Fat Princess Adventures

Confesso che, quando il mio schermo si è acceso e ho scorto le prime immagini del titolo, ho pensato: “Il mio capo mi sentirà! Non penserà che io abbia 7 anni, spero”. Ma mai come in questo caso il vecchio adagio “l’abito non fa il monaco” dice una verità scontata ma effettiva. La storia è improntata sulle fiabe che amavamo da bambini: una cattiva strega minaccia il regno e prende in ostaggio le principessine, costringendo un eroe (noi) a salvare la situazione.

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World of Warcraft per bimbi?

Fat Princess Adventures è essenzialmente un RPG alla Dragon Age: Origins, dove siamo chiamati a creare un personaggio che funga da avatar e, una volta entrati, affrontare diverse missioni seguendo dei tracciati che si dipanano in varie macrozone, ma dove la libertà è piuttosto un’apparenza che una sostanza (scordatevi dunque l’Openworld, qui si attraversa sulle strisce!). La singolarità rispetto ai Giochi di Ruolo Classici è che nel regno di Gran Boccone (tale il nome della Capitale del Regno dove agiremo: qualcuno ha detto Signore degli Anelli per ragazzini?) non dovremo scegliere una classe che ci accompagni lungo il cammino. A ogni Punto di Salvataggio / Rinascita, avremo il diritto (in tanti casi l’obbligo morale) di scegliere se essere: Ingegnere, Arciere, Guerriero o Mago. Va da sé che i quattro individui non differenzieranno tra di loro solo per vestiario, ma anche (e soprattutto) per le loro capacità: se un Guerriero indossa una corazza degna di un rinoceronte e mena fendenti che farebbero paura a Kratos (ehmm… lasciamo stare), l’Arciere e il Mago verteranno piuttosto sulla distanza subendo però danni assai maggiori: l’Ingegnere, a sua volta, godrà di alcune particolarità tipo armi meccaniche e così via. Scegliere la classe da impersonare non è forzatamente facile ma non vi è nemmeno da scervellarsi: nessuna di esse permette un approccio particolarmente ragionato e le situazioni concitate che affronteremo non permettono nemmeno di pensare all’azione Ninja; scordatevi dunque di assumere il controllo della magia e uccidere chiunque prima che si accorgano di voi. Insomma, interessante l’idea della dinamicità delle classi, ma si sarebbe potuto equilibrarle maggiormente rispetto ai vari momenti del gioco. Dopo le varie uccisioni, in perfetto RPG style, sbloccheremo dei punti esperienza che ci aiuteranno a potenziare il nostro avatar.

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Ma hanno tutti fretta? Sono un bambino io!

A livello di giocabilità, due cose saltano all’occhio: l’ironia e la semplicità. È impagabile vedere una montagna di personaggi assolutamente caricaturali (amici e nemici) muoversi per lo schermo, vuoi per attaccarti, vuoi per farsi una bevuta, vuoi per chiacchierare. Anche per il nostro avatar, scordatevi le splendide Bloodelves di WoW e i granitici uomini di Skyrim: qui impersonerete un bambino (o bambina) incredibilmente buffo e impacciato che, tra un combattimento e l’altro, urla: “Inizia la festa!” o “Ahiiii!” o altre cose di questo filone. Anche i nemici sono incredibili, a cominciare dagli orchi ripieni di marmellata il cui “sangue” schizza dappertutto una volta che li eliminiamo. Oltre a loro troveremo Cetrioli Marci (paragonabili a parodie di zombi), Alberi antropomorfi, Funghi assassini e così via discorrendo: anche i boss finiscono con l’essere simpatici molto più che temibili. L’abbattimento di un nemico porta le classiche monete e armi, ma anche elementi di cura, costituiti da torte. fat-princess-adventures-v1-460371Se ne mangiamo troppe, ossia se assorbiamo energia con la vita al massimo, ingrasseremo e diventeremo invincibili, o comunque molto più forti, per qualche secondo. Elemento in realtà assai utile, dato che la giocabilità investe solo sulla forza bruta: le missioni, principali o secondarie, non saranno altro che la solita vecchia scusa per farvi camminare dal punto A al punto B macellando qualsiasi cosa vi si pari di fronte. Se all’inizio vi divertirete, la frustrazione vi coglierà assai presto: i nemici sono infatti piuttosto deboli ma sempre presenti in quantità industriale, e la morte vi coglierà assai frequentemente. Come per le classi, infatti, si nota un livellamento scarso delle varie situazioni: se in certi momenti l’erogazione di torte (ricordo: energia) si rivela troppo generosa, facendoci così sprecare l’agognato potere della grassezza, in altri momenti addirittura più concitati ci si ritrova sguarniti e si muore inevitabilmente. A ovviare leggermente questo problema c’è il fatto che i nemici uccisi vengono “salvati”: come dire che, una volta riportati al punto di rinascita, i nemici già uccisi più avanti resteranno morti facendoci trovare una battaglia un po’ sgravata, ma questo non salva dalla frustrazione. Peccato davvero…

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Mamma, andiamo nel Paese delle Meraviglie?

Graficamente, Fat Princess Adventures, si difende molto bene, regalandoci paesaggi semplici ma romantici nel loro essere cartoneschi. La città di Gran Boccone è piena di vita e traboccante di colore, e molto ispirate le altre locazioni, con sfondi dinamici e scorci pieni di impatto che ci trasporteranno più che mai nelle dolci favole che la mamma ci leggeva nelle sere d’inverno di tanti anni fa. L’unico neo è la ripetitività dei nemici, ispirati ma poco variati all’interno delle singole zone. Per quanto riguarda il sonoro, siamo su livelli di simpatia estrema. Le musiche sono gradevoli e così anche gli effetti sonori. Il gioco è interamente doppiato in italiano, e i dialoghi (nonché le imprecazioni) ci faranno sorridere a più riprese.

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Stringi Stringi…

Fat Princess Adventures è un gioco divertente e molto evocativo nei confronti della nostra fanciullezza perduta, ma che risulta parecchio frustrante per le morti davvero eccessive e la monotonia della situazione. La buona grafica e il romanticismo ci spingeranno a procedere per scoprire gli sviluppi narrativi, ma difficilmente riusciremo a godere per sessioni di gioco particolarmente lunghe, eccetto forse per la modalità cooperativa online che permette di divertirci con un massimo di tre amici.

 Articolo a cura di Fabio

 

 
 

Scritto da : Redazione

Di quando in quando la Redazione prende vita e pubblica articoli tutti suoi. Com'è possibile? Nessuno lo sa...

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