Ghost Recon Wildlands è un gioco che c’era piaciuto molto in redazione. Una storia decente, una marea di azione e una campagna cooperativa davvero divertente da affrontare con gli amici. Ora tocca a Breakpoint essere all’altezza delle nostre aspettative. Vacanzina sull’isola di Auroa?
Droni cattivi
L’isola di Auroa è un paradiso tecnologico. Scienziati provenienti da tutto il mondo si sono riuniti in questo paradiso terrestre per lavorare sotto il mantello della Skell Technology, un’azienda high tech che desidera cambiare il mondo. Il sogno di un’utopia fantascientifica di Jace Skell finisce però per diventare una distopia quando l’ex Ghost Cole Walker (interpretato da Jon Bernthal) decide di fare suoi i droni e la scienza di Auroa, piegandoli al male. Da paradiso, l’isola di Auroa è diventata un inferno per i suoi occupanti. A questo punto entriamo in gioco noi, Nomad, il capo della squadra Ghost. Inviati sull’isola per cercare di capire perché essa abbia interrotto i contatti col mondo e perché abbia attaccato un vascello statunitense, finiremo ben presto in guai seri. Il nostro elicottero abbattuto, la nostra squadra morta o dispersa. Da bravi soldati d’élite non possiamo far altro che seguire il piano: tentare di raggiungere un punto d’incontro, scoprire cosa sta succedendo e neutralizzare le minacce. Una sfida Ghost contro Wolf sta per iniziare.
Nonostante possa vantare una firma come quella di Emil Daubon, la storia di Ghost Recon Breakpoint non è niente di speciale. Il solito cattivo che, divenuto malvagio a causa della sua distorta visione del mondo, tradisce i suoi compagni per diventare l’antitesi di quello per cui combatteva un tempo. Mentre esploreremo Auroa assisteremo alla spirale che ha portato Cole Walker a passare al lato oscuro e ci invischieremo in tutta una serie di attività atte a disturbare le manovre dei Lupi. Incontreremo l’ex CEO della Skell Technology, collaboreremo con i suoi ex scienziati, addirittura finiremo per lavorare fianco a fianco con una specie di piccolo gruppo rivoluzionario. Onestamente, il comparto narrativo non è riuscito a intrigarci più di tanto. Ma poco importa perché il fulcro di Breakpoint è nel gameplay e non nella narrativa.
Tanto da vedere, una marea da sparare
Breakpoint è un gioco che ha una marea di attività da offrire. Si apre in modo piuttosto lineare, con la prima missione che ci obbliga a seguire un percorso predefinito ma ben presto saremo liberi di fare quello che ci pare. C’è ovviamente una serie di missioni principali, che porteranno avanti la storia del gioco ma possiamo anche dedicarci alle missioni secondarie, a quelle facoltative, all’esplorazione, la ricerca del loot o semplicemente a creare il caos tra le forze nemiche. La mappa di gioco è davvero molto grande: divisa in zone diverse costellate da edifici e strutture esplorabili, essa può essere attraversata a piedi, in auto, moto, barca o elicottero. Volendo, possiamo anche usare un sistema di fast travel sfruttando i bivacchi. A differenza di Wildlands, Breakpoint però da molta più importanza a questa meccanica. I bivacchi infatti non sono solo punti di viaggio ma zone in cui sfruttare il sistema di crafting e la preparazione di diverse tattiche. Da questo punto di vista, il nuovo gioco di Ubisoft non ha assolutamente nulla da invidiare al precedente capitolo. Potremo scegliere come migliorare le nostre abilità, ad esempio boostando il guadagno di punti esperienza, la resistenza e via dicendo per un periodo limitato. Possiamo creare granate, C4 e siringhe per la cura. Breakpoint insomma cerca di introdurre qualche elemento RPG nell’esperienza giocatore e non lo fa solamente coi bivacchi ma anche con le classi di specializzazione (Assalto, Tiratore, Pantera e Medico da Campo) e un generoso skill tree da cui possiamo selezionare, tramite l’accumulo di punti potenziamento, quali poteri e abilità passive desideriamo per il nostro Ghost. Il tutto si traduce in un approccio un pochino più tattico anche se difficilmente un potere finirà per sconvolgere drasticamente il nostro modo di giocare.
Breakpoint ha anche un lato shoot and loot. I nemici dropperanno sovente armi ed equipaggiamento e ben presto saremo a caccia di oggetti sempre migliori. Ad esempio, per quanto riguarda le armi ci sono diversi modelli (sniper, pompa, mitraglietta, fucile d’assalto, pistola, ecc) con una loro progressione (3 livelli di potenziamenti) e la possibilità di modificarne gli attributi con vari accessori che dovremo procurarci in gioco. A differenza di Wildlands però ora le armi hanno un proprio livello di potere che andrà ad influire sul potere totale del nostro PG. La stessa cosa vale per le parti d’armatura. Insomma, siamo più vicini ad un Destiny 2 di quando immaginavamo. Finirà insomma che ci ritroveremo con montagne di armi e armature da smontare o vendere, rigorosamente una per volta, e non saremo per niente invogliati a prenderci cura del nostro equipaggiamento. Perché spendere anche solo 2 minuti per modificare un’arma quando è praticamente sicuro che a breve ne otterremo una più potente? Non c’è più quell’orgoglio di aver trovato lo sniper ultimo perché sarà ben presto superato dalla progressione del nostro personaggio (la caccia alle armi esotiche era una delle cose più soddisfacenti di Wildlands secondo noi). Poco male perché, proprio come in altri MMO, anche Breakpoint offre delle attività da endgame come l’attacco a droni molto potenti. Attività impegnative ma un po’ fini a sé stesse.
Da soli o in compagnia?
Breakpoint va giocato in compagnia, poche storie. Da soli il gioco perde gran parte del suo fascino, specialmente perché Ubisoft ha deciso di eliminare i compagni IA in favore di un’esplorazione più solitaria. Sparito anche il colpo sincronizzato “classico” in cui potevamo ordinare ai nostri compagni di effettuare eliminazioni in sincro con un nostro comando. La funzione esiste ancora, in quantità limitata, usando dei droni che dovremo procurarci dalla vendor in gioco. In co-op invece, le cose sono subito molto meglio. Potremo davvero inventarci tattiche d’attacco, sfruttare appieno i poteri speciali di ogni singolo PG e affrontare il gioco con più serenità anche ai livelli di difficoltà più elevati. Se siete giocatori esperti, consigliamo caldamente di aumentare la difficoltà da normale a difficile, in modo da ottenere un maggiore senso di sfida.
Breakpoint però non è solo un gioco cooperativo ma anche competitivo. Troviamo due modalità PvP 4v4: deathmatch a squadre classico (ma sempre benvenuto) e una sorta di modalità conquista in cui i due team, a turno, devono posizionare e disinnescare una bomba (sì, tipo CS GO). Nonostante ci sia abbastanza potenziale, per ora l’offerta di Breakpoint per quanto riguarda il multi competitivo non è entusiasmante anche se ha il suo perché per qualche partita in compagnia. In più, la progressione multiplayer è condivisa col nostro personaggio in modalità storia e quindi potremo sfruttare le due modalità per progredire più rapidamente e sbloccare poteri e armi migliori più rapidamente.
Tecnicamente parlando
Ghost Recon Breakpoint, da noi giocato in versione PC, è assai grazioso. Meglio ottimizzato di Wildands: a parità di opzioni grafiche il nuovo gioco è più bello da vedere e ha performances migliori. L’isola di Auroa è composta da diversi biomi e zone chiaramente identificabili ed esplorabili liberamente: potremo passare ore a rincorrere caprette in montagna o apprezzare il movimento dell’erba alta attorno a un lago. La distanza di visione è impressionante ed è spesso utile ai fini del gioco, se ci dedicheremo alla nobile arte dello sniping a tradimento da 300 o 400 metri di distanza. Si nota, anche su PC in configurazione ultra, un certo LOD durante l’esplorazione: il gioco modificherà dinamicamente e in modo piuttosto visibile la complessità di elementi come il fogliame e la densità dei fili d’erba in modo da mantenere le performances. Ad ogni buon conto, su PC il gioco è splendido coi dettagli ultra e gira senza problemi a 72 FPS sulla nostra configurazione di test (i7 7800X, 32GB DDR4 3600, 2080 Ti).
Non che sia tutto perfetto, ci sono alcuni glitch un po’ fastidiosi come quello che mette il giocatore sotto la mappa durante il fast travel condannandolo a morte certa. Oppure alcune volte le missioni si sono incantate, obbligandoci a ricaricare un checkpoint per poter continuare. D’altra parte, vista la taglia della mappa e la quantità di sistemi in gioco, siamo rimasti piuttosto soddisfatti dall’esperienza di gioco perché non abbiamo incontrato bug troppo severi che hanno tolto il divertimento dal gioco.
Bottom line
Ghost Recon Breakpoint ci ha divertiti in co-op. Non è poi tanto diverso da Wildlands come c’era stato dato a intendere: le meccaniche di base sono tutte lì e le aggiunte sono interessanti ma sostanzialmente non cambiano la natura del gioco. Auroa è forse meno carismatica della Bolivia perché offre bei colpi d’occhio ma nulla di davvero memorabile come il villaggio d’alta montagna di Wildlands, per esempio. Esattamente come per lo scorso capitolo, questo è un gioco che va affrontato con gli amici e non da soli perché, temiamo, in quel caso la noia si farebbe sentire. Specialmente perché molte missioni secondarie sono più o meno sempre uguali: infiltrazione, raccolta di intel/interrogazione di soldato, spostamento e sparatoria finale. Meglio le missioni principali ma il succo spesso è quello: non c’è enorme varietà nelle situazioni. Tutto sommato però, se avete un amico con cui giocare, Breakpoint è un gioco che vi raccomandiamo perché promette tante ore di esplorazione, scontri a fuoco e caos!
The Good
- Co-op
- Ambientazione
- Gunplay
The Bad
- Meccaniche loot and shoot
- Da soli, è noioso
- Missioni ripetitive