Shenmue I & II

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Shenmue I & II

Parlare di Shenmue è difficile. Un po’ perché è ricordato dai fan che giocarono su Dreamcast e (nel caso di Shenmue II) sulla prima Xbox come una pietra preziosissima, un po’ perché in effetti fu un titolo molto importante che contribuì a definire un intero genere, quello d’azione avventura. È passato quasi un ventennio da quando l’avventura di Yu Suzuki uscì per la prima volta in Giappone (noi si dovette aspettare un anno quasi per vederlo!) ed è ora di ritornarci con una versione rimasterizzata, in attesa di vedere (chissà quando!) Shenmue III.

Non ce la faccio, troppi ricordi!

Ok ho un po’ imbrogliato, io il Dreamcast non ce l’avevo all’epoca. Ma giocai comunque a Shenmue II su Xbox e ne ho conservato piacevoli ricordi (beh, quasi tutti sono piacevoli…). Comunque l’avventura di Suzuki introdusse elementi di gioco davvero interessanti per essere il 1999: un open world in cui il giocatore doveva per forza integrarsi in modo da avanzare nell’avventura, con uno scorrere del tempo ben definito. E non dimentichiamoci nemmeno la storia, in grado di catturare il giocatore.

In Shenmue impersoniamo Ryo Hazuki, erede di un piccolo dojo di jujitsu. La sua tranquilla esistenza viene distrutta quando assiste impotente all’assassinio di suo padre da parte di Lan Di, un guerriero cinese alla ricerca di un cimelio custodito dal padre di Ryo. Per il giovane assistere all’assassino del genitore è ovviamente uno shock e nella sua mente c’è posto solo per la vendetta. Trovare Lan Di, scoprire la verità, vendicare il padre. Semplice no? In realtà, per nulla. Non sappiamo nulla del misterioso killer e dovremo setacciare Yokosuka (la cittadina di Ryo) alla ricerca di indizi. La storia di Ryo si dipanerà su Shenmue I e II e troverà finalmente la sua conclusione con Shenmue III, prima o poi. Non vogliamo comunque recensire la storia dei primi due capitoli, essendo praticamente di pubblico dominio. Quello che vogliamo vedere con questa recensione è il lavoro svolto da SEGA nel produrre questa remaster.

Rimasterizzato

Il problema del trasportare un’opera come Shenmue nel 2018 è che, alla base, ci sono molte scelte di gameplay che oggigiorno non hanno più molto senso. O meglio, sono semplicemente datate. La sua anima di open world, in particolar modo per quanto riguarda Shenmue II, è affascinante. Nei panni di Ryo possiamo (e dobbiamo) fare tutta una serie di cose per avanzare nella storia: lavori, combattimenti, investigazioni… Non abbiamo soldi? Non ci resta che trovarci un lavoro per racimolare quanto ci serve. Non sappiamo dove andare? L’unica sarà leggere i cartelli stradali e chiedere indicazioni ai passanti. Dovremo anche cimentarci in QTE, imparare combo per i combattimenti (che sono piuttosto complessi e che sono ispirati ai picchiaduro dell’epoca, in particolar modo Virtua Fighter).

Quello che è difficile da digerire per i palati moderni è che il tutto è piuttosto macchinoso. A cominciare dal movimento per gli ambienti di gioco: Ryo si muove in modo molto “digitale”: o avanti, o a destra, o sinistra… non c’è spazio per dei movimenti più naturali ed armoniosi. Niente supporto agli stick analogici all’epoca e al giorno d’oggi… la cosa fa strano. Lo stesso discorso vale per la telecamera, rimasta letteralmente bloccata nel tempo di vent’anni per quanto riguarda l’ergonomia di gioco. E ovviamente al giocatore non vengono dati particolari aiuti: Ryo annota tutto su un taccuino e tramite quello dovremo scoprire cosa fare e dove andare. In Shenmue I non c’è nemmeno una mappa della città, quindi dovremo per forza memorizzare i percorsi! Insomma, tutte cose che all’inizio del millennio andavano bene perché accompagnate da una realizzazione tecnica e artistica di tutto rispetto ma che al giorno d’oggi sono obiettivamente una barriera al godimento del gioco.

Bene inteso, il problema qui non è solo tecnico ma d’approccio: vogliamo riproporre il gioco in originale, come concepito nel 1999, oppure un gioco più moderno, andando a modificare però in modo anche sostanziale il gameplay? Sega ha scelto, per rispetto o per risparmio, la prima opzione. Quello che però andava fatto a nostro avviso, era ammodernare in modo molto più incisivo gli asset del gioco. Le textures sono straordinariamente piatte, i modelli hanno pochi poligoni, gli effetti speciali sono nulli. L’audio è quello originale, sia in inglese che giapponese, ed è palesemente figlio dell’epoca. In sé le uniche migliorie cosmetiche apprezzabili sono limitate alla risoluzione del gioco, ora decisamente più alta rispetto all’originale (ma possiamo anche renderizzare il gioco alla sua risoluzione nativa tramite un’opzione). Su console siamo dunque limitati a un aumento dei pixel. Su PC invece sono quasi immediatamente comparsi dei texture pack ad alta risoluzione che ci sentiremmo di raccomandarvi nel caso vogliate giocare su computer: anche l’occhio vuole e merita la sua parte in fondo!

Insomma, come remaster per noi è semplicemente troppo poco e una saga come quella di Shenmue meritava molto di più per essere trasportata in modo decoroso al giorno d’oggi. Ci sono giochi che hanno fatto meglio, come ad esempio Halo che offriva sia una versione originale che una realmente rimasterizzata su Xbox One. Ciononostante, Shenmue I e II rimangono delle pietre miliari del videogioco e questa è sicuramente una buona scusa per recuperare. Ma preparatevi a una buona dose di frustrazione e all’occasionale sbirciatina alle soluzioni nel caso restiate bloccati troppo a lungo!

 

Ci piace

  • La storia
  • Pietra miliare dei videogiochi
  • Molte idee originali

Non ci piace

  • Rimasterizzazione
  • Textures
  • Qualità audio
  • Controlli
4.75

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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