Correva l’anno 2016 quando Ubisoft decideva di lanciarsi nel mondo degli shoot and loot online con The Division. Un gioco che definimmo, dopo qualche decina di ore, interessante sia come titolo single player che come esperienza condivisa. C’era qualche problemino di gioventù ma tutto sommato c’eravamo divertiti. Ora, nel 2019 è ora di ritornare nel mondo post apocalittico della divisione con il sequel: The Division 2.
Casa bianca
Per chi non lo ricordasse, nell’universo di The Division l’umanità è stata decimata da una malattia altamente contagiosa chiamata Veleno Verde, un ceppo estremamente aggressivo di vaiolo. La pandemia è iniziata un fatidico black Friday, usando come vettore banconote infette e si è rapidamente diffusa nella città di New York e poi nel resto degli Stati Uniti. La Divisione, di cui facciamo parte, fu chiamata ad intervenire con una prima ondata che venne inghiottita dai vicoli della Grande Mela. Il giocatore, parte della seconda ondata di agenti, fu inviato a proteggere la popolazione dal caos e dall’anarchia. Ora, a sette mesi dalla nostra entrata in servizio, siamo stati inviati a Washington D.C. per fronteggiare una nuova minaccia. La capitale è caduta e se forze congiunte della JTF (Joint Task Force) e della Divisione stanno facendo di tutto per riportare la calma nell’area urbana.
Da molti mesi oramai bande di razziatori e traditori hanno preso possesso delle strade, attaccando la popolazione inerme e macchiandosi di terribili crimini. Al nostro arrivo troveremo proprio un gruppo di nemici intenti ad attaccare una base della Divisione stabilita all’interno della Casa Bianca. Il nostro intervento sarà provvidenziale per salvare la situazione ma, come facile intuire, la nostra missione sarà solo all’inizio. Di fronte a noi, proprio come nel primo Division, troveremo una città nel caos divisa in quartieri che dovremo lentamente riconquistare nel nome dell’ordine costituito. Davanti a noi troviamo allora un buon numero di attività da completare: missioni, avamposti, insediamenti, roccaforti, eventi aleatori, recupero di oggetti, liberazione di ostaggi e assalti a convogli e l’immancabile raid (per 8 giocatori che arriverà in gioco a breve). A differenza del primo Division, col secondo gli sviluppatori hanno deciso di inserire da subito una buona varietà e specialmente di non ritardare troppo sui contenuti dell’endgame.
Questione di modifiche
In The Division 2, come detto, dovremo riconquistare Washington D.C. Per farlo dovremo completare una lunga serie di missioni principali e secondarie, liberare avamposti, aiutare persone, sgominare cattivi e potenziare il nostro personaggio. Da bravo loot & shoot qual è, molto di The Division 2 è incentrato sul raccogliere loot sempre più potente, da applicare in un sistema di personalizzazione del personaggio decisamente completo e variegato. Non solo armi e armature ma anche accessori e capi di vestiario che potremo sia vincere che (ahinoi) acquistare con valuta reale. Proprio per quanto riguarda la gestione di loadout e modifiche troviamo migliorie rispetto al primo Division. Ora la gestione è più semplice anche se non facile e potremo usare dei set per passare da un approccio tattico all’altro senza dover scorrere infinite liste di oggetti. Una novità benvenuta anche perché oltre all’equipaggiamento troviamo una estesa sezione dedicata alle abilità speciali, con gadget particolari (droni, torrette, granate speciali e via dicendo) i quali dovremo per forza sperimentare per scegliere quelli che più si adattano al nostro stile di gioco. Gli elementi di gioco da tenere d’occhio sono però molti, quasi troppi.
Le prime ore di gioco saranno all’insegna della confusione, dei testi da leggere e di mille indicatori di cui facciamo fatica a tenere traccia. Massive Entertainment ha deciso semplicemente di attivare tutto quanto da subito, sommergendoci di informazioni che dovremo prenderci del tempo per assimilare. Ovvio, dopo qualche ora di azione e frustrazione riusciremo finalmente a giostrarci tra menu, vendor, mappe, modifiche e equipaggiamento ma dovremo guadagnarci tale dimestichezza. I primi scontri a fuoco, specialmente se fatti da soli e non con amici o in matchmaking, saranno quindi un po’ caotici ma ben presto inizieremo ad apprezzare sia il gunplay che l’IA dei nemici. Le sparatorie hanno un feeling bilanciato, i nemici tentano di accerchiarci, fanno uso attivo dell’ambiente circostante mettendosi in copertura o tentando di aggirarci. Il gunplay è soddisfacente, con le armi che sono ben differenziate l’une dalle altre e che, specialmente ai livelli bassi, hanno punti positivi e negativi (una spina ulteriore ad avanzare di livello per ottenerne di migliori). Avremo sempre a disposizione tre slot per le armi: primaria, secondaria e da fianco (una combo utile: assalto, fucile a pompa e pistola per le emergenze). Ma ovviamente tutto dipenderà dalla missione. Negli scontri all’interno degli edifici un fucile a pompa è una buona scelta ma lo è sicuramente di meno in uno scontro nei viali della capitale americana. Troveremo anche un’arma speciale (l’equivalente dell’abilità speciale del primo Division) di tipo “demolizione”, “occhio di falco” o “sopravvivenza”. Le armi speciali sono devastanti ma, come ovvio, potremo usarle solo occasionalmente, per cambiare le sorti di uno scontro a fuoco in bilico tra vittoria e sconfitta.
Mondo condiviso
The Division 2 è un mondo condiviso. Potremo sempre partecipare ad attività in gruppi di 4, sia missioni che attività, ma troveremo anche una sana dose di PvP. Ritornano le Zone Nere, sezioni della città in cui i livelli di Veleno Verde sono estremamente elevati. Assieme ad un team di giocatori (ma volendo, anche da soli) potremo avventurarci in questa zona alla ricerca di loot. Dovremo raccogliere oggetti e portarli in una zona ben definita in attesa di estrazione. Ovviamente oltre a dovere sconfiggere nemici IA dovremo guardarci le spalle da altri fireteam umani, specialmente nella fase di attesa per l’estrazione. Uccidere degli agenti in attesa di estrazione ci darà accesso al loro loot ma al contempo ci renderà agenti traditori o rinnegati. Una taglia comparirà sulla nostra testa, rendendoci un bottino gustoso per gli agenti fedeli alla divisione, che avranno l’opportunità di guadagnare ricompense eliminandoci. Massive Entertainment ha apportato una modifica semplice ma decisamente significativa al funzionamento delle Zone Nere: ora le stat dei giocatori sono equalizzate, in modo da evitare che i giocatori di livello elevato e con armi migliori abbiano un vantaggio schiacciante sui giocatori di livello più basso. In The Division 2 le zone nere sono 3 (mentre nel primo era una sola) e sono diverse tra di loro e vanno attivate attraverso missioni specifiche. Ma non c’è solo la Zona Nera come attività PvP: adesso ci sono scontri multigiocatore divise per Schermaglia e Dominio. Modalità più classiche che metteranno i team di giocatori l’uno contro l’altro in combattimenti deathmatch a squadre o nella conquista/difesa di luoghi nella mappa (tre sono le mappe attualmente disponibili).
Per quanto riguarda l’endgame, che per ora parte dal livello 30, troveremo diverse possibilità. Possiamo rifare le missioni della campagna applicando dei modificatori che aggiungono nemici molto più ostici da battere. Dovremo poi completare elementi a tempo e racimolare punti prestigio liberando le roccaforti. Il livello 30 apre anche le distinzioni, ovvero lo sblocco delle tre armi super che permettono una specializzazione più marcata del giocatore in base alle sue preferenze di gioco. La gestione dell’armamento viene altresì modificata da un sistema di livelli a uno di potere totale.
La divisione
The Division 2 è un gioco visivamente riuscito. Abbiamo giocato su PC e il livello di dettaglio degli ambienti urbani, sia interni che esterni è decisamente ottimo. The Division 2 è diventato non solo più bello ma anche molto meno monotono, una delle critiche mosse al primo gioco. La città è bella da visitare e offre scorci davvero suggestivi. L’audio è in italiano.
The Division 2 non è un gioco perfetto. Abbiamo riscontrato qualche bug, qualche problema di loot e di bilanciamento degli scontri PvP. Oramai sembriamo un disco rotto ma anche qui, come per il recente Anthem, questo gioco è ben lungi dall’essere “finito”. Nei prossimi mesi usciranno patch, bilanciamenti, nuovi contenuti, nuove modalità. È il supporto continuato che decreterà, in definitiva, le sorti di The Division 2. Per ora il gioco funziona a sufficienza per interessare sia i fan del primo capitolo sia per coloro che cercano un nuovo mondo online in cui lanciarsi. Se vi è piaciuto il primo, sarete sicuramente fan anche del secondo. Per tutti gli altri: deve piacervi la fantapolitica (non per niente si chiama Tom Clancy’s The Division 2) e il genere loot & shoot. Si tratta di gusti: o vi piacciono gli scontri realistici come qui oppure preferite qualcosa di più sci-fi come Destiny 2 o Warframe.
The Good
- Mappa di gioco
- Personalizzazione
- Gunplay
- Più varietà rispetto al primo
The Bad
- Supporto post lancio?
- Storia debole
- Molto complesso all'inizio
- PvP da ottimizzare