Hey! Pikmin

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Hey! Pikmin

I Pikmin è sicuramente una delle proprietà intellettuale più particolari nate dalla mente del maestro Miyamoto. Prettamente strategico, Pikmin è sempre stato un prodotto dedicato alle console casalinghe, a partire infatti dal gamecube ben 11 anni fa fino al terzo capitolo per Nintendo Wii U uscito nel corso del 2012. Ebbene, Hey! Pikmin cambia le carte in tavola ed approda anche per console portatili, come esclusiva per la famiglia Nintendo 3DS. La trasposizione modifica inevitabilmente il genere d’appartenenza, ora meno real time strategy ma con numerosi enigmi da risolvere immersi in uno stile platform bidimensionale. Un cambiamento drastico, molto importante per il brand, ci siamo quindi domandati se Nintendo riuscirà a convincere i suoi utenti con questa nuova formula. Questo spin off farà molto discutere fra i fan più accaniti della serie, e rischia di cadere nel dimenticatoio molto presto. Soprattutto se analizziamo il team di sviluppo delegato nel creare Pikmin per console portatile. Parliamo infatti di Arzest, neo studio nipponico composto da grandi nomi dell’industria del gaming (tra cui il papà di Sonic), ma che non vanta di un curriculum particolarmente roseo. Vi ricordate New Yoshi’s Island per Nintendo 3DS? Un platform che non ha saputo emergere fra tutti i titoli dello storico brand del dinosauro verde. Ammettiamo che non  apprezziamo il fatto di partire prevenuti nei confronti di Hey! Pikmin, ma qualche domanda ce la siamo posta, visto la precedente esperienza con New Yoshi’s Island: non all’altezza della canonica creatività Nintendo.

Ispirandosi al primo Pikmin per Nintendo Gamecube, anche in questa avventura il capitano Olimar perde il controllo della sua navicella, Dolphin, e si schianta inevitabilmente sul suolo di un pianeta sconosciuto. Naturalmente i suoi abitanti non possono essere che i soliti ed amabili Pikmin, piccoli alieni che traggono ispirazione dalle forme delle comuni rape, ognuno con una particolare abilità pronti a venire in nostro soccorso. Quest’ultimi aiuteranno l’ormai sfortunato capitano Olimar a recuperare il carburante necessario, al fine di decollare dal pianeta sconosciuto e ritornare presso il suo pianeta natio. L’utente è quindi chiamato nella missione di cercare il carburante, denominato “Luminium”, che ricorda, a grandi linee, l’alternativa al succo di frutta dei capitoli per home console. Hey! Pikmin non fa della tridimensionalità il suo cavallo di battaglia, escluso l’elemento stereoscopico lo spin off è unicamente immerso in un level design totalmente bidimensionale, strizzando l’occhio ai classici platform. La sua peculiarità risulta nella visualizzazione verticale, impossibile da riprodurre in molti giochi appartenenti alla stessa categoria per ovvie ragioni hardware. Chiaramente riproporre la formula rts con prospettiva terza persona era complicato su una macchina come il 3DS che, ricordiamo, non brilla per le sue performance, ormai molto datate. Era necessario trovare una formula alternativa, sia per gestire i Pikmin e sia per visualizzare l’ambientazione del pianeta. A questo proposito subentra proprio il doppio schermo, che estende il livello su ben due schermi sfruttando parecchio la visualizzazione verticale degli stessi. Questo permette di osservare meglio il percorso, magari scoprendo sentieri nascosti, specifici ostacoli e via dicendo. Purtroppo però questa estensione verticale è puramente estetica visiva, il team di sviluppo non la sfrutta per l’esplorazione. In tal senso i livelli infatti procedono molto lineari, e in maniera unicamente orizzontalmente. Avremmo gradito alcuni stage prettamente verticali, diversificando la solita formula di scorrimento da sinistra verso destra. I livelli si assomigliano molto e, se non fosse per lo sfondo e le diverse ambientazioni nello sfondo, oseremo dire che sono praticamente tutti identici.

Eppure qualche complessità di level design esiste anche in questo spin off dei Pikmin. Al giovane olimar viene fatto dono del salto: egli può volare per alcuni secondi in modo da superare precipizi ed ostacoli, un po’ come Peach in Super Mario Bros 2…ma con l’ausilio di un jetpack. I pikmin, invece, si governano con lo stesso principio dei capitoli per home console. Vale a dire che richiameremo la loro attenzione con il fischietto, in modo da radunarli in un unico gruppo. Infine saranno controllabili tramite touchscreen inferiore, in cui basterà toccare un nemico, un ostacolo o qualsiasi altro elemento interattivo per spedire all’impazzata numerose rape contro di esso. Specifichiamo che il massimo di Pikmin presenti per livello non supera la ventina. Mentre Olimar risulta controllabile con il classico stick sinistro, seguendo le linee standard di un platform. Purtroppo non è soddisfacente la difficoltà proposta, che risulta alquanto deludente sotto questo aspetto. Infatti gli stage sono strutturati per non morire mai, il game over effettivamente non esiste. La cura del level design sotto l’aspetto degli enigmi lascia abbastanza desiderare, i Pikmin seguono una logica tutta loro a secondo dell’appartenenza della tipologia. Il giocatore non può quindi controllare i singoli gruppi su propria discrezione, come avviene nei capitoli principali. Completare gli enigmi richiede pochissimo tempo, e ciò non valorizza il brand, conosciuto per offrire situazioni ben molto più complesse. Parimenti le boss fight, seppur ben caratterizzate risultano nell’insieme troppo semplici.

Insomma nel complesso la sensazione di giocare a un nuovo New Yoshi’s Island skinnato Pikmin è alta. Anzi, è fin troppo evidente. Il team di sviluppo è bravo a caratterizzare gli scenari dal punto di vista delle textures, sfondi e via dicendo, ma manca di ispirazione per quanto concerne level design ed enegmi. Per non citare la difficoltà, fin troppo bassa e troppo accessibile non accontentando quel target specifico abituato ai capitoli principali. Nel complesso possiamo affermare che Hey! Pikmin si rende godibile come spin off, ma non invoglia a gustarlo a fondo. L’utente non è incitato ad esplorare a fondo i segreti dei differenti livelli. Colpa della troppa monotonia dell’esplorazione e della semplicità disarmante degli enigmi. Inoltre, nemmeno la presenza del Parco Pikmin ha riacceso un po’ questa fievole fiamma, offrendo un minigioco utile e carino per l’avventura, ma molto breve. In quest’ultimo i Pikmin sono chiamati ad esplorare un parco speciale in cui raccolgono diversi tesori da convertire in luminium. Le varie zone si rendono esplorabili scegliendo i giusti Pikmin secondo il tipo specifico di ostacolo da superare. Un minidisco comunque carino, ma non sufficiente a sollevare la situazione dello scarso level design, che si traduce, inoltre, in scarse sette ore per completare l’intera campagna principale. Già con Yoshi’s new Island avevamo giudicato discreto il lavoro svolto dal neo team di sviluppo delegato da Nintendo, ma rivedere gli stessi errori lascia presumere che non siano così creativi nel genere platform/rompicapo…un vero peccato.

 

Ci piace

  • Colorato e ambientazioni ben caratterizzate
  • Diverse tipologie di Pikmin
  • Boss fight ingegnose
  • Parco Pikmin amplia l'offerta

Non ci piace

  • scarso level design e verticalità non sfruttata
  • enigmi semplici e poco longevo
  • controllo dei singoli Pikmin da rivedere
  • alla lunga monotono
4

Scritto da : Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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