ReCore

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ReCore

Il pianeta Terra è condannato, la razza umana decimata. L’unica soluzione è abbandonare il pianeta che ha dato i natali alla nostra specie per cercare fortuna su un altro, lontano, corpo celeste. Il viaggio dura decenni e al nostro risveglio scopriamo che nel frattempo qualcosa è andato storto. Vi sembra un incipit familiare? Forse perché è il modo in cu i iniziano innumerevoli film, libri e giochi? Beh, preparatevi a scoprire il mistero ancora una volta in compagnia di Joule e i suoi amici Nucleobot.

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Odio la sabbia, si infila dappertutto…

Joule è in stasi da quasi un secolo quando si sveglia sul pianeta di Far Eden. Meteorologa, distaccata in una sezione di pianeta da terraformare, la ragazza è la sola umana nel raggio di chissà quanti chilometri. Assieme a lei un nucleobot canino di nome Mach. I due si accorgono che il Pilone, una delle gigantesche strutture automatizzate che dovrebbero lavorare per rendere Far Eden abitabile per gli esseri umani è spendo da decine di anni. Non è chiaro perché gli allarmi non siano intervenuti prima, segnalando loro che c’era la necessità di intervenire. I due si mettono in marcia per scoprire cos’è successo e trovano l’immensa macchina semplicemente spenta. Stranamente i nucleobot che l’hanno costruita e che dovrebbero occuparsene sono diventati ostili: attaccano la ragazza senza motivo. Sfoderato il suo fucile modulare, la ragazza attraversa una vallata che ci ricorda molto Guerre Stellari (lei stessa sotto sotto ci ricorda Rey!) facendo fuoco sui robot impazziti. Ben presto Joule riuscirà ad attivare il Pilone, sopravvivere ad una enorme tempesta di sabbia che cambia il paesaggio attorno a lei e rientrare nel suo spazzasabbia, la navicella/mezzo da trasporto terrestre che è casa sua. Ma il mistero non è ancora svelato e una strana richiesta d’aiuto ci spinge ad uscire di nuovo, per cercare di comprendere cos’è andato storto su Far Eden.

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Azione platform

ReCore è un gioco che aveva catturato la nostra attenzione sin dal suo annuncio oltre un anno fa. Un design ispirato, ambientazioni interessanti e la prospettiva di una bella avventura sci-fi per tenerci occupati. L’avventura di Joule, rigorosamente narrativa e single player, ci porta ad esplorare ampi spazi in un mondo open world (anche se diviso in macro zone separate da caricamenti) caratterizzato da zone desertiche pullulanti di rovine e nucleobot impazziti. Tutta l’avventura si gioca in terza persona ed è caratterizzata da notevoli influenze platform tanto da rendere ReCore un action-platform a pieno titolo. Joule ha fortunatamente un jetpack che permette doppi salti e scatti in avanti, fondamentali per superare zone impervie. Prima di passare ai suoi compagni d’avventura però diamo uno sguardo ai combattimenti. Il fucile di Joule, che si potenzia mano a mano che combattiamo grazie a un sistema di punti esperienza, può essere impostato su quattro diversi colori di fuoco. I colori, rosso, blu, giallo e bianco vanno abbinati al colore di nemici contro cui combattiamo. Abbinare il colore ovviamente ci dà un bonus d’attacco importante. Certi boss variano il proprio colore durante lo scontro ma basta una veloce pressione della croce direzionale sul gamepad per adeguarsi. Un sistema non particolarmente complesso che però da un tocco di originalità in più a dei combattimenti altrimenti ben fatti ma non certo innovativi. Peccato che il sistema di lock di tiro faccia i capricci bloccandosi sì sul nemico scelto, salvo poi passare al prossimo più vicino a noi. Un po’ di fastidio c’è, specialmente se stiamo concentrando i nostri sforzi su un boss blu e il lock passa su uno giallo o rosso, costringendoci a cambiare colore e segnalare al nostro bot amici di cambiare bersaglio, oppure dovendo riconcentraci a mano sul nemico originale.

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Questione di nucleo

Per quanto riguarda i nucleobot amici, il primo con cui interagiamo è il cane Mach. Si tratta del bot assegnato a noi personalmente ed è in grado sia di cercare oggetti nella sabbia che di scattare per attaccare i nemici a nostro comando. Andando avanti nel nostro team entreranno anche altri, come Seth il ragno e Duncan il distruttore. Ogni bot ha le sue capacità speciali, Seth ad esempio funziona da scalatore e ci permette di arrampicarci su speciali percorsi verticali e orizzontali mentre Duncan, coi suoi colpi micidiali, può attivare speciali interruttori e aprire passaggi altrimenti bloccati dalle rocce. Durante il gioco possiamo portare con noi solo due bot e possiamo cambiarli solo all’uscita dallo spazzasabbia o da Violet, il bot del fast travel. Cambiare i bot spesso serve ad entrare in certi dungeon mentre possiamo sceglierli in base al nostro stile di gioco nelle zone open. Ad ogni buon conto ogni bot può essere potenziato tramite progetti che troviamo in luoghi nascosti e quasi inaccessibili del gioco. Basta collezionare i progetti, raccogliere le parti di ricambio e applicare i miglioramenti, che influiscono su statistiche quali attacco e difesa. Una progressione quasi da RPG che però non dà fastidio o rallenta la progressione di gioco.

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Ciò che rallenta la progressione è la necessità di aumentare di livello a sufficienza per combattere contro certi boss e la necessità di possedere un certo numero di core per accedere a certe zone o porte. I core sono delle sfere multicolore, un po’ come quelle gialle, blu o rosse dei nucleobot che possono essere raccolti in speciali contenitori (difesi da alcuni bot ostili), dentro il corpo di speciali boss che troviamo in zone isolate oppure alla fine delle varie sfide. Le sfide sono dei veri e propri dungeon con regole speciali: di norma c’è un tempo limite, una serie di combattimenti o lunghissime sezioni platform, un certo numero di interruttori da attivare e una tessera gialla segreta da raccogliere. Completare il dungeon significa ottenere un core mentre completare gli obiettivi secondari solitamente può significare nuclei extra o casse con oggetti e progetti. Le sfide sono impegnative ed accattivanti e danno vero valore aggiunto a ReCore: non sono obbligatori (anzi a volte dovrete sudare sette camicie solo per potervi accedere, esplorando ampie parti di mappa per collezionare le batterie per alimentare le porte d’accesso) ma le ricompense sono utili e aiutano il giocatore a potenziarsi più velocemente. Caldamente raccomandati per evitare di restare bloccati nella storia principale, obbligandoci a lunghe sessioni di back tracking per raccogliere gli oggetti mancanti.

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Play anywhere but…

ReCore è il primo gioco Xbox Play Anwhere che testiamo. Cosa vuol dire? Semplicemente che acquistando il gioco su Xbox One lo avremo anche su PC e vice versa: basta scaricarli dai rispettivi store. Ma c’è di più perché non solo abbiamo due copie del gioco ma esse condividono i salvataggi. Possiamo quindi iniziare la partita su PC, continuare brevemente su Xbox One e riprendere ancora su PC, il tutto senza nessuna azione particolare da parte nostra. Il sistema, secondo i nostri test, funziona alla grande. Una volta che i salvataggi sono stati sincronizzati dal cloud, basta premere “continua partita” e il gioco ripartirà dall’ultimo check-point. E per fortuna perché ReCore ha qualche magagna fastidiosa… cominciamo con i bug, in ordine sparso. Il fast-travel soffre di un bug particolarmente fastidioso che ha fatto sparire il cursore dopo 7 ore di gioco circa rendendolo inutilizzabile: non possiamo più selezionare il punto d’arrivo, obbligandoci a lunghissimi trekking nel deserto. Molto fastidioso ma almeno non blocca la progressione del gioco. Continuiamo con vari difettucci di compenetrazione, con mostri che spariscono parzialmente dentro ai muri, Joule che si trova con un piede in un buco invisibile in una roccia, i nostri bot che condividono lo stesso spazio fisico di oggetti solidi… di nuovo, nulla che impedisca di giocare ma che dà un certo fastidio. Continuiamo con effetti sonori mancanti in certe cut scenes e la necessità, se giocate su PC, di impostare il computer su Italia – italiano (Italia) nelle impostazioni di Windows 10 perché se lo avete impostato su Svizzera – italiano (Svizzera) avrete il gioco in inglese. Bella seccatura. Ma, ancora una volta, nulla che impedisce di godersi l’avventura. Quello che ci ha dato molto fastidio è un bug che ci ha impedito di sconfiggere un boss per moltissimo tempo. L’animazione di Joule si bloccava irrimediabilmente, causando o la nostra sconfitta, o la necessità di ricominciare a sparare per finire bloccati di nuovo oppure di dover uscire dalla partita. Per fortuna che, dopo essere passato da PC a Xbox One (grazie, cloud save) e aver insistito ancora e ancora siamo riusciti a sbloccare l’animazione di attacco. Tempo perso: ben oltre un’ora. Un bug quasi fatale che ci ha ricordato l’orrore del reboot di Tomb Raider che poteva essere risolto solo ricominciando il gioco da zero. Orrore! Per finire i tempi di caricamento: su Xbox One sono troppo lunghi. Parliamo di minuti per passare da una zona all’altra, tempi morti che ammazzano il ritmo di gioco. Su PC le cose vanno molto meglio: sarà il disco SSD (un EVO 850), saranno i 32GB di DDR4 ma si passa da 30 secondi a molto meno, con respawn in caso di morte istantanei

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PC vs Console

Abbiamo parlato dei problemi, troppi, di questa produzione, senza però parlare del resto! Il gioco, pur non avendo una grafica spaccamascella, è molto piacevole. Le ambientazioni sabbiose sono ricche di dettagli e hanno una loro innegabile bellezza. Specialmente su PC, dove abbiamo giocato per la maggior parte del tempo. Sul nostro PC di test (ricordiamo: i5 6600k, 32GB di RAM, GTX1070 e disco SSD) il gioco gira a 60 fps fissi (è anche possibile fissarli a 30 o togliere ogni frame cap) con tutti i dettagli settati su ultra a 1080p. Su console, ovviamente, ci sono stati dei sacrifici in termini di antialias, di risoluzione degli asset e di distanza di visione. Non che su PC non ci siano effetti di pop-in di elementi lontani estremamente poco eleganti… Per quanto le animazioni facciali non ci siamo: Joule ed altri personaggi (mistero mistero!) hanno espressioni legnose e poco credibili che li fanno assomigliare a strane marionette. Aggiungete un doppiaggio italiano nella media e avete il quadro completo.

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Bocciato?

Insomma, sembra che questo gioco si avvii verso una impietosa bocciatura? E invece no. Messi a parte i gravi bug (che speriamo VIVAMENTE) vengano risolti presto, ReCore è un gioco che c’è piaciuto molto, anche grazie alla durata sopra la media. Il gameplay è divertente, dinamico e sufficientemente variato. Non ci sono sbavature nei controlli, precisi e veloci al punto giusto (raccomandiamo un pad anche su PC). La grafica non è stellare ma, problemucci a parte, è piacevolissima. Mi sono perso nelle tempeste di sabbia, scalato rocce, saltato in canyon e goduto dell’effetto scia che il jetpack traccia ogni volta nella sabbia. Gli screenshot, d’altra parte, parlano da soli: l’atmosfera c’è!

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Per quanto riguarda la storia è interessante abbastanza da farci continuare nonostante la possibilità di dover raccogliere oggetti mancanti o aumentare il livello di Joule prima di affrontare qualche nuova sfida. I dungeon sono un extra assolutamente benvenuto. Insomma, ReCore ci piace a 360 gradi. Vanno sistemati i bug. Bisogna limare un po’ il sistema di lock dell’arma. E non dimentichiamo che su PC i requisiti raccomandati sono alti (raccomandano un i5-4690 o FX-8370, una GTX970 e 16GB di RAM) per un gioco che visivamente non è sbalorditivo in quanto effetti speciali. Ma, fatta astrazione di tutti questi problemi, il gioco ci piace lo stesso. Certo, con tutte queste magagne, la nota finale ne risente…

 

Ci piace

  • Gameplay divertente
  • Esplorazione e segreti
  • Compagni d'avventura
  • Prezzo budget

Non ci piace

  • Troppi bug
  • Caricamenti lunghi su Xbox One
  • Animazioni facciali e doppiaggio mediocri
4.5

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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