Giocato in fiera: Ghost Recon Breakpoint

I giochi della serie Tom Clancy’s sono di qualità altalenante, negli anni ci sono stati capitoli che personalmente mi sono piaciuti e altri meno. Wildlands è stato uno dei giochi più divertenti e soddisfacenti a cui ho giocato, in particolar modo perché l’ho condiviso con un amico in cooperativa.

Tanta azione, libertà d’approccio e un gameplay divertente; tutti ingredienti per un gioco di qualità. Ma adesso bisogna andare avanti e lo sa bene Ubisoft che sta sviluppato il seguito di Wildlands, Breakpoint. Durante l’E3 di Los Angeles ho avuto modo di lanciarmi in una missione cooperativa con 4 compagni d’avventura.

Non ci concentreremo sulle premesse o sulla trama di Breakpoint in questa anteprima perché non è affatto questo lo scopo. Il nostro gruppo di quattro operativi sul campo ha ben altro a cui pensare. La nostra demo si apre quindi con Fury, Nomad, Fixit e Vasily in cima ad una collinetta, non molto lontano da un compound nel quale si trova un ostaggio che dobbiamo liberare. Prima di partire però uno degli sviluppatori del gioco, che ci accompagna nella demo come capo squadra, ci introduce ad una nuova meccanica del gioco: il bivacco. Ogni volta che decidiamo di bivaccare, possiamo gestire diverse componenti del nostro personaggio e cambiare anche in modo piuttosto importante l’approccio tattico alla prossima missione. Ci sono tre elementi di personalizzazione. Il primo sono le preparations, dei buff temporanei che possiamo applicare al nostro avatar in base a come vogliamo affrontare la prossima sfida. Tra le preparations troviamo il pasto (+ 10% di resistenza alle ferite) idratazione (+20% di resistenza alla fatica), tech review (+10% al range del nostro dronoe), stretching (+10% alla stamina), weapon review (+5% all’accuratezza) e risorse (+5% al moltiplicatore di xp). Possiamo selezionare due preparation alla volta e i buff hanno una durata di 30 minuti circa, quindi dovremo fare in modo di sfruttare al massimo questi bonus nel poco tempo a disposizione.

Durante il bivacco possiamo anche cambiare le tactics del nostro personaggio: assalto, sharpshooter e panther. Nel gioco finale dovrebbe esserci anche il medico ma non era previsto in questa demo. Ogni archetipo di gioco ha dei poteri speciali che, se siamo un minimo attenti, potremo usare a nostro vantaggio. Ad esempio, troveremo la granata fumogena o un disturbatore di droni, utilissimo per evitare di essere scoperti durante un’incursione temeraria. Anche le armi cambiano in base alla tattica, prediligendo un fucile da cecchino piuttosto che un fucile a pompa in base alle preferenze personali e alle necessità della missione. Per finire c’è un menu dedicato al crafting nel quale potremo creare oggetti consumabili quali bende e siringhe per la cura. In effetti in Breakpoint non basta usare il classico medic kit per curarci: dovremo dapprima usare le bende per fasciare ferite gravi (e recuperare uno slot di vita altrimenti indisponibile) e poi usare una siringa per effettivamente recuperare energia. Se il nostro personaggio rimarrà ferito in battaglia dovremo imperativamente disingaggiarci un istante per medicarci, altrimenti lo vedremo zoppicare vistosamente e lamentarsi per il dolore. Un passo in più verso il realismo che però andrà gestito con cautela durante la campagna di gioco! Per finire, una volta che il party è pronto, potremo scegliere a che ora del giorno o della notte iniziare la missione, di nuovo in base a situazione e preferenze personali.

Scegliamo di attaccare il compound sul far della sera, approfittando del calar del sole per essere meno visibili ma senza dover ricorrere a visori notturni. Gli edifici si trovano abbastanza vicino alla nostra posizione, tuttavia tra noi e l’obiettivo c’è una strada forestale relativamente trafficata. L’idea del team è quella di passare inosservati ma, data l’inesperienza generale col gioco, finiamo subito in uno scontro a fuoco con un paio di pattuglie. Nulla che non si possa gestire ma, come ovvio, partiamo male! Arrivati finalmente nella zona della missione, dopo aver attraversato il sottobosco, è ora di fare un po’ di ricognizione. Ogni agente è dotato di un drone in grado di segnalare ogni nemico che riconosce sul terreno – una delle meccaniche che ben conosciamo da Wildlands. Sul campo scoviamo diversi soldati, tra cui alcuni pesanti e un paio con lanciarazzi, oltre che un paio di droni a quattro ruote pesantemente armati. Le vie d’accesso sono molteplici: possiamo entrare dalla porta principale, fare un lungo giro attorno al compound oppure tagliare la rete di protezione grazie al potere di uno dei nostri operativi. Scegliamo quest’ultima opzione e, dopo aver individuato una zona relativamente sicura, entriamo nella base. La nostra prima preoccupazione è quella di eliminare i soldati in punti elevati e inizialmente riusciamo a sincronizzare i nostri colpi in modo da liquidare silenziosamente le minacce maggiori.

Purtroppo, ma ce lo aspettavamo, uno di noi viene scovato dai nemici è scatta l’allarme generale. Ne segue una sparatoria abbastanza confusa, con ogni nemico che converge sulla nostra posizione vomitandoci addosso un impressionante volume di fuoco. Un paio di noi cadono a terra ma vengono prontamente riportati in battaglia dai compagni. Dopo qualche minuto di tensione fatto di corse frenetiche dietro ripari e un sacco di piombo, la calma ritorna sul campo. Sembrerebbe che non ci sia più nessuno di pericoloso sul terreno… tranne noi ovviamente. Eliminate le minacce possiamo andare a recuperare Madera, la donna tenuta prigioniera nel campo. La troviamo all’interno di un moderno ed elegante edificio, dove lavora contro la sua volontà a tecnologie militari. Discutiamo brevemente con la donna e abbiamo la scelta se distruggere la base oppure fuggire: scegliamo la prima opzione e in men che non si dica piazziamo tre cariche esplosive nei tre laboratori principali. È tempo di abbandonare l’area ma un nuovo gruppo di soldati, armati di letali droni mitragliatori, si frappone tra noi e la libertà. Madera rimane ferita e uno di noi deve occuparsi di trasportarla fino ad un elicottero poco lontano mentre il resto del team elimina ogni ostacolo. Riusciamo a fuggire, portando a termine la missione.

Ghost Recon Breakpoints ci è piaciuto. Molto simile al suo predecessore ma con alcuni cambiamenti che rendono l’approccio al gioco più tattico. Prendersi il tempo di analizzare l’obiettivo, magari ancora prima di scegliere le nostre tattiche al bivacco, sembra essere una strategia efficace per affrontare il gioco. Ovviamente abbiamo visto solo una piccola porzione del titolo e non possiamo valutare la lunghezza della campagna o la varietà di armi e poteri disponibili nel gioco finale. Tecnicamente il gioco non ci ha stupito in modo particolare ma rimane senza dubbio bello da vedere. I fan di Wildlands possono stare tranquilli, Breakpoint sembra andare nella buona direzione per offrire un nuovo grande capitolo.

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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