Layers of Fear

Quando parliamo di giochi horror recenti la memoria va automaticamente a P.T. Quasi secca citarlo di continuo visto che non se ne farà mai nulla del sequel di Silent Hill ma non tutto il male è giunto per nuocere visto che il playable teaser del gioco che mai sarà ha riportato i riflettori su un genere che era diventato solo di nicchia. Oggi arriva Layers of Fear a tentare di raccogliere l’importante testimone lasciato libero. Ce la farà?

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Corridoi oscuri

In Layers of Fear siamo alle prese con un uomo divorato da potenti demoni interiori. Un artista in profonda crisi creativa, schiacciato da fatti terribili e oramai sull’orlo del precipizio della pazzia, si aggira per la sua casa in preda a visioni allucinate, ricordi distorti e sensazioni malate. Tutto sembra essere iniziato quando la moglie è rimasta gravemente sfigurata in seguito ad un incendio divampato in casa. layers_of_fear_checkersDa quel momento in avanti tutto precipita con l’uomo semplicemente incapace di accettare la nuova terribile realtà delle cose. E tuttavia i problemi sono anche altri, come la strisciante paranoia dell’uomo o i sensi di colpa. In questo stato mentale estremamente precario ci aggireremo per casa, continuando a girare in tondo assecondando le varie correnti schizoidi che attraversano come un uragano la nostra testa. Giriamo in tondo nei sei capitoli del gioco, tornando sempre ossessivamente al fulcro di tutto: una tela su cui l’artista non riesce a fissare un’immagine. L’ossessione è totale, lo smarrimento è completo. La casa continua a mutare aspetto, ad ogni volta che le diamo le spalle le stanze si muovono, gli oggetti si spostano, la geometria si contorce, si piega, lentamente decade nel marcio e nella putrefazione. Tutto in Layers of Fear è fatto per metterci a disagio, per spaventarci, per renderci claustrofobici. I rumori, le urla, i momenti di spavento (i famosi jump scares), le luci ingannevoli, coltelli e altri oggetti che ci vengono scagliato addosso da forze invisibili. Il nostro vagabondaggio è all’insegna dell’oppressione dei sensi e della mente mentre, inevitabilmente, torniamo ogni volta al centro, attratti da quella maledetta tela che rifiuta di riflettere ciò che vogliamo.

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Distorsioni mentali

In Layers of Fear si cammina molto. Il nostro ossessivo vagabondaggio è interrotto solo da frenetiche ricerche in ogni cassetto, mobile o armadio alla ricerca di scampoli della vicenda che si è consumata tra quelle mura. Fotografie, lettere e note sono i nostri unici indizi e ben presto delineeranno i contorni della tragedia. Gli enigmi e le cose da fare in effetti sono davvero poche: aprire porte, raccogliere oggetti, trovare chiavi, annotare qualche cifra e poco altro. Il gioco di Bloober punta tutto sull’atmosfera, sulla vicenda e la sua capacità di stregarci più che sulle effettive cose da fare. Il che si traduce alla fine in un’esperienza che può essere portata a termine in un’ora e mezza di gioco, senza esagerare nel cercare ogni singolo oggetto. Ma va anche detto che al termine del nostro viaggio ossessionato possiamo decidere di ricominciare tutto da capo, in quello che evidentemente è il fine ultimo dell’autore: un giro infinito alla ricerca di quello che non può ottenere.

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Piccoli brividi

Layers of Fear è un gioco che va giocato al buio e possibilmente con delle cuffie 5.1, in modo da apprezzare al massimo l’esperienza. Visivamente è ben fatto, il motore Unity da buona prova di sé permettendo agli sviluppatori di creare situazioni stravaganti e disturbate. Nonostante una certa ripetitività degli ambienti, cosa per altro molto chiaramente voluta dai realizzatori, i giochi di luci ed ombre, le distorsioni visive e i livelli mobili sono ben fatti. Molto buono sonoro e musiche: perfetti per farci sentire a disagio. Ma nonostante tutto Layers of Fear non fa poi tanta paura. Certo, ci sono i classici salti sulla sedia in momenti ben studiati e sì, ci sentiamo a disagio nella casa maledetta dell’artista. Ma vero e proprio terrore che ci spinge a smettere di giocare, quello non c’è. Per un titolo che punta tutto su questo, si poteva fare meglio. Non che Layers of Fear sia un brutto gioco, intendiamoci! Se avete amato P.T., questo fa sicuramente per voi! L’unico vero limite è la longevità della storia che, per l’appunto, non è stellare. A parte questo, Layers of Fear saprà regalarvi qualche piccolo brivido e qualche sonoro salto sulla sedia.

 

 
 

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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