Nel 2010 arrivò sui nostri schermi un platform davvero molto particolare intitolato Limbo. Un gioco solo apparentemente semplice, in cui tutta l’interazione era basata su pochi comandi. Semplicità di gameplay unita però ad una sorprendente profondità di situazioni da affrontare. Ora, nel 2016, arriva la nuova fatica dei danesi di Playdead: Inside. Pronti ad affrontare l’incubo?

Braccato

Inside inizia con il protagonista, un ragazzino fuggiasco, che rotola nella foresta. Immediatamente siamo braccati da misteriose guardie senza volto e dobbiamo correre e nasconderci tra gli alberi per non farci catturare. Non sappiamo bene cosa sta succedendo ma la nostra missione è chiara: andare avanti. Attraversata la foresta, ben difesa da delle guardie, ci accorgiamo che qualcosa non va per il verso giusto. Nei campi battuti dalla pioggia troviamo carcasse di animali infettate da uno strano parassita, più avanti una fattoria abbandonata e silenziosa. E perché delle strane persone senza volontà propria sono rinchiuse dentro a delle gabbie buie?

Inside è un gioco criptico che vi lascerà interdetti. Chi è il ragazzino? Perché si sta intrufolando in uno strano complesso in cui la libertà individuale è azzerata? E perché diavolo l’umanità sembra essere stata in gran parte schiavizzata? Un gioco muto, in cui solo gli eventi parlano e ci raccontano a piccole parti la trama. Trama che dobbiamo comunque ricreare noi stessi, cogliendo indizi e sfumature durante la partita. Il buio, le stanze abbandonate, la ferocia con cui veniamo braccati, nemici che diventano improbabili alleati. E ovviamente i misteri irrisolti. Inside ci spinge avanti a pura curiosità perché una volta iniziato, nel bene o nel male, vogliamo sapere cosa diavolo sta succedendo. Sono pochi i titoli che ci obbligano davvero a portare a termine la partita perché dobbiamo, semplicemente dobbiamo, sapere. In questo Inside fa un lavoro davvero egregio.

Il pozzo nero

Inside è un platform sostanzialmente a due dimensioni. Ci sono diversi enigmi, mai troppo difficili invero, da risolvere. Si passa dal classico “spingi la scatola” a soluzioni più complesse che necessitano qualche tentativo, solitamente accompagnato da qualche morte cruenta, per essere comprese. I Playdead hanno giocato bene le loro carte, variando costantemente il gameplay di gioco. Una volta appreso il meccanismo di una serie di enigmi è subito ora di cambiare, imparare di nuovo e applicare. Una filosofia già sfruttata da grandi classici del genere che non smette mai di funzionare, offrendo continuamente una novità interessante al giocatore.

Il titolo è visivamente molto ben realizzato. Che si tratti di elementi in background o in primo piano, la cura è completa. Pur restando un titolo a due dimensioni per quanto riguarda il gameplay, è completamente realizzato in 3D, a differenza di Limbo. Gli sfondi, spesso minimalisti, sono magnifici e i vari effetti di luce ed acqua sono ottimi. Per quanto riguarda l’audio, siamo anche qui nel regno del minimalismo: niente voci umane (a parte qualche strano verso) e la traccia sonora è davvero essenziale. Il tutto non risulta però abbozzato ma giusto, perfetto per sottolineare certi momenti.

Lo strano viaggio

Inside è un gioco davvero strano. Nelle 3 – 4 ore necessarie per terminarlo non avremo mai tutte le risposte alle nostre domande. Anzi, non avremo risposte punto e basta. Dalla sua ha la straordinaria direzione artistica e un comparto gameplay superiore a Limbo. Gli enigmi sono più logici e non necessitano azioni a caso dettate dalla frustrazione. Certo, il gioco è davvero corto e questo sarà un deterrente per molti. In più personalmente avrei preferito un pochino più di chiarezza nella trama anche se, va detto, una seconda run completa sblocca un finale alternativo! Insomma, Inside è tutto particolare e lo consiglio a giocatori particolari (ma solo a loro)! A noi non resta che ringraziare Xbox per averci fornito il codice review.

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro