Anteprima: Metro Exodus

Metro Exodus è uno dei giochi che più ha entusiasmato i fan quando è stato svelato per la prima volta durante la conferenza Xbox dell’E3 2018. Ora, ad oltre un anno di distanza, siamo finalmente riusciti a provarlo durante la gamescom 2018. Fin dove si saranno spinte le ambizioni di 4A Games con questo nuovo capitolo?

Metro Exodus è il terzo gioco dedicato alle avventure di Artyom in una Russia devastata da una guerra nucleare che ha costretto la popolazione a rintanarsi sottoterra per sfuggire alle radiazioni letali. Mentre gli umani si rintanavano come ratti impauriti nelle viscere della metropolitana di Mosca, in superfice comparivano nuove e aberranti creature, mutanti letali sempre in cerca di cibo. In Exodus abbandoneremo però i cupi cunicoli della metro per spostarci per gli spazi sconfinati della madre Russia a bordo di un treno chiamato l’Aurora.

La demo a cui abbiamo potuto giocare non era però né ambientata sull’Aurora né in una metropolitana. Abbiamo iniziato riemergendo da un fiume nel quale stavamo affogando. Salvati da una donna misteriosa che ci abbandona ben presto a noi stessi, dopo essersi assicurata che siamo coscienti. Poco lontano dalla riva, un gruppo di case formano una specie di villaggio. Passate le prime costruzioni, tutte diroccate e devastate da incuria ed elementi, arriviamo ad un ponticello. Dall’altra parte compaiono tre uomini che ci intimano di non proseguire, pena la morte. Ovviamente non seguiamo il loro consiglio e decidiamo di aprire il fuoco. Metro Exodus è un FPS ma non uno di quelli in cui possiamo vomitare milioni di pallottole addosso ai nemici: ogni colpo conta e se possiamo evitare di sprecare un po’ di piombo, è il caso di farlo. I nostri nemici non usano nemmeno armi da fuoco ma un tipo di balestra decisamente letale, in grado di ucciderci con un colpo solo se ce ne restiamo impalati in mezzo al sentiero.

Lo scontro si fa subito brutale: i cattivi si chiamo a vicenda, sia a voce che con dei fischi, in modo da coordinare l’attacco. Noi, dal nostro canto, restiamo ben presto senza pallottole e dobbiamo arrangiarci con quello che troviamo: fuori discussione mettersi a creare munizioni col sistema di crafting del gioco, non c’è tempo. Rubiamo una balestra ad un uomo, in ogni caso dove sta andando (all’inferno) a lui di certo non servirà. Armati di nuovo di qualche freccia, possiamo riprendere un meticoloso lavoro di pulizia del campo. La cosa importante è restare mobili, sfruttare le occasioni e non farsi circondare dai nemici. Exodus, così come Metro 2033 d’altronde, è un gioco che predilige l’approccio intelligente e discreto allo scontro duro e puro. È possibile, come abbiamo fatto noi, eliminare tanti nemici ma è sempre preferibile passare inosservati e giocare con furbizia. Il problema, nel caso della demo, è che non avevamo idea di cosa fare. Artyom è dotato di una sorta di bussola che indica la direzione che dobbiamo prendere. Il problema è che non indica esattamente dove dobbiamo andare (come d’altronde non fa la mappa, essa indica solo la zona in cui dobbiamo recarci). Per scoprire che dovevamo salire su una torre per attraversare un fosso scivolando lungo una corda abbiamo speso preziosi minuti (del tempo estremamente limitato che avevamo col gioco). Quasi subito è subentrata una certa frustrazione, sentimento che non ci ha più abbandonati anche durante il resto della partita.

Attraversato il fosso, l’atmosfera attorno a noi è cambiata. È calata la notte, si è alzato il vento. In lontananza, versi poco rassicuranti di predatori a caccia. Dal nulla è sbucato una specie di orso innaturalmente grande e decisamente mutato dalle radiazioni e un gruppo di strani lupi. I secondi hanno immediatamente attaccato il primo e noi ci siamo sentiti dannatamente esposti e in pericolo. È iniziata la fuga nella foresta, tra animali impazziti attorno a noi e ululati sempre più vicini. Abbiamo trovato rifugio temporaneo su una piattaforma posta in cima ad un albero. Là sopra abbiamo aspettato che il branco a caccia si allontanasse, approfittato dell’occasione di raccogliere qualche oggetto utile per il crafting, prima di scendere di nuovo a livello del bosco e riprendere la nostra fuga terrorizzata nella notte. Finalmente, tracce di opere umane! Una scala ci porta in un passaggio naturale tra le rocce: lo attraversiamo per ritrovarci prigionieri di un gruppo di esseri umani.

Il gruppo è chiaramente composto da due fazioni che litigano per decidere il nostro destino quando l’orso mutante fa il suo ingresso sulla scena: scatta il finimondo e tra molotov, colpi d’arma da fuoco e urla strazianti dei morenti, ci ritroviamo liberi e soli. Siamo vicini ad una base più grande e questa volta, seguendo le indicazioni vaghe della bussola, decidiamo di entrare di soppiatto. Aggiriamo agevolmente alcune guardie, passando da un’ombra all’altra e penetriamo nel complesso. Qua dentro, a causa della fretta che ci ha reso incauti, siamo stati scoperti e abbiamo di nuovo dovuto vendere cara la pelle. Non vi nasconderemo il fatto che siamo morti più volte, tentando di sopravvivere agli agguerritissimi attacchi dei nemici comandati dall’IA del gioco. Siamo riusciti perfino a craftare qualche freccia aggiuntiva in modo da eliminare più nemici possibili. Una volta “pacificato” il campo, è ricomparsa la frustrazione di non sapere dove andare. Abbiamo girato in tondo ancora per qualche minuto prima che la demo volgesse al termine.

Metro Exodus cambia decisamente le carte in tavola rispetto al 2033: abbandonando gli stretti cunicoli della metropolitana di Mosca in favore di un mondo open world, stravolge un po’ quelle che erano le sue regole di base. Il crafting rimane fondamentale, così come la raccolta di risorse e l’approccio stealth è sempre caldamente raccomandato. Più che un semplice sequel, Exodus ha il sapore di una miscela tra i suoi predecessori e titoli quali S.T.A.L.K.E.R. Non siamo sicuri al 100% di essere totalmente convinti da questi cambiamenti ma bisognerà valutare assolutamente il gioco finale che, oltre ad introdurre le novità in modo di sicuro più graduale, sicuramente troverà il modo di comunicarci più chiaramente dove vuole che andiamo. Non è vero?

 

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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