Cosa succede quando tramite una semplice ricerca su internet trovate un incantesimo per far sparire il vostro noioso fratellino? E se poi questo incantesimo funzionasse sul serio? Per quanto improbabile, è proprio quanto accade in Max: The Curse of Brotherhood, uscito su Xbox 360, Xbox One e PC e da noi testato su entrambe le console Microsoft.
La maledizione del fratellone
Max, esasperato dal continuo scocciare del suo fratellino Felix e dai suoi giochi in camera sua, decide di farlo sparire. Una sciocca ricerca fatta online in un momento di rabbia diventerà ben presto fin troppo efficace, dal momento che il povero malcapitato verrà risucchiato in una strana dimensione da un mostro gigantesco. Temendo per la sorte del povero Felix e anticipando un potenziale castigo da parte della mamma, Max non potrà far altro che lanciarsi all’inseguimento in un modo del tutto sconosciuto. Sfortunatamente per il nostro protagonista la faccenda viene complicata dalla presenza del malvagio Moustacho, il signore oscuro in cerca di un corpo giovane in cui reincarnarsi. Max dovrà dunque affrontare i suoi sgherri aiutato dall’anima di un’anziana signora e dai poteri magici del suo pennarello. Non saremo infatti del tutto inermi di fronte ai nemici, grazie al pennarello magico Max può infatti creare delle strutture nel mondo del gioco, ad esempio delle torri di terriccio, alfine di schivare mostri e pericoli. L’avventura di questo platform a 2 dimensioni si snoderà dunque in mondi desertici, forestali e cavernosi e saprà sorprenderci.
Platform o puzzle?
Max: The Curse of Brotherhood comincia come platform tradizionale: salti, ostacoli, corde da cui penzolare. Certo, il giovane Max è davvero atletico dal momento che può arrampicarsi e saltare! Ma l’animo più enigmistico del gioco sarà presto svelato, perché grazie al pennarello magico affronteremo le varie situazioni più col cervello che con i meri riflessi. Un gioco puzzle travestito da platformer insomma, una simpatica variazione del genere che è più che benvenuta e che permette a questo gioco di guadagnarsi un suo carattere. Il titolo, basato sul motore grafico Unity (motore che non piace per nulla al sottoscritto), effettivamente riesce a ritagliarsi il suo perché in un modo, quello dei platform “semi indie” decisamente inflazionato e colmo di titoli ben fatti (ad esempio Dust: An Elysian Tail tanto per citarne uno). Ad ogni modo, il gioco viene portato avanti dalla progressione delle nostre capacità e da una crescente difficoltà degli enigmi da affrontare, piuttosto che dallo svelarsi della storia. Da questo lato Max: The Curse of Brotherhood ci ricorda titoli usciti oltre una quindicina d’anni fa, in cui a parlare è il gameplay e non la trama. Il nostro pennarello guadagnerà dunque sempre più “funzioni” le quali permettono al giocatore di risolvere gli enigmi in modi sempre più fantasiosi, regalando anche qualche bella soddisfazione dopo la risoluzione di un problema ostico. I nostri poteri spaziano tra la già citata “costruzione” delle torri di terriccio, far crescere liane e rami e far sgorgare getti d’acqua. Questi elementi vengono usati solo in determinate zone, ma possono essere liberamente combinati dal giocatore in modo da risolvere il problema che si trova di fronte. Un ramo può dunque diventare comodo per raggiungere un posto elevato oppure per attraversare specchi d’acqua. Una liana invece può fungere da corda, sia per arrampicarsi sia da legare a qualche elemento terzo. Insomma, sebbene il livello degli enigmi sia un pochino altalenante, spesso e volentieri ci vorrà qualche minuto di riflessione e di prove per superare la sfida. Il problema sorge in quei frangenti in cui abbiamo poco tempo per ragionare e per mettere in atto la nostra strategia. Max non possiede armi e quindi capiterà che la nostra unica arma sarà il tempismo e la perizia nell’usare il pennarello. Perizia che andrà forgiata con pazienza e parecchie prove. Il sistema di comando infatti è legato allo stick sinistro del gamepad e alla pressione del trigger destro più i tasti A e X. Sicuramente non la cosa più comoda per disegnare liberamente a schermo!
Che ne penso?
Max: The Curse of Bortherhood è un titolo che porta elementi interessanti. Certo, parte della sua popolarità viene dal fatto che è stato uno dei primi giochi Live Arcade disponibili su Xbox One, sebbene esso sia anche giocabile su Xbox 360 e PC. Una storia praticamente inesistente e un sistema di controllo meno comodo di quanto vorremmo non bastano comunque ad affossare il nostro gradimento del titolo. Graficamente corretto, sebbene non fantastico (Unity…), questo gioco di Press Play può essere portato a termine in poco oltre le 7 ore. Segnaliamo che è gratuito questo mese per i possessori di Xbox Live Gold su Xbox One!