Harvest Moon: One World

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Harvest Moon: One World

Siete pronti ad immergervi nell’ennesimo farm simulator per ore, per poi ritrovarvi alle cinque del mattino ancora attaccati alla vostra console preferita, chiedendovi cosa stiate facendo della vostra vita? Per rimpiangere le vostre ore di sonno perdute vi presentiamo Harvest Moon: One World, un videogioco per Nintendo Switch e PlayStation 4 uscito il 5 marzo 2021, il settimo capitolo della serie Harvest Moon.

Si sa che anche il mondo videoludico non si salva da ciò che possono essere problemi legati a licenze e diritti d’autore. Per potervi parlare di Harvest Moon: One World senza confondervi troppo le idee, è necessario fare un passo indietro sulla (o sulle) storie di questo titolo. “Harvest Moon” è una serie di videogiochi distribuita in Giappone e in Nord America da due distinte case editrici: Marvelous in madrepatria e Natsume nel resto del globo. Probabilmente ricordate il primo Harvest Moon del 1996 per SNES, in cui si interpretava un ragazzino che eredita la decadente fattoria del nonno con l’obiettivo di rimetterla in sesto.

Marvelous incaricò poi una sua sussidiaria, Xseed, di pubblicare i giochi sotto il titolo “Story of Seasons” – probabilmente anche per rimanere più fedeli al vero titolo giapponese, Bokujō Monogatari – e Natsume cominciò la sua personale serie spin-off di farm simulator, prendendo in mano l’eredità del nome “Harvest Moon”. Malgrado la creazione di questi spin-off e la conseguente confusione sono molti i fan storici di questa serie di titoli nipponici, è impossibile dire di no ai farm-simulator con elementi RPG. Harvest Moon: One World è dunque l’ultimo titolo della saga di Natsume.

Un cambiamento a 360°

Immaginatevi di vivere in un mondo in cui l’unica cosa che potete mangiare siano delle tristi patate. Tutti i giorni, colazione pranzo e cena, le uniche pietanze che potete cucinare sono a base di tristi tuberi che andate a foraggiare nella foresta accanto a casa vostra. Forse, in qualche giorno fortunato, potreste trovare dei pomodori e delle carote, ma nulla di più. È dunque più che normale che il nostro protagonista, ovvero voi stessi – malgrado la personalizzazione del personaggio sia davvero ridotta all’osso – sogni di poter crescere altre pietanze. Come fate a sapere dell’esistenza di altra frutta e ortaggi? Grazie a un vecchio libro in cui vi viene raccontata l’esistenza di alcuni potenti oggetti, i semi, che vi permetterebbero di crescere numerosi nuovi raccolti.

Questi strani, magici semi sono collegati alla Dea del Raccolto; tanto tempo fa, quando il mondo era rigoglioso e pieno di risorse, la Dea proteggeva e benediva la natura, portando dunque felicità a tutti gli abitanti del mondo. Col tempo però questi abitanti persero il rispetto per la natura e la Dea del Raccolto. La terra smise di essere fertile e la dea perse i suoi poteri. Debole, si ritirò e nascose dal mondo, mantenendo in sé la speranza che prima o poi qualcuno avrebbe fatto rinvigorire la terra al suo antico splendore. Questo qualcuno siete proprio voi. Dopo aver aiutato una piccola fatina del raccolto a ritrovare la strada per casa, queste creaturine vi regaleranno dei semi, che potrete crescere negli appositi spazi di terra in giro per la mappa. Esplorando le varie città del gioco – Callisson, un villaggio vicino a casa vostra, Halo Halo, una zona costiera, Pastilla, una cittadina desertica, Lebkuchen, un’area vicino a un vulcano inattivo e Salmiakki, un villaggio innevato – esplorerete non solo nuove amicizie e nuovi possibili raccolti, ma vi avvicinerete sempre di più alla salvezza della Dea del Raccolto.

Vi sono dunque diverse differenze rispetto al primo gioco del 1996 e, in generale, ai farm simulator: la propria fattoria non ci è stata lasciata dal nonno, ma è stata creata da un nostro amico di infanzia, Doc Jr. Inoltre, non bisogna riportare in vita una fattoria abbandonata e lasciata a sé stessa, nel nostro piccolo spiazzo di terra: è possibile spostare la casa del protagonista il vicino ad ogni nuova zona grazie alle invenzioni di Doc Jr. Questo purtroppo toglie molto all’idea di creare qualcosa di nostro tramite grande sforzo e calcolati usi delle risorse a proprio disposizione. Tutto il sapore del duro lavoro e l’attaccamento che la propria casa e la propria terra può avere viene completamente eliminato in questo nuovo capitolo della saga.

Un mondo da esplorare

Il mondo di Harvest Moon: One World è, in una parola… Grande. Troppo grande. Per quanto apprezziamo l’idea di avere un enorme mondo da esplorare, diventa difficile da gestire in un gioco come Harvest Moon. Infatti come molti farm simulator bisogna bilanciare la stamina e il tempo a disposizione nella giornata. La stamina viene lentamente erosa tramite il passare del tempo e le diverse attività che bisogna fare – foraggiare, bagnare i campi, prendersi cura dei propri animali, minare materiali preziosi per degli upgrade e pescare – consumano questa già precaria risorsa ancora più velocemente. Certo, più avanti si va con la storia più la propria stamina massima aumenta, rendendo più variati le scelte del giocatore fra i vari obiettivi da portare a termine nelle proprie giornate. Eppure, malgrado queste tanto amate meccaniche, la mappa rimane comunque troppo grande. La sensazione di infinità non è data tanto dalla grandezza ma dalla precarietà degli elementi presenti in queste zone vuote fra le varie città da visitare; si passa molto tempo a camminare sui sentieri senza fare assolutamente nulla.

Per poter crescere le piante, bisogna trovare i semi. Questi sono disponibili soltanto tramite le fatine del raccolto: per poter dunque piantare ad esempio dei girasoli, bisognerà andare in un luogo esatto ad un’ora esatta, essendo che ogni fatina dona un seme diverso. Rispetto ai diversi metodi presenti in altri farm simulator è una meccanica molto creativa,  che ha senso a livello di storia e narrazione, ma diventa un processo tedioso a lungo andare. Ad alleggerire questa monotonia tecnica è il ciclo delle stagioni e i climi diversificati delle varie città, che permettono di crescere certi tipi di semi in modo ottimale solo quando si soddisfano certe condizioni. Fate dunque attenzione a non piantare pomodori ghiacciati nel deserto! Per quanto riguarda il bestiame, è possibile acquisire animali in due modi: comprandoli o addomesticandoli. Per addomesticarli, bisogna interagire con gli animali che si trovano occasionalmente nell’ambiente circostante per aumentare il livello di amicizia accarezzandoli e, una volta portati nella propria fattoria, prendendosene cura. Così come per gli animali, anche con gli NPC è possibile aumentare il proprio livello di amicizia e, con alcuni di essi, sposarsi.

Se Pokémon e Animal Crossing avessero un figlio…

…Sarebbe decisamente Harvest Moon: One World. O almeno è così a livello grafico. L’upgrade rispetto al capitolo precedente della saga, Light of Hope, è sicuramente visibile; se prima vi era forse un contrasto imbarazzante fra la grafica dell’ambiente circostante, simile a un qualsiasi gioco in pixel art con vista dall’alto, e gli oggetti come gli edifici, gli animali e i vari personaggi in 3D, ora il tutto è armonioso e creato con una chiara vista d’insieme. Si può scegliere come vivere l’esperienza di gioco gioco: con una classica vista dall’alto o con una visuale leggermente obliqua. Seppur un piccolo dettaglio, è peculiare la decisione di non mostrare i soldi posseduti nel menù degli oggetti ma nel menù strumenti, da cui si può poi accedere ai propri salvataggi, alle quest, e alle opzioni di gioco. Un altro dettaglio riguarda la parte di tutorial e spiegazione del gioco, in quanto potrebbe risultare un po’ vaga e confusionaria per qualcuno che non si è ancora approcciato a nessun farm simulator. Per i giocatori più esperti è invece abbastanza facile approcciarsi al gioco, in quanto molto meccaniche, come quelle degli upgrade, sono essenzialmente le stesse in tutti i giochi di simulazione agreste.

Per ora non è disponibile una versione multiplayer del gioco e considerando il passato della saga è altamente improbabile succeda. Il che è un vero peccato, in quanto probabilmente in una versione multiplayer del gioco sarebbe molto più semplice sorvolare sulle piccole pecche del gioco.

Tutto sommato, dunque, Harvest Moon: One World è un rispettabile elemento di questo genere così amato nell’ambiente videoludico. I pochi problemi che porta con sé rendono però la magica esperienza del perdersi nell’organizzare e gestire la propria fattoria un pelo troppo pesante per un gioco che si basa sul ripetere le proprie azioni infinite volte.

Ci piace

  • Grafica armoniosa e coinvolgente
  • Personaggi e interazioni divertenti
  • Modalità di ottenimento di animali diversificata

Non ci piace

  • Scarso coinvolgimento emotivo nella propria fattoria e di conseguenza nella storia
  • Pesantezza degli spostamenti fra una zona e l’altra
4.5

Scritto da : Giulia Da Costa

Conosciuta anche come Duckie, Giulia è una redattrice appassionata di indie e studentessa di Media Management.

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