Devil’s Third

Quando il leggendario creatore di Ninja Gaiden se ne esce con un nuovo gioco è normale essere almeno un po’ curiosi. Quando tale leggendario creatore, Itagaki, annuncia ai quattro venti che il suo gioco è una bomba, ci viene voglia di crederci. Ma il giudizio finale si può dare solo dopo aver effettivamente provato la sua creatura. Diamo quindi uno sguardo a Devil’s Third, titolo esclusivo Wii U, per vedere quanto effettivamente sia bello!

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L’uomo sborone

Un gruppo di terroristi ha deciso di mettere in atto un piano folle: causando collisioni a catena nell’orbita del nostro pianeta, vogliono distruggere ogni satellite mai lanciato dall’uomo. Sistemi di comunicazione, armamenti, GPS, andrebbe tutto distrutto rendendo impossibile per l’uomo non solo l’esplorazione spaziale ma anche il ripristino di servizi vitali gestiti dai satelliti. Nel panico, il governo degli Stati Uniti non può fare altro che chiedere aiuto ad Ivan, detenuto condannato a ben 850 anni di reclusione ed ex membro proprio del gruppo terroristico che minaccia la stabilità mondiale. 526551547Il nostro Ivan, il prototipo del badass sborone per eccellenza ricoperto di tatuaggi, dovrà dare la caccia ai suoi ex compagni d’armi nel tentativo di salvare il mondo. La storia di Devil’s Third è un misto di tantissimi elementi ripresi da vari film di serie B e C. Durante la storia ci imbatteremo in intrighi politici di varia natura, arti marziali a casaccio, gli immancabili esperimenti genetici, vendette e tutto ciò che immaginate preso dai film di Van Damme. Il che potrebbe anche starci, se il gioco fosse pienamente consapevole del livello di trash allucinante che tenta di propinarci. Il problema è che Itagaki e soci si prendono sul serio, molto sul serio. Magari credevano di fare il nuovo Metal Gear, ma in realtà la storia è davvero grottesca. Immaginatevi una parodia mal fatta di un film famoso. Ecco ora immaginate la scopiazzatura giapponese della parodia mal fatta in cui però gli autori hanno travisato quasi tutto. Bene, questa è la trama di Devil’s Third. Imbarazzante è dir poco. Ma non lasciamoci scoraggiare perché se vi piace il trash, Ivan né è il re assoluto e ad alcuni (due o tre di voi) potrebbe piacere. E, per non guastarvi il piacere della scoperta, non vi rivelo nessuno dei memorabili (si fa per dire) personaggi secondari che incontrerete durante la campagna… il massimo del cliché! Non fraintendetemi, qualche volta ho pure riso durante Devil’s Third, ma non per le sue battute volontarie quanto per certe situazioni assurde o personaggi talmente inverosimili da risultare comici. Non credo fosse nelle intenzioni di Itagaki-san ma resta il fatto che l’ilarità sgorga da sola.

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AAA Game designer cercasi

Devil’s Third non ha solo evidenti problemi di trama, ne ha in particolar modo a livello di game design. Il titolo tenta di combinare meccaniche corpo a corpo e a distanza, riuscendo a fare male in entrambi i casi. Spesso e volentieri possiamo dimenticarci che possiamo attaccare da vicino perché le armi da fuoco sono più che sufficienti per evitarci uno scontro più ravvicinato. È possibile sparare sia in terza che in prima persona, rinunciato ad accuratezza nel primo caso e a mobilità nel secondo. Peccato che nessuna delle due modalità di fuoco riesca ad essere divertente, specialmente se cerchiamo di nasconderci dietro una copertura, visto che oltre ad essere mal fatto, il sistema di copertura attiva è anche fallato dal momento che i nemici a volte riescono a colpirci lo stesso. Devils-Third-screen-shot-5Le armi bianche, dalla katana a vari oggetti contundenti raccolti nei livelli, sono scomodissime da usare a causa di una telecamera ballerina, della mancanza di un lock sul bersaglio e della quasi impossibilità di fare una schivata o una parata decenti. Queste meccaniche di gioco, piuttosto sballate, vengono poi peggiorate da fastidiosi bug di collisione che ci impediscono di avanzare come si deve. Il level design, degno del peggior gioco per PS2, non invoglia certo la scoperta. Una infinita sequenza di spazi in cui combattere e zone di collegamento sostanzialmente vuote ci riportano indietro con la mente a brutti giochi su licenza visti sull’antenata dell’antenata di PS4, tempi in cui il mestiere del videogame non era stato ancora compreso appieno. Aggiungete al mix una IA che di I non ha assolutamente nulla, con nemici che per schivare le pallottole riescono a lanciarsi direttamente sul pericolo (rappresentato magari da una granata), si ottiene un mix che sinceramente speravo di non vedere più dopo il 2010. Iragaki e Valhalla Game Studios hanno fatto di tutto per riportarci indietro al 1997.

Online però è bello, vero?

Purtroppo, non tanto. Come per la campagna single player, online ci scontriamo con meccaniche di gioco antiquate e che non funzionano davvero. I problemi principali sono gli stessi della modalità single player: collisioni imprecise, bilanciamento delle armi inesistente, level design mediocre, mira imprecisa… insomma, quanto può esserci di frustrante nel gameplay, qui lo trovate. Nella modalità multi possiamo creare un nostro personaggio ed equipaggiarlo prima di lanciarci in una zona di guerra, chiamata modalità Siege, dove possiamo unirci ad una fazione e combattere la nostra guerra personale. Vi sono idee interessanti qui visto che oltre ad attaccare le basi nemiche o difendere la nostra possiamo scegliere di tentare la via diplomatica in cerca di alleati nelle altre fazioni, darci alla miglioria delle armi o addirittura modificare ed espandere la nostra base con una sorta di editor dei livelli. Idee intriganti rovinate però da un’interfaccia complicatissima che riesce a innervosirci praticamente da subito. Per concludere in bellezza, cito le microtransazioni spiattellate un po’ ovunque nel multi, che vi chiedono pecunio in cambio di avanzamenti rapiti. Magari il sistema può funzionare su un gioco con un gameplay decente, ma qui sono decisamente l’ultimo chiodo nella bara di Devil’s Third e del suo multiplayer. Come dicevo, va dato atto a Valhalla e Itagaki per aver esplorato idee nuove, ma poi la realizzazione è talmente bacata da annichilire il nostro interesse nell’esplorarle.

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PS2, sei tu?

Graficamente il titolo delude. Non perché è un gioco Wii U, console meno potente rispetto alle altre nextgen ma sicuramente in grado di fare meglio di così, ma proprio per design. Oltre alla già citata piattezza del level design, troviamo anche texture piatte, sistema d’illuminazione imbarazzante, modelli poligonali dei personaggi secondari improponibili, effetti di pop-in delle texture e un framerate che non riesce nemmeno a restare sul minimo sindacale di 30 fps. Insomma, se il gioco in se è abbastanza penoso, il comparto tecnico riesce a fare pure peggio.

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Scaffale

Devil’s Third è un gioco da scaffale, non il vostro, quello del negozio. Di norma mi sforzo sempre di trovare quanto c’è di buono in un gioco, ma in questo caso è davvero difficile. Meccaniche tra il vetusto e il buggato, grafica imbarazzante, storia assurda e un amalgama che sinceramente potevamo evitarci. Itagaki può aver affermato per settimane che nessuno dei recensori capiva il suo capolavoro, ma secondo me è lui a non capire come si crea un videogame. Strano, perché Ninja Gaiden era una gran serie… che diavolo è successo?

 

 
 

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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