Skull and Bones

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Skull and Bones

Il ritorno dei pirati nei tempi moderni è ormai una realtà consolidata, come dimostrano il successo di titoli come Sea of Thieves e il recente capitolo della saga di Guybrush Threepwood, Return to Monkey Island, che ci trasportano ancora nei mari alla ricerca di tesori e avventure. In questo contesto, Ubisoft vuole la sua fetta di torta, o meglio, un boccale di Grog, seduta al tavolo di una vecchia taverna insieme ai compagni di avventura citati precedentemente. Tuttavia, essendo arrivata tardi al tavolo, Ubisoft ha deciso di puntare in modo particolare su Skull and Bones, annunciando qualche giorno prima del suo rilascio che il gioco non solo sarebbe stato venduto a un prezzo elevato (80.- CHF per la versione base), ma che avrebbe dovuto essere considerato un “quadrupla A” in termini di qualità e contenuti, sfidando il concetto tradizionale di “triplo A” riservato ai titoli di maggior successo sul mercato.

Ma sarà davvero all’altezza di queste aspettative? Ubisoft, dopo aver ormeggiato il suo galeone al porto e aver fatto rotta verso la taverna, sarà riuscita a mantenere tutte le promesse fatte per questo titolo, che è stato in fase di sviluppo per ben dieci anni e che si prefigura come un punto di riferimento nel panorama videoludico? Scopriamolo insieme.

Alla Scoperta di nuovi mari

Skull and Bones, annunciato nel lontano 2017, ha finalmente visto la luce dopo anni di attesa. Il gioco prometteva di trasportare i giocatori in un’avventura pirata senza precedenti, ricca di azione e intrighi. Tuttavia, il lungo periodo di gestazione ha generato una certa dose di scetticismo tra i fan del genere, che temevano che il prodotto finale non sarebbe stato all’altezza delle aspettative. Ebbene, dopo aver solcato i mari virtuali con Skull and Bones, posso dire con certezza che il gioco ha i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Una delle caratteristiche più accattivanti di Skull and Bones è sicuramente l’esplorazione dei vasti mari, ricchi di isole nascoste, avamposti pirata e navi mercantili da saccheggiare. La sensazione di libertà e avventura mentre si solcano gli oceani è palpabile, e l’atmosfera ricreata dai paesaggi tropicali e dalle tempeste imminenti è coinvolgente. Tuttavia, non tutto è oro quello che luccica.

Il principale inconveniente di Skull and Bones risiede nel suo eccessivo tentativo di emulare la moda dei primi MMO (Massively Multiplayer Online) popolari, dove il gioco si concentra esageratamente sulla quantità di attività, che si accumula fino a diventare eccessiva e stancante. Tra missioni principali, contratti, taglie e missioni di recupero, l’elenco delle cose da fare è travolgente fin dalle prime fasi del gioco, dopo un tutorial lungo e noioso. Il problema principale è che Skull and Bones offre troppo poco dal punto di vista ludico, mancando di varietà negli approcci e nelle situazioni pratiche. Inoltre, l’assenza di azioni eseguibili sulla terra ferma, sebbene renda il gioco più spettacolare concettualmente, lo rende incredibilmente noioso e ripetitivo nella pratica. Durante l’esperienza di gioco, ci si trova principalmente a viaggiare da un punto all’altro della mappa gigantesca per completare obiettivi che consistono principalmente nel distruggere navi nemiche, intercettare carichi e recuperare oggetti e mappe del tesoro.

Fuoco ai cannoni

Le battaglie navali sono senza dubbio il punto di forza di Skull and Bones. Guidare la propria nave attraverso le onde mentre si affrontano altre imbarcazioni nemiche è un’esperienza appagante e piena di adrenalina. La varietà di navi, armi e tattiche disponibili permette ai giocatori di adattarsi a ogni situazione, rendendo ogni scontro unico e avvincente. Tuttavia, anche qui emergono alcuni difetti, come la mancanza di profondità nelle meccaniche di combattimento e l’assenza di un sistema di danni più realistico. Ovviamente paragonato a Sea of Thieves c’è un abisso, direi quasi che se SoT è quasi una simulazione reale della vita dei pirati, questa controparte di Ubisoft sembra un proprio e vero arcade dove sei limitato completamente. La personalizzazione della nave è interessante, con la possibilità di acquistare e potenziare l’armamento attraverso il fabbro. Durante le battaglie sono visibili dei punti chiave su dove attaccare, che se colpiti aumenteranno notevolmente il danno verso l’avversario. Questo aspetto sarà di vitale importanza specialmente durante gli eventi globali contro nemici unici e a tempo.

Sebbene i combattimenti sembrino interessanti e costituiscano la caratteristica principale di questo titolo, non si può dire lo stesso per la raccolta degli oggetti in mare, dove il modo migliore sarà quello di premere costantemente il tasto azione per cercare di ottenere la refurtiva e portarla nel proprio inventario. Questo problema è derivato dal fatto che il “bottino” non è ben definito in gioco e si mescola costantemente con i detriti delle imbarcazioni nemiche distrutte.

Non proprio quadrupla A…

Sul fronte tecnico e artistico, Skull and Bones presenta alti e bassi. Se da un lato le ambientazioni marine sono ben realizzate e suggestive, dall’altro i modelli dei personaggi e le animazioni lasciano a desiderare. Durante la nostra esperienza abbiamo anche potuto assistere a delle nuvole che non erano per niente fluide, con movimenti molto macchinosi dove andavano a scatti. Anche il comparto sonoro è altalenante, con una colonna sonora coinvolgente ma con alcune ripetizioni e una varietà limitata di tracce. La sensazione di “libertà” non è completa, dove solo in mare si può girovagare a piacimento mentre sulla terra ferma non è assolutamente possibile andare dove si vuole, anzi si sbatterà talmente tante volte contro i muri invisibili da rendere frustrante tutta l’esperienza. Senza contare che siamo pirati ma non sappiamo nuotare, perché in questo gioco non si potrà assolutamente nuotare vicino alla riva. Proprio su questo fronte vorrei fare un appunto. Come potrete cercare tranquillamente su qualche comparazione sparsa su YouTube, in Skull and Bones non è stata curata minimamente l’aspetto del personaggio in acqua. In quei pochi centimetri che riuscirete a toccare con i piedi sarà come se la fisica e le particelle siano completamente insesistenti, cosa che invece in Assassin Creed Black Flag si poteva tranquillamente notare gli indumenti bagnati e le gocce che cadevano sul suolo.

Conclusione

In conclusione, Skull and Bones è un gioco che riesce a offrire momenti di divertimento e avventura, ma che soffre di alcuni difetti non trascurabili che ne limitano il potenziale. Tuttavia, con un impegno continuo da parte degli sviluppatori e l’aggiunta di nuovi contenuti e miglioramenti, il gioco potrebbe ancora emergere come una gemma nascosta nel vasto mare dei giochi pirata. Se siete appassionati del genere, Skull and Bones merita sicuramente una chance, ma in confronto al già consolidato successo di Sea of Thieves potrebbe avere difficoltà a sopravvivere. Basta pensare che con il prossimo porting su PS5 è attualmente il gioco più prenotato in assoluto e questo dice tutto.

Se questo titolo fosse uscito qualche anno prima, avrebbe potuto avere una maggiore attrazione da parte del pubblico e della critica. Sentire che il gioco è considerato quadrupla A quando a stento arriva a tre qualitativamente fa pensare che chi supervisiona i giochi non abbia fatto correttamente il proprio mestiere. Spesso ci si dimentica che quando accendiamo quella console o il proprio PC è perché vogliamo staccare la mente dai nostri pensieri e catapultarci in un mondo nuovo e quasi perfetto dove perderci e soprattutto divertirci.

Ci piace

  • Personalizzazione nave
  • Personalizzazione arsenale
  • Battaglie ed eventi
  • Alcuni aspetti grafici

Non ci piace

  • Storia banale e inesistente
  • Sistema progressione navi deludente
  • Post game banale
  • Gameplay stancante e ripetitivo
  • Limitazioni nei movimenti e caricamenti
  • Mancanza combattimenti corpo a corpo
4.5

Scritto da : Neme

Ingegnere informatico e diplomato in Digital Graphic Computer Animation, sono un grande appassionato di retrogame. Nel mio tempo libero, anche se sembra una barzelletta, mi piace sviluppare videogiochi con amici e ricercare qualche perla antica da aggiungere al mio museo videoludico personale.

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