Non è un mistero che in questo periodo PlayStation 5 abbia bisogno di esclusive di peso. Anzi, a dire il vero è Xbox ad averne un disperato bisogno ma qualche titolo goloso fa bene anche a Sony.
Returnal, nuova produzione di Housemarque, arriva comodo per colmare il mese di maggio con un’esperienza assai peculiare ma anche intrigante.
Lo schianto
In Returnal impersoniamo Selene, un’astronauta davvero nei guai. La sua navetta, gravemente danneggiata, si schianta sul pianeta Atropos. Uscita dalle macerie fumanti, la donna si ritrova in un ambiente lussureggiante ma indubbiamente alieno. Strane creature si annidano tra la boscaglia, la vegetazione è di quella mai vista prima. Alcuni passi incerti in questo strano nuovo mondo ci portano alla scoperta di alcune cose: su Atropos ci sono un sacco di mostri che cercano di farci la pelle, ci sono rovine di una civiltà aliena, c’è qualcosa di interessante che ci aspetta e… siamo già stati qui?
Ben presto troveremo un’arma e, invariabilmente, finiremo vittime di qualche orribile mostro. Ma la morte di Selene non è la fine del gioco. La donna si risveglia dopo lo schianto, sul pianeta Atropos. A poco a poco capiremo che siamo prigionieri di una sorta di loop temporale, ad ogni morte finiremo per ricominciare da zero. Manterremo i nostri ricordi e poche, pochissime altre cose. In più, per qualche misterioso motivo, ad ogni loop qualcosa sarà cambiato. I livelli cambiano continuamente, con la successione delle zone che viene costantemente mescolata. Cambiano i mostri, a volte più deboli, a volte più forti, cambiano la posizione delle armi, dei power up… insomma! Ad ogni morte, praticamente siamo da zero. E Returnal non è affatto un gioco facile. La sfida di questo gioco non è quella di andare avanti, sbloccare nuove zone, raccogliere una marea di risorse e potenziarsi. La sfida di questo gioco è andare avanti, prendere meno danni possibili, valutare bene cosa raccogliere e cosa no e tentare di avanzare almeno di un pochino prima di finire invariabilmente assassinati da qualche orrenda bestia.
Il concetto del loop temporale di Returnal è abbastanza punitivo. Ad ogni morte, come dicevamo, si comincia dall’astronave schiantata. Perderemo praticamente ogni cosa raccolta: armi, reliquie, consumabili, potenziamenti… restiamo con un pugno di mosche in pratica. Certo, c’è un limite a tutto questo: avanzando nella storia otterremo dei rarissimi upgrade permanenti per la nostra tuta spaziale e anche alcuni oggetti che renderanno meno frustrante riattraversare tutto il gioco ogni volta. Ad esempio, nelle prime… 20 morti (forse? E chi le conta più!) ci saranno dei passaggi bloccati da alcune strane piante. Ad un certo punto, quando saremo lì lì per fare il rage quit della nostra vita, troveremo una spada che ci permette di tagliare la vegetazione. E per fortuna la spada l’abbiamo tenuta anche quando, come ovvio, siamo stati smembrati brutalmente da qualche mostro. Ci sono anche rarissimi altri casi in cui possiamo tenerci quello che abbiamo trovato: ad esempio se riusciamo a recuperare un infocubo e poi trovare il macchinario dove usarlo (senza morire nel mentre – cosa che ci è ovviamente successa) potremo avere degli upgrade. Ci sono anche due tipi di risorse a cui potremo dare la caccia, oboliti ed etere. Gli oboliti sono risorse che possiamo usare durante il loop corrente per acquistare potenziamenti e oggetti assai utili ma lo perderemo ad ogni morte.
L’etere invece, assai raro da trovare, rimane a noi anche tra una morte e l’altra e serve ad attivare i quicksave e purificare gli oggetti maledetti (le casse ad esempio). Ma insomma, penso abbiate capito in che direzione andiamo qua: la pratica rende perfetti. Se la cosa vi sembra assai punitiva, beh, lo è. Ma Returnal nasconde qualche sorpresa inattesa che, in qualche modo, riuscirà a lenire almeno in parte tale loop continuo: ci sono diversi teletrasporti sparsi per la mappa che permettono di viaggiare praticamente ovunque (a patto che li abbiate scoperti a mano durante quel loop… no, non rimangono attivi tra una morte e l’altra!). Un’altra importante concessione fatta dagli sviluppatori è che non dobbiamo rifarci ogni boss di fine livello una volta sconfitto, una grazia mica da ridere visto quanto sono impegnativi.
Secondo me è sadico
Returnal è un roguelike, uno di quei giochi che non vi prende certo a manina. Scordatevi comodità moderne come i salvataggi (se siete nel bel mezzo di un ciclo non potete nemmeno chiudere il gioco! O mettete la PS5 in standby oppure rassegnatevi a ricominciare) o la vita che si ricarica da sola. Non ci sono vite extra (oddio, in realtà una meccanica del genere esiste anche se la useremo poco) e non ci sono di certo scorciatoie la prima volta che affrontiamo una zona. Certo, dopo aver ricominciato 20 o 30 volte capiremo che anche se il mondo cambia, più o meno dovremo sempre affrontare un percorso simile e dopo un po’ i vari “moduli” del mondo del gioco saranno riconoscibili, tanto che per esempio sapremo dove fermarci a combattere e dove invece attraversare la zona schivando gli attacchi per non perdere tempo.
Spesso dovremo adattarci alle situazioni, specialmente valutando il nostro corrente stato di salute, per decidere il da farsi. Potremo decidere che vale la pena fermarci in una zona, eliminare tutti e raccogliere le varie risorse perché ci aspettiamo di poterle usare più avanti per craftare un medic kit. Potremo essere tentati dai vari bauli, nonostante alcuni di essi siano indubbiamente potenzialmente malvagi. Passeremo lunghi minuti a ponderare se valga la pena di aprire una cassa che sicuramente danneggerà la nostra tuta spaziale (con tutti i malus del caso) per però aumentare la nostra salute. Le avarie poi non sono semplici stati temporanei poco fastidiosi ma possono avere impatti anche piuttosto severi sul gioco e per eliminarle non avremo scelta che trovare chiavi speciali per ottenere risorse, oggetti speciali, parassiti oppure, ovviamente, la morte. Anche i parassiti sono un elemento interessante: si attaccano alla tuta e forniranno bonus e malus contemporanei, la scelta di usarli sarà dunque un tassello piuttosto importante nella costruzione della nostra strategia. I mostriciattoli si staccheranno poi da soli o con determinati oggetti.
Lussureggiante ma non per tutti i gusti
Returnal su PlayStation 5 è assai spettacolare da vedere. La potenza della nuova console da vita ad un mondo assai vivo e vitale. La vegetazione si muove al nostro passaggio, effetti particellari di luce riempiono il nostro campo visivo. Le peculiarità di PS5 sono assai ben sfruttate: i caricamenti sono quasi inesistenti grazie all’SSD inserito nella console. Il gioco usa una funzione di audio 3D per le cuffie che abbiamo trovato niente male, pur preferendo il nostro sistema Atmos 5.1.4. Per finire vengono sfruttati anche i grilletti aptici di Dual Sense: una pressione a metà dei grilletti attiverà il fuoco primario delle armi mentre una pressione ulteriore (per superare la prima fase di resistenza del grilletto insomma) attiverà quella secondaria. Nelle zone piovose sentiremo anche le gocce d’acqua colpire il controller, in un effetto che non aggiunge granché al gameplay ma che rimane comunque divertente.
Returnal è il classico gioco a cui non mi avvicinerei manco con un bastone. Ci sono persone a cui piacciono i giochi difficili, punitivi, sadici. A me non piacciono. Tuttavia, qualcosa mi ha fatto rimanere in compagnia di Selene. Sarà che ad ogni volta che stavo per abbandonare ogni speranza è successo qualcosa che ha sbloccato la progressione. Sarà perché la storia, che ha un certo sapore di Alien, mi ha intrigato. Rimane il fatto che non è un gioco per tutti. La ripetizione ossessiva, la relativa inutilità di raccogliere risorse, il livello di difficoltà impegnativo e via dicendo faranno da deterrente per molti. In effetti, per rendere l’esperienza meno frustrante a gente come me sarebbero bastate due cose: non perdere l’arma tra una morte e l’altra e una barra della vita che si ricarica col tempo. Sarebbe bastato questo per rendere la vita molto più dolce a una grande fetta di giocatori. Ma Housemarque ha deciso che Returnal andava fatto così e ci sta bene.
In vacanza su Atropos?
Returnal è un gioco tosto, che ha le stesse possibilità di diventare la vostra prossima ossessione come di essere gettato dalla finestra in un rage quit particolarmente violento. C’è tanta azione, c’è tanto mistero e c’è una marea di roba da scoprire (la prima volta che arriverete alla fine del gioco… sarà solo l’inizio). Non è per tutti i palati ma se i giochi tosti con un bel po’ di sci-fi vi ispirano… secondo noi troverete pane per i vostri denti.
Ci piace
- Ambientazione e trama
- Grafica
- Gameplay fluido
Non ci piace
- Troppo difficile per molti
- Ritmo altalenante
- Inizialmente confusionario