, il pubblico sembrava apprezzare le battute che si susseguivano a intervalli più o meno brevi. Dalla sequenza animata iniziale, alla The Paperman, si capisce che si tratta di un film leggero e forse anche un po’ sdolcinato, decisamente esagerato. Il film è pieno di stereotipi e cliché sia culturali che cinematici. Bravi gli attori, in particolare anche Cathrine Missal, nel ruolo di Lily Mae figlia adolescente di Will, anche se il personaggio a volte sembrava “troppo” maturo per la sua età. Anche questa tuttavia è una pecca della sceneggiatura, che introduce personaggi che poi vengono dimenticati, come ad esempio un’amante di Will. Tutto sommato un film consigliato, anche se ricade nei soliti schemi del suo genere.

Scritto da : Redazione

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