Outcast – Second Contact

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Outcast – Second Contact

Outcast è un titolo che ha un posto speciale nel cuore di chi vi scrive. Uscito originariamente nel 1999, è un gioco d’avventura open world come se n’erano visti pochi all’epoca. A fine 2017 il titolo è tornato su PC, PS4 e Xbox One rimasterizzato. Facciamo un viaggetto a fine anni 90?

Secondo contatto

Quando arrivò su PC nel 1999 Outcast attirò subito l’attenzione. Un mondo vastissimo, totalmente esplorabile a piacimento. Outcast aveva un aspetto grafico tutto suo, diverso dai giochi dell’epoca. Principalmente perché non era sviluppato per girare su Glide di 3dfx (rendendo inutile il mio acquisto di una Voodoo 2 l’anno prima) ma era basato su un mix di un engine ray casting per il paesaggio e un motore poligonale per gli oggetti. Una sorta di precursore di engine voxel, anche se il termine fu usato impropriamente. Questo fece si che Outcast avesse un aspetto visivo assolutamente straordinario e, al contempo, lo rese un gioco incredibilmente difficile da far girare come si deve dal momento che non disponeva di una modalità 3D accelerata ma solo di software render. Per giocare ad Outcast al massimo delle sue potenzialità e risoluzione (512×384) ci voleva niente meno che un Pentium III e 128 MB di RAM. Altro che Crysis!

Outcast Second Contact è quindi, per molti, la prima occasione di giocare con la grafica al massimo. Si tratta di un’avventura in terza persona, che miscela esplorazione, meccaniche TPS, qualche sezione platform con una trama che ricordava vagamente Stargate. Il protagonista, Cutter Slade, è il classico ex soldato d’elite a cui viene affidato il futuro del pianeta terra. Durante un esperimento, alcuni scienziati sono riusciti ad aprire un portale per una dimensione sconosciuta. Un guasto tecnico però ha creato un buco nero che sta risucchiando la Terra al suo interno. L’unico modo per risolvere la situazione è andare dall’altra parte del portale per riparare la sonda inviata dagli scienziati e, si spera, arrestare il processo. Slade non è il solo ad essere inviato su Adelpha, il pianeta sconosciuto. Ma, ovviamente, al suo arrivo non trova né i compagni né l’equipaggiamento. Quello che trova però è un pianeta abitato da strani esseri umanoidi che lo credono una sorta di semidio, l’Ulukai. Slade non potrà fare altro che lavorare assieme ai Talaran, gli abitanti di Adelpha, per risolvere un conflitto che rischia di sfociare in guerra civile. In cambio, gli alieni lo aiuteranno a ritrovare la sua squadra e a riparare la sonda perduta.

Avventura vecchia scuola

Outcast Second Contact è un remaster e decisamente non un remake. Se da un lato la veste grafica è stata nettamente migliorata rispetto al 1999, con ambientazioni ed effetti più moderni, l’ossatura del gioco è rimasta la stessa. In particolare, il gameplay che risulterà molto probabilmente indigesto ai giocatori più giovani. Il gameplay è rimasto legnoso e virtualmente indistinguibile dall’originale. Una telecamera incerta, che specialmente negli ambienti chiusi è più un fastidio che altro. Le sezioni platform richiedono un impegno particolare vista la relativa poca agilità di Slade. Stesso vale per i combattimenti e le fasi più stealth, presenti in più di una occasione, che urlano a gran voce “siamo stati disegnati negli anni 90”.

In generale insomma il gameplay è invecchiato piuttosto male e avremmo di gran lunga preferito un ammodernamento molto più sostanziale per rendere il gioco non solo più moderno ma anche più divertente da giocare. Le nostre avventure per Adelpha saranno sempre all’insegna dell’esplorazione spinta ai massimi livelli: dovremo parlare con tutti, risolvere i loro problemi e, specialmente, ricordare ogni dettaglio. Outcast non fa nessuno sconto al giocatore e non offre praticamente mai la pappa pronta. Non ci sono indicatori di missione attivi né una comoda lista di missioni. Un’altra vestigia degli anni 90 che però ha il suo fascino, specialmente rispetto ai giochi di oggi che tendono a facilitare fin troppo la vita del giocatore.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, ancora una volta vediamo moltissimo dell’Outcast originale. Le textures sono ad alta risoluzione e gli ambienti sono più ricchi rispetto al 1999. Tuttavia, le animazioni sono rimaste quelle di un tempo, l’IA (considerata giustamente molto avanzata a fine millennio) ora risulta un po’ tanto limitata. La geometria del mondo è rimasta la stessa, così come la presentazione del gioco. Certo, ora il gioco si avvale della GPU del computer e supporta una ampia spettro di risoluzioni (compreso i 32:9).

Per i fan

Outcast Second Contact è una remaster un po’ a metà. Avremmo preferito un remake perché il gioco originale era davvero una bomba. Storia interessante, colonna sonora di prim’ordine e tante ottime idee. Purtroppo è invecchiato male sia a livello tecnico che di gameplay e un adattamento con un gameplay più moderno avrebbe sicuramente giovato a questo gioco. Noi lo consigliamo ai fan del titolo originale e a tutti coloro in cerca di un’avventura sci-fi tutta particolare e che non si fanno spaventare da meccaniche un po’ obsolete.

 

Ci piace

  • Storia
  • Ambientazione
  • Avventura anni 90!

Non ci piace

  • Gameplay
  • Incertezze grafiche
  • Avventura anni 90...
4.75

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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