Provato a Colonia: The Inpatient

Se questa Gamescom è cominciata bene allo Stand di Nintendo, è con piacere che possiamo dire che è finita altrettanto bene a quello di Sony. L’ultimo gioco che abbiamo provato al salone è The Inpatient, nuovo sforzo di Supermassive Games, già autore del prequel Until Dawn. Gli sviluppatori restano dunque nell’ambito delle storie horror, ma dimenticatevi le vicende di teenager: questa volta sarete immersi nell’horror psicologico. E “immersi” è proprio la parola giusta, dato che il gioco è pensato principalmente per PlayStation VR!

Non appena indossato il casco, ci troviamo di fronte a una prima scelta, che ci permette di decidere se giocare con un personaggio femminile o maschile. Propendiamo per la seconda opzione e comincia la partita di prova! Ci ritroviamo in una stanza nell’asilo di Blackwood; ci guardiamo attorno e ci accorgiamo di essere legati a una sedia a rotelle. Siamo perplessi, così come lo è il nostro personaggio. Un dottore si avvicina e ci parla. Ci pone delle domande e possiamo scegliere la risposta che più ci aggrada. Man mano che lo scienziato ci parla, ci rendiamo conto di essere amnesici e di colpo abbiamo delle brevi visioni del passato. Questa prima sequenza è piuttosto inquietate e ci rendiamo conto di un effetto mai provato con una tecnologia classica: quando il dottore si avvicina a noi, averlo a pochi centimetri dal viso ci mette a disagio perché viola la nostra sfera di intimità.

Finito i primi scambi con il dottore, quest’ultimo ci seda e ci risvegliamo con un infermiere che ci spinge attraverso i corridoi. L’ambiente è malsano e ci appare una prima visione spaventosa a sorpresa! Altro salto narrativo, e ci risvegliamo in una stanza, con l’infermiere che ci invita a alzarci e a esplorare il locale. Questa fase ha la funzione di tutorial: ci insegna a muoverci e a interagire con gli oggetti. Possiamo così cominciare a investigare per cercar di capire cosa ci stia succedendo. Troviamo un documento e di colpo c’è un nuovo salto nel tempo, che ci confonde e non siamo più in grado di realizzare cosa sia vero e cosa sia un sogno… Quando purtroppo il nostro tempo di test si conclude! Ne approfittiamo per scambiare qualche parola con uno degli sviluppatori, che ci dice che una partita dovrebbe durare una manciata di ore, ma che diverse fini ne dovrebbero garantire la rigiocabilità. Per quanto riguarda il sesso del personaggio, la storia non dovrebbe cambiare, ma i dialoghi e la maniera di comportarsi sì (beh… evidentemente anche il nostro corpo cambia e in fondo in fondo rimpiangiamo di aver scelto di giocare l’uomo).

The Inpatient ci ha colpiti molto in positivo: la grafica è molto più dettagliata di quello a cui ci ha abituato finora la realtà virtuale e i primi passi sono stati sinceramente angoscianti. È giusto dire che però i controlli ci hanno lasciato un po’ perplessi: per girarvi dovete infatti inclinare i Plastation Move nella direzione che vi interessa e schiacciare un bottone per convalidare. Questa scelta non è estremamente intuitiva, provoca uno spostamento a scatti e vi forza a allineare la testa con l’asse del corpo prima di girarvi, pena fare delle rotazioni superflue. Sempre a livello di controlli, un paio di volte le nostre braccia si sono contorte in posizioni innaturali, rendendo praticamente impossibili le interazioni con l’ambiente. Sono tutti aspetti che potranno essere corretti e rielaborati per l’uscita del gioco, prevista a fine anno 2017 su Playstation 4. Per ora, possiamo dirvi soprattutto che l’ambientazione è riuscita e che il gioco è davvero inquietante. Noi non vediamo l’ora di provarlo, perché, a nostro umile avviso, questo potrebbe essere uno dei quei titoli che giustifica da solo l’acquisto di un sistema di realtà virtuale!

 

Scritto da : Mauri

Si occupa di tante cose legate al mondo dei videogiochi: game dev, insegnamento di programmazione e game design, il Swiss Game Center e così via. E ogni tanto Dave lo incastra per scrivere su joypad!

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