Dragon Quest Heroes: L’albero del mondo e le radici del male

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Il genere musou è da sempre stato uno dei più apprezzati nella terra del Sol Levante, tant’è che possiamo anche definirlo come una sorta di Call of Duty a stampo giapponese vista la cadenza annuale della distribuzione riguardante le produzioni targate Tecmo Koei. Dietro troviamo Omega Force, lo storico team di sviluppo competente per questi particolari prodotti nipponici, sviluppandoli spesso su fatti storici riguardanti il periodo feudale giapponese e non solo. Con l’arrivo di Hyrule Warriors in collaborazione con la casa di Kyoto tuttavia la formula delle ambientazioni così come la trama storicamente pertinente è stata radicalmente modificata. Non tanto quindi per la questione del gameplay, nonché l’intera anima del brand “warriors” della IP Tecmo. La collaborazione con Nintendo che ha dato frutto ad Hyrule Warriors è un connubio di tutto l’universo Zelda in un unica produzione contenente tutte le diverse linee storiche della serie, compresi praticamente tutti i personaggi a loro connessi. DQ-Heroes-Ann-PS4-PS3Il risultato è stato comunque abbastanza soddisfacente, soprattutto per quanto rigaurda l’adattamento di una serie in un genere che, alla base, non è mai stato il suo. Lo stesso destino spetta anche a Dragon Quest in cui, in collaborazione con Square Enix, Omega Force estende il genere musou anche a uno dei più storici giochi di ruolo giapponesi di tutto l’insieme videoludico. Una collaborazione che vista dai più fedeli della serie potrebbe far storcere inizialmente il naso, insomma, si passa da canonici combattimenti a turni a un action hack’n slash caotico in cui il giocatore è catapultato in un campo di battaglia circondato da milioni di nemici (anche se con qualche riserva, vedasi l’ultimo paragrafo). Dragon Quest Heroes : L’albero del mondo e le radici del male è quindi un prodotto interessante e particolare nelle sue componentistiche, cercando comunque di mischiare entrambi i generi al fine di offrire qualcosa che supera addirittura l’obbiettivo prefissato come nel caso di Hyrule Warriors che del suo genere d’origine c’era ben poco in comune con un musou. Omega Force quindi non ha effettuato un semplice lavoro di adattamento ma ha proprio mischiato, per una volta, entrambi i generi di appartenenza.
ACT(仮)_20141105181515
ACT(仮)_20141104210343Il pacifico regno di Arba vive ormai diversi secoli di pace e di tranquillità, o almeno fino a quando i mostri non cominciarono ad impazzire senza un motivo specifico attaccando senza ritegno gli abitanti dell’ormai tramontata pacifica regione. Dietro a questi attacchi si nasconderebbe un losco elemento, una figura sconosciuta agli occhi del giocatore che punta a conquistare l’intera Arba sfruttando, per l’appunto, le creature che la popolano. Da questo punto subentrano i due protagonisti della nostra storia, Aurora e Lucyus : due guardie reali dalle capacità affinate guidati da una grande forza di volontà. Quest’ultimi sono chiamati a difendere Re Doric dalle minacce dei mostri, ma ben presto i due saranno chiamati a viaggiare per il regno al fine di fermare gli oscuri piani del celato nemico. Ebbene magari non ci troviamo dinnanzi a una storia particolarmente elaborata, un po’ come tipico del genere musou in questione, ma è sufficiente per dare quella spinta nel continuare ad affrontare la campagna esplorando in lungo e in largo i campi di battaglia proposti. Campi di battaglia caratterizzati dalla tipica formula del genere, in cui il personaggio, in questo caso, equipaggiato di spada e scudo affronta i diversi nemici che appaiono su schermo in un sistema di controllo ormai collaudato da Omega Force. DQH-Screens_02-18-15Tuttavia bisogna tener conto di alcune differenze fondamentali che, come già citato alla fine della nota introduttiva, rendono Dragon Quest Heroes uno spin off alquanto peculiare che non ricalca fedelmente il solito genere proposto da Tecmo Koei. Parliamo infatti della varietà delle mosse, significamente aumentate se confrontate alle solite 3/4 combo ottenute con gli attacchi leggeri o pesanti. Nella fattispecia si tratta della presenza di abilità magiche in grado di consumare mana, richiamando appunto il genere di appartenenza d’origine. L’esempio classico tratta dei soliti incantentisimi elementali caratterizzati ad esempio dal ghiaccio, alle spade imbevute di auree mistiche o elementali come nel caso di Lucyus. Ogni personaggio possiede le proprie abilità magiche caratteristiche, il sistema in questione viene ancora di più approfondito permettendo una sorta di raggiungimento di una “limit gauge”, al fine di poterla rilasciare consentendo l’uso per un periodo di tempo limitato di tutte le abilità magiche senza consumare mana.
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Come secondo elemento peculiare di Dragon Quest Heroes è l’insieme della caratterizzazione dei personaggi, sia alleati che nemici. I primi infatti seguono come sempre lo stile del brand Square Enix comprendenti un character design di prim’ordine e di specificità da scoprire combattendo, per un totale di 14 disponibili. L’astronave Nubirock inoltre funge da HUB gestionale su tutti i personaggi disponibili permettendo una personalizzazione che parte dal mero equipaggiamento estendendosi alle singole abilità, introducendo anche il crafting per determinati oggetti e missioni secondarie al fine di accumulare punti esperienza. L’elemento JRPG in questo campo lo fa da padrone, molto più accentuato se confrontato con Hyrule Warriors e altre produzioni di Omega Force. Più peculiare è la questione riguardante gli avversari che offrono ben due elementi caratteristici che meritano di essere citati costituendo la componentistica musou dello spin off. La prima è la questione dei nemici su schermo, da sempre un fatto piuttosto caotico in un titolo dal genere musou in cui il giocatore affronta orde ed orde di nemici senza una particolare energia vitale…fatto salvo per i miniboss delle postazioni che richiedono un certo impegno per essere eliminati. Tuttavia in Dragon Quest Hereos la questione viene nettamente rivista in cui i nemici su schermo sono meno della metà, e qui subentra anche la seconda peculiarità : ogni nemico storico del brand giapponese possiede una barra della vita, ciò comporta un maggiore impegno per sconfiggerli. Ci troviamo dinnanzi ai soliti smile, scheletri, felini dalle dubbie provenienze ai canonici Imp, e via dicendo. Caratterizzazione che si estende anche per quanto riguarda l’insieme della mappa, soprattutto per la questione missioni e attività da svolgere. In questo determinato campo sono quiDragon-Quest-Heroes1ndi i portali dimensionali che giocano un ruolo preponderante riguardanti le invasioni nemiche, al contrario dei soliti precedenti musou in cui bisogna correre a destra e a sinistra conquistando determinate aeree e, oltretutto, accompagnate da missioni spartane e poco profonde che consistevano nel solamente uccidere dei nemici. In Dragon Quest Heroes questa formula viene in parte rivista offrendo quindi missioni che non consistono solo nell’uccidere determinati nemici, o a spostarsi velocemente da un punto all’altro all’opposto della mappa per difendere una determinata zona e via dicendo. Ripetitività corretta dal semplice fatto che attualmente è possibile invocare dei mostri al proprio cospetto dei quali sono in grado di difendere una determinata area o attaccare un bersaglio prestabilito.
Il risultato è sicuramente un musou dai tratti molto interessanti e sicuramente meglio elaborato di altri prodotti sviluppati da Omega Force, rendendosi più attrattivo per il mercato occidentale. Un titolo comunque buono anche dal punto di vista tecnico in cui 60 frame al secondo fanno da padroni in tutta l’azione del titolo, fatto salvo qualche sbavatura nel comparto texture. Tuttavia è anche vero che la nuova formula dei portali, seppur portando aria fresca, reintroduce quella ripetitività tipica dei musou in cui le missioni sono, putroppo, sempre le stesse.

 

 

Scritto da : Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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