The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me

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The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me

Ritorna la Dark Pictures Anthology con il finale di stagione 1. Una serie, quella di Supermassive, che tra alti e bassi è riuscita a catalizzare l’attenzione dei fan dei giochi narrativi.

Dopo l’eccellente excursus in Iraq con House of Ashes ora tocca a The Devil in Me e gli oscuri recessi di un hotel dell’orrore.

Henry Howard Holmes

The Devil in Me prende spunto dalla storia di Henry Howard Holmes, primo nonché uno dei più prolifici serial killer della storia statunitense, con all’attivo qualcosa come 200 omicidi, sebbene la cifra reale non sia mai stata appurata dalle autorità di fine ottocento, quando venne finalmente arrestato (e condannato a morte). Nella sua lunga carriera di carnefice, l’omicida costruì un enorme edifico che conteneva hotel, abitazioni e negozi, chiamato il Castello. Al suo interno, Holmes costruì un perverso labirinto di morte, zeppo di passaggi segreti, muri scorrevoli, spioncini, stanze nascoste, botole e altri trucchetti orripilanti per torturare le sue vittime. Cose che, se non avessimo verificato su Wikipedia, avremmo preso per baggianate. Insomma, un tipaccio. Ed è proprio lui ad aver ispirato Supermassive nel creare la storia di The Devil in Me.

La storia del gioco si apre con una troupe televisiva specializzata nella produzione di “documentari” sui serial killer americane, un po’ come se ne vedono a bizzeffe sui canali televisivi di tutto il mondo. Sfortunatamente però il programma non è un gran successo e il team è sul punto di sfaldarsi quando, dal nulla, ricevono l’invito di un facoltoso uomo che ha costruito una sorta di copia del Castello di Holmes su un’isoletta. L’occasione è troppo ghiotta per rinunciarvi ed ecco che un riottoso team di 5 persone, Charlie, Mark, Erin, Jamie e Kat, si avvia verso il moderno Castello degli Orrori. Come al solito, il gioco ci metterà ai comandi di ciascuno di essi e attraverso di loro dovremo prendere decisioni e sopravvivere a diversi QTE. Ogni scelta, ogni errore, ogni catastrofe faranno cambiare la storia, con personaggi che potrebbero morire o sopravvivere fino alla fine. Sta al giocatore o meglio, ai giocatori (se giochiamo, come vi consigliamo caldamente, in modalità cooperativa stando tutti assieme), fare le scelte giuste. Oppure fare intenzionalmente quelle sbagliate per vedere dove ci poterà la storia!

La maledizione delle versioni alterne?

The Dark Pictures Anthology è una serie altalenante. Il primo episodio, Man of Medan, aveva fatto breccia alla grande nei nostri cuori. Il secondo, Little Hope, aveva deluso con una storia debole. Abbiamo già citato il terzo, House of Ashes, che è probabilmente il migliore uscito fino ad ora. E che dire del quarto, The Devil in Me? Beh, ha una storia debole anche lui. Durante le 6-8 ore che servono per finire una run ci renderemo conto che tutta la narrazione è piuttosto lacunosa. Ci ritroveremo a vagare per questa casa bizzarra, esplorando corridoi e trappole con la costante minaccia del serial killer, o meglio di quello che sembrerebbe essere un emulo. Tuttavia quello che ci viene raccontato non completa il quadro generale, per farlo toccherà leggere i tanti documenti sparsi per gli ambienti, il che non è affatto ideale quando si sta in 3 o 4 sul divano. Per il resto si passa da un set piece all’altro senza particolare interesse. Non basta la figura le killer a tenerci sulle spine e al massimo farà sussultare qualche jump scare ben piazzato. Non avremo occasione di empatizzare coi protagonisti, eccessivamente piatti e a tratti al limite dello stereotipo (ma non in positivo). Troviamo quindi il capo disperato pronto a tutto, il tizio che ha paura delle altezze, la donna forte ed indipendente… ma sono tutti bidimensionali. O meglio, bidimensionali in modo negativo.

Insomma, il punto focale di un titolo come questo è storia e qualità narrativa e, spiace dirlo, ma in questo caso abbiamo un titolo assai meno intrigante di quanto speravamo. Va anche detto che una componente di preferenza per l’ambientazione è fondamentale in questo caso e nessuno di quelli con cui abbiamo giocato è un particolare fan di questo genere di thriller/horror ma le considerazioni rimangono tali.

Raffinamenti

The Devil in Me porta avanti il tradizionale approccio di esplorazione, QTE e risposte multiple. I QTE però stanno progressivamente sparendo, usati solo nei casi più eccezionali in momenti di grande tensione, il che da un lato è un bene ma dall’altro toglie quell’elemento di imprevedibilità che ha caratterizzato il genere per lungo tempo. L’esplorazione è leggermente espansa, con la possibilità non solo di trovare monete (che servono per sbloccare contenuti extra) e premonizioni ma anche la raccolta di oggetti da usare. Chiavi, carte da visita e altri oggetti saranno fondamentali per proseguire nella storia. La ricerca di oggetti può essere un po’ tediosa ma abbiamo notato che, con un minimo di logica, riusciremo sempre a risolvere gli enigmi in un tempo ragionevole e non sono un vero blocco all’avanzamento della storia.

Tecnicamente il gioco rimane fedele a quanto visto con gli altri episodi della serie e con il recente, e assai intrigante, The Quarry. Buona la ricostruzione del Castello, con effetti visivi e di illuminazione assai buoni su Xbox Series X. Buon anche il doppiaggio, sebbene in parecchi casi ci sono delle battute che vengono riprodotte in inglese, per qualche motivo a noi sconosciuto. Non è grave ma spezza un po’ l’immersione e a tratti ha strappato qualche risata dagli astanti, il che è praticamente l’opposto di quanto desiderato da Supermassive.

In attesa della Season 2

The Devil in Me è un finale di stagione deboluccio. Poteva essere un’epica conclusione, con tanto di rivelazioni sulla misteriosa figura del Curatore, unico personaggio presente in ogni gioco. Ed invece, la cosa in assoluto più intrigante di questo capitolo è il teaser trailer del prossimo gioco, Directive 8020. Titolo d’ambientazione almeno in apparenza sci-fi che sarà seguito da almeno altri 4 titoli, compreso uno che sembra essere uno spin-off. Ma tornado a noi, The Devil in Me lo consigliamo a coloro che oramai sono totalmente dentro la saga e che non possono, giustamente, perdersi un episodio. Se siete dei grandi fan delle storie di serial killera magari anche. Ma a sé stante, è più difficile…

Ci piace

  • Espansione del gameplay
  • Ottimo per una serata o due tra amici

Non ci piace

  • Storia debole
  • Bug di localizzazione
4.5

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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