Nioh 2

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Nioh 2

Se in questo periodo state accusando noia e non sapete a quale titolo dedicarvi, vi diamo un consiglio su come porre rimedio e correre ai ripari. Ce ne sarete grati? Solo il tempo lo dirà, o anche il cospicuo numero di imprecazioni e lanci del controller se deciderete di provare il nuovo titolo di Koei Tecmo su PlayStation 4, Nioh 2, meglio noto come “la nuova versione completa di insulti fantasiosi” che andiamo a rispolverare dallo scaffale, dove lo abbiamo riposto dopo aver giocato a vari Dark Souls, Sekiro – Shadows Die Twice e chiaramente il precedente Nioh.

Non abbiamo recensito il primo titolo di questo franchise, ma per farci perdonare non vedevamo l’ora di recuperare con il secondo capitolo, offrendovi un interessante excursus su questa nuova avventura. Primo requisito: rassegnazione, tanta. O pazienza, chiamatela come volete. Ma ne avremo a sufficienza?

In questo mondo di ladri (di pazienza)

Marzo 1555. Cominciamo questo souls-like in un periodo antecedente le vicende narrate nel primo titolo, ritrovando ancora una volta una storia ambientata in un Giappone dal totale devasto e dove le uniche forme di vita sono demoniache e quanto mai difficili da sbarazzare. Come prepararci al meglio per questa missione kamikaze, se non con La Transizione? Si tratta di uno dei tratti fondamentali della storia dettata dalla nostra condizione di “metamorfo”, legata alla natura del nostro avatar. Cominciamo il gioco in un luogo isolato dal mondo, che sembra tratto da una leggenda di eroi e divinità che si stanno preparando per affrontare i mali del mondo, in un classico stile orientale e di preparazione al cammino dell’eroe, o eroina. Ritirati in un angolo di Terra nel nostro Dojo di partenza, circondati dall’acqua e in una dimensione quasi a sé stante tra le nubi minacciose che circondano un grande albero, possiamo creare un personaggio femminile o maschile, attribuendovi al suo interno otteniamo le nostre armi (di cui due nuovi ingressi: le doppie asce e il falcione a scatto), scegliendo tra katane, lance e asce, e il nostro Spirito Guardiano tra tre diversi esseri magici.

Inutile dire che sin da ora le statistiche impostate sono importanti: queste variano in base alle nostre scelte di arma e spirito, andando a definire il personaggio che costruiamo man mano. Paura di non farcela? Chiaro, ma potrete seguire parecchi tutorial prima di cominciare la storia, per imparare ogni sequenza utile nel destreggiare armi e invocare lo spirito, oltre che farvi un’idea di quello che vi attende. Proseguiamo poi con “Il villaggio dei fiori maledetti”, la prima missione in cui incappiamo: infatti, accedendo a ogni missione dalla mappa, qui troviamo una lista di ricompense e di parametri che andremo ad acquisire proprio in virtù del completamento della stessa, tutti elencati prima di accettare la missione. Qui, a Jusanzakura, nella provincia di Mino, cominceremo a esprimere le nostre doti di ammazza-Yokai, da affinare sempre più per ore e ore di gioco, la cui pecca maggiore è proprio quella di non riuscire a distinguersi in maniera originale dal titolo precedente. La trama non è particolarmente sviluppata, tutto si focalizza sugli scontri che vivremo a rotta di collo e con l’ansia alle stelle, pur di rimandare al regno dei morti le bestie mostruose e non-morte che ci capitano a tiro.

Non è però da disdegnare e dimenticare l’origine di tutto questo: il “punto di partenza”, il Dojo. Qui infatti possiamo avere accesso a diverse aree, alcune sbloccabili anche grazie ai progressi di gioco, tra cui la Capanna, per apportare nuovamente modifiche al nostro aspetto, il Santuario, per accedere a diverse opzioni (ad esempio, fare offerte per ricevere benedizioni Kodama) e al Portale Torii, per giocare online. Non dimentichiamo che Nioh 2 prevede anche questa modalità, consentendoci di partecipare a Spedizioni o a Incontri Casuali (un’opzione da sbloccare man mano che giochiamo). Le Spedizioni prevedono una partita in coop con uno o più giocatori per portare a termine una missione, durante la quale abbiamo su schermo la barra Assistenza che ci indica quanto ci rimane prima che una missione fallisca e che varia in base all’andamento del gioco (ovviamente non è da escludere che i compagni selezionati decidano di abbandonare la partita).

Contenuto del gioco: game over

Il giocatore che si avvicina a questo gioco sa già in partenza che avrà a che fare con la morte per almeno un centinaio di volte, nella migliore delle ipotesi, e che quindi si tratta di una condizione da valutare attentamente e dalle conseguenze non scontate: “se muoio, ricomincio”, non è il ragionamento lineare applicato in Nioh 2. Cosa succede se si muore? Prima di tutto perdiamo tutti gli Amrita raccolti (punti esperienza per aumentare il livello delle nostre abilità), alas, ma c’è un modo per evitare questa “tragedia nella tragedia”: se siamo posseduti dal nostro fido Spirito Guardiano, possiamo recuperarli selezionando la tomba che compare sul terreno. Attenzione: la tomba sparirà se moriremo di nuovo prima di riuscire a raggiungerla e toccarla, perdendo di conseguenza i nostri Amrita. Requiem aeterna.

Non cadere nell’acqua è inoltre una delle prime regole che dobbiamo imparare. Verremo tolti dalle nostre spoglie mortali, poiché non è previsto che il nostro personaggio sappia nuotare, e quindi moriremo annegati all’istante. In questa occasione, come ogni altro K.O. che subiremo, una schermata ci offre indicazioni su alcune combo che possiamo compiere, decidendo di andare al tutorial per apprendere quanto indicato, o selezionare un nuovo suggerimento, o semplicemente ritornare in partita.

Alla (ri)scoperta delle arti marziali

Deduciamo la difficoltà del gioco già al primo incontro con il menu di impostazioni delle opzioni principali, che sono sì parecchie, dimostrando una notevole cura a livello di comparto tecnico e di personalizzazione, ma ne mancano alcune non così scontate e secondarie, come lingua, doppiaggio e difficoltà di gioco. Capiamo quindi cosa abbiamo di fronte: morte certa, imprecazioni a non finire, senso di impotenza. Abbandonare quindi la sfida? No, soprattutto se siamo testardi o ci prendiamo gusto a farci del male. O entrambi. Come vi anticipavamo, non siamo soli in questa missione suicida, ma per richiedere l’assistenza di altri utenti (ricordiamo che giochiamo online e possiamo quindi attivare una modalità coop durante la missione) presso le Tombe della Misericordia, ci serve una determinata quantità di tazze Ochoko, senza le quali non potremo contare sull’aiuto di altri giocatori. Le Tombe Insanguinate sono invece quelle che compaiono nei punti in cui siamo caduti in battaglia la prima volta e che ci consentono di combattere un redivivo; a ulteriore conferma dell’attenzione al dettaglio, queste tombe riportano inoltre i dati del nostro ultimo decesso (giorno, ora e causa).

L’attenzione alla morte è così elevata e quasi morbosa che ci fa capire sin da subito qual è la caratteristica principale del gioco, ma questo non deve adombrare altri aspetti più leggeri e simpatici di questo gioco. Sin dal menu principale facciamo la conoscenza di verdi spiritelli, presenti a ogni tempio di preghiera collocato nei diversi livelli, che rappresentano una delle migliori chicche di questo gioco. A protezione dei templi, risultano graficamente davvero troppo carini e simpatici, portando una nota di colore e di gioia in un mondo tetro e pervaso da morte e tensione. Questo clima viene anche accentuato da una colonna sonora dalle note epiche sin dall’inizio, in grado di accompagnare ogni nostro combattimento dal sapore marziale e decisamente coinvolgente. Per quanto sia difficile uscirne vincitori, ogni scontro ha dalla sua una fluidità eccellente nei movimenti e nella verosimiglianza, grazie a un motore tecnico dalle ottime prestazioni nel suo complesso e alla possibilità di apprendere il cosiddetto Ritmo Ki, necessario per diventare abili combattenti nel settore delle arti marziali e sentendoci parte di un’epoca mai davvero andata persa.

In conclusione…

Che dire, dopo aver frantumato il nostro joypad (metaforicamente, sia chiaro) in mille modi possibili, possiamo dirvi che le novità apportate da questo gioco non sono molte, rispetto al predecessore, rivelandosi piuttosto conservativo e non distanziandosi troppo da quanto abbiamo vissuto in Nioh. Il consiglio è quello di tenere duro, soprattutto nelle prime fasi di gioco, dove sembrerà di imbattersi in un mondo decisamente fuori controllo e senza alcuna necessità di mostrarsi così cattivo. Verrete però ricompensati nel corso del tempo, oltre che da un asset grafico e di panoramiche davvero godibile e degno di nota (per quanto anch’esso non brilli di particolare originalità). In conclusione, vi diamo un piccolo “spoiler – non spoiler”: non ce la farete, finché ce la farete a farcela.

Ci piace

  • Eccellenza del comparto grafico e tecnico eccellenti
  • Fluidità di movimento
  • Dettagli minuziosi nelle impostazioni

Non ci piace

  • Narrazione non originale
  • Difficoltà iniziale eccessivamente proibitiva
4,75

Scritto da : Blondienerdie

Pad alla mano da 6 anni, ancora mi chiedo se Squall sia vivo o morto, ma comunque nella playlist Spotify trovi la colonna sonora di FF VIII e FF VII accanto a metal, Two Steps from Hell, Hans Zimmer e i Coldplay. Sed non satiata.

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