Provato alla Gamescom – Detroit: Become Human

Il titolo di Quantic Dream è senza ombra di dubbio uno di quelli che attendiamo di più e dunque è con grande impazienza che ci siamo recati allo stand di Sony. Vi ricordiamo brevemente il contesto del gioco, prima di parlarvi della presentazione a cui abbiamo assistito e dell’esperienza di gioco vissuta.

In Detroit, gli androidi hanno raggiunto un tale livello di evoluzione da sembrare dei veri essere umani, tralasciando la loro totale sottomissione all’uomo e il fatto che alcuni di essi siano considerati poco più che un elettrodomestico. Ma un giorno succede l’inaspettato: viene fabbricato un androide difettoso, la cui un’intelligenza artificiale prende coscienza del suo stato e decide di vivere la sua vita. Si tratta di Kara, uno dei personaggi controllabili nel gioco e per ora decisamente il più misterioso. Il giocatore potrà anche mettersi nei panni elettronici di Markus, un leader attivista, e di Connor, negoziatore nelle forze di polizie. Questi tre personaggi si ritrovano implicati nella prima vera grande battaglia sociale per gli androidi: far capire all’umanità che anche loro sono vivi e che provano emozioni!

Prima di poter toccare con mano Detroit, una simpaticissima community manager di Quantic Dream ci propone una dimostrazione, giocando una sequenza con Markus e Kara. La loro missione è quella di entrare in un negozio e “liberare la mente” di alcuni fratelli androidi. Fin dai primi passi scopriamo che il gioco offre obbiettivi multipli, ma non tutti sono sbloccati da subito: per esempio, per entrare nel negozio Markus e Kara devono dapprima trovare la maniera di neutralizzare l’allarme. La community manager decide di tagliare la corrente del sistema di sicurezza. Per riuscirci, bisogna trovare in che punto il sistema è attaccato alla rete elettrica. Scopriamo dunque che ogni personaggio principale ha dei poteri speciali e che Markus riesce a analizzare i sistemi elettronici. Il suo potere è dunque utile per trovare il collegamento con la rete elettrica. Mentre Markus si sposta, incontra degli androidi da lavoro, che il ribelle può toccare per risvegliarne la mente. Raggiunto il punto che alimenta il sistema, è ora di disattivarlo: Detroit propone dunque un mini gioco in cui premere una sequenza corretta di bottoni.

Sul più bello però, giunge una pattuglia della polizia e delle nuove scelte si impongono al giocatore, stavolta in un tempo limitato. La community manager decide di abbandonare la missione e, dopo una sequenza di dialogo, di provare un altro approccio. Stavolta, il nostro duo di androidi cerca di neutralizzare il drone di sorveglianza e scopriamo che il potere speciale di Markus permette addirittura di creare delle simulazioni di un’azione per stimarne la riuscita, nella fattispecie dei possibili attacchi al drone. Semplicemente stupendo! Una volta neutralizzato il drone e entrati nel negozio, Markus e Kara dapprima attivano gli altri androidi e poi il leader attivista si rivolge a loro, in una sequenza tanto splendida quanto perturbante: il fatto che gli androidi siano stati liberati, ma che rispondano in perfetta sincronia, crea un contrasto tale da lasciare qualche dubbio sul loro stato di indipendenza. Finita questa parte, ci viene proposta un’ennesima meccanica di gioco: l’influenza delle nostre scelte. Infatti, Markus, Kara e gli androidi si lanciano nel primo atto della loro lotta per essere riconosciuti, ma a seconda del vostro comportamento l’approccio sarà pacifico o violento!

Finita la presentazione, possiamo finalmente giocare noi stessi a Detroit e vestire i panni di Connor, l’androide negoziatore della polizia. Arriviamo sulla scena di un crimine, dove oltre a un duplice omicidio c’è una presa di ostaggi. Decidiamo di acquisire informazioni prima di discutere con il sequestratore, un androide che si è risvegliato. Scopriamo in questa maniera il potere speciale di Connor: la capacità di ricostruire ciò che è successo a partire dagli indizi che si possono trovare sulla scena. Quando abbiamo un quadro generale della situazione, prendiamo contatto con l’assassino, che detiene una bambina. Ci troviamo di fronte a una discussione ricca di scelte e facciamo in modo di scatenare la peggior situazione possibile. Senza dirvi come finisce esattamente la nostra negoziazione, vi anticipiamo che Quantic Dream non si è posta limiti di nessun tipo. Scambiando qualche parola con la community manager, veniamo a sapere che la vicenda appena vissuta può concludersi anche peggio, con la morte di Connor e dunque con la fine prematura del suo arco narrativo. A questo punto, cerchiamo di farla parlare di Kara, ma niente da fare: nonostante i nostri tentativi, il personaggio femminile resta un mistero ben protetto dallo staff di Quantic Dream!

Per concludere, ci teniamo a dirvi che Detroit ci ha davvero convinto. La grafica è a dir poco impressionante: tutto è curato all’inverosimile, ma ciò che colpisce di più è proprio la ricostruzione dei visi e delle loro espressioni. Le meccaniche sembrano anche ben pensate e non si limitano a farci premere il bottone giusto al momento giusto. Peccato soltanto che l’attesa per il gioco non sia per niente finita e che non sia stata ancora comunicata una data di uscita.

 

Scritto da : Mauri

Si occupa di tante cose legate al mondo dei videogiochi: game dev, insegnamento di programmazione e game design, il Swiss Game Center e così via. E ogni tanto Dave lo incastra per scrivere su joypad!

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