Ghost of Tsushima

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Ghost of Tsushima

Era da un bel po’ di tempo che Sucker Punch non se ne usciva con un gioco. Dal 2014 per la precisione con il DLC standalone First Light per Infamous: Second Son.

Sostanzialmente, lo studio statunitense ha aperto e chiuso la generazione PlayStation 4, “perdendosi” tutto il resto. Ma dopo tanta attesa, Ghost of Tsushima sa farsi perdonare la lunga assenza?

La via del guerriero

In Ghost of Tsushima prenderemo il controllo di Jin Sakai, erede di un potente ed influente clan di samurai dell’isola di Tsushima. Jin è stato addestrato sin da giovane al rigido codice di onore, fedeltà ed integrità proprio del bushido, la via del guerriero. Nobile e retto, Jin si ritrova nel bel mezzo di uno sconvolgimento epocale: l’arrivo di un’orda di invasori mongoli comandati da Khotun Khan, discendente di Gengis Khan. Lo scontro tra le truppe nemiche e quelle capitanate dai vari clan di samurai risulta in una totale e completa sconfitta giapponese. I samurai spazzati via, la sabbia intrisa di sangue, spade e lance spezzate. Lo zio di Jin, che l’aveva preso sotto la sua ala dopo la morte del padre, fatto prigioniero dai mongoli. Jin invece, sospeso tra la vita e la morte, viene salvato da una donna, una ladra, che ha bisogno della spada di un samurai per soccorrere il fratello catturato dagli invasori.

Comincia così la nostra lunga avventura per i territori di Tsushima, tra foreste di bambù, boschetti, laghi e pianure ricoperte di fiori. Un’avventura che porterà Jin ad interrogarsi sul cosa significhi essere un samurai, preso tra i dubbi del seguire la via del guerriero, la necessità di fare la cosa giusta e la brutalità della guerra, lontana da ogni tipo d’onore. Durante le parecchie ore di gioco proposte da questo open world nipponico incontreremo amici ed alleati, saremo chiamati a svolgere missioni principali, secondarie e altre attività classiche del genere. Ma, se siete fortunati, sarete anche rapiti dalla struggente bellezza dei paesaggi e da un’atmosfera storica che raramente abbiamo incontrato in un videogioco.

Una mente, una via, una lama

Ghost of Tsushima è, come detto, un open world action, come tanti altri giochi. Dopo aver pregato per anni Ubisoft di fare un Assassin’s Creed a tema samurai, Sucker Punch c’è arrivata prima. Fondamentalmente nel gioco dovremo portare avanti la storia principale che vedrà Jin ad opporsi all’invasione mongola, dapprima tentando di salvare lo zio e poi tentando di sradicare l’invasione prima che il nemico si riversi sulle isole principali dell’arcipelago nipponico. Non è un gioco storicamente accurato, nel senso che i personaggi e le vicende sono fittizie. Ma l’isola di Tsushima esiste davvero così come è reale la cultura, i paesaggi, la religione e in generale il mondo di gioco.

Nei panni di Jin saremo chiamati a lottare contro i nemici dotati di katana e wakizashi, le due spade tradizionalmente portate dai samurai. Ben presto però apprenderemo vie a tratti meno nobili ma altrettanto efficaci come l’arco, i kunai, bombe, veleno e via dicendo. La meccanica centrale del combattimento gravita attorno ai combattimenti con la spada. Ci sono quattro vie, quattro scuole tecniche, di combattimento che però, alla fin fine, servono a combattere efficacemente le quattro tipologie principali di nemico. Una combinazione di attacchi normali col tasto quadrato e di attacchi forti col tasto triangolo saranno il nostro pane quotidiano. Il sistema di combattimento è fluido, non c’è il classico lock on sul nemico per scelta stilistica. I combattimenti di Ghost of Tsushima sono come fluidi balletti di morte in cui la nostra lama si sposterà di continuo da un nemico all’altro, approfittando dei momenti di apertura nella difesa nemica. Molte abilità speciali, come ad esempio i diversi tipi di attacco o la ricarica della vita, richiedono l’energia di concentrazione. Un indicatore a schermo ci mostrerà sempre quanta concentrazione abbiamo disponibile per, ad esempio, attivare un attacco. L’unico modo, almeno inizialmente, per ricaricare questo indicatore è combattere in modo efficace, eliminando i nemici. Più avanti invece potremo guadagnarci degli amuleti che ricaricano la concentrazione in modo passivo. Più progrediremo e più saremo efficaci, sia sbloccando potenziamenti per le armi sia migliorando le nostre capacità con un variegato sistema di perk.

Potremo migliorare le abilità di difesa e schivata, migliorare i singoli elementi di ogni tecnica della spada, potenziare gli attacchi speciali, aumentare la vita e la concentrazione. Molti elementi che però lasciano una discreta libertà al giocatore, specialmente per quanto riguarda lo stile di gioco. Personalmente preferiamo giocare con onore, sfidando i nemici apertamente invece di infiltrarci come spettri e uccidere mongoli con attacchi furtivi. Sia Jin che altri personaggi in gioco fanno continui riferimenti a cosa significhi lottare con onore. Tuttavia, la scelta morale non è così netta, le conseguenze non sono così pesanti come eravamo portati a pensare prima dell’uscita del gioco.

Le attività di gioco, dicevamo, sono divise in principali e secondarie. Ci sono le missioni della storia, che dovremo per forza portare a termine per completare il gioco. Ci sono poi una serie di missioni secondarie, chiamate i racconti, legate ai diversi NPC nostri alleati. Dovremo ad esempio fermare un’arciera che ha tradito gli insegnamenti del proprio sensei, aiutare un monaco guerriero nel difendere un tempio, aiutare una donna nella sua guerra contro crudeli mercanti di schiavi e via dicendo. Ogni attività non solo ci fornirà punti esperienza e un discreto numero di ore per essere completato ma poterà anche alleati dalla nostra parte per le fasi cruciali della storia principale. Ci sono poi altre attività ancora, come la composizione di haiku (che fornisce nuove bandane), la scoperta di diverse onsen (che aumentano la vita di Jin), la scoperta di piccoli tempi Inari (che aumentano la concentrazione), raccolta di oggetti cosmetici e via dicendo. In generale c’è una buona varietà in superficie anche se, dopo 10 o 15 ore di gioco, subentrerà una certa dose di ripetizione che potrebbe stancare alcuni. Fortunatamente, per ridurre l’effetto routine, Sucker Punch ha introdotto alcune idee interessanti. Oltre che lo spostamento a piedi potremo sempre fare affidamento sul nostro cavallo, che comparirà con la semplice pressione di un tasto.

Ma c’è anche il viaggio rapido, sempre disponibile gratuitamente tra ogni punto di interesse sbloccato sulla mappa di gioco. In più, per aiutarci nella raccolta di risorse da spendere in potenziamenti, troveremo degli altari del dono, luoghi in cui il popolo deporrà dei regali per aiutarci nella lotta contro gli invasori. Ultimo, ma non meno importante, il sistema di navigazione. Invece di segnare punti sulla mappa o disegnare linee per terra, in Ghost of Tsushima ci faremo guidare dal vento. Esso punterà sempre nella direzione del nostro prossimo obiettivo e ci basterà guardare da che lato si piegano alberi ed erba per sapere la strada. È un sistema che funziona ed è a tratti molto suggestivo, ad esempio mentre ci ritroveremo a cavalcare per campi aperti.

Struggente

Ghost of Tsushima è visivamente spettacolare. Nonostante le accuse (a tratti pure fondate eh!) di downgrade grafico rispetto all’E3 2018, la produzione di Sucker Punch non smetterà mai di sorprendere. Panorami mozzafiato, colline, scogliere, boschetti, templi, villaggi e laghetti ci immergono in un mondo che noi occidentali conosciamo solo in modo molto superficiale. La ricostruzione dei paesaggi e del periodo storico è davvero encomiabile, tanto che il gioco ha pienamente convinto la critica giapponese, solitamente molto scettica e, giustamente, protettiva del proprio retaggio culturale. Ghost of Tsushima è una lettera d’amore per la storia nipponica, un omaggio al genere samurai (tanto che il gioco ha una modalità Kurosawa attivabile a piacere!). Non contiamo nemmeno più le volte che ci siamo fermati ad usare l’ottima modalità fotografica per immortalare qualche scena (e infatti, questa recensione è condita da immagini esclusivamente catturate da chi vi scrive, una cosa che non succede praticamente mai). Ma Ghost of Tsushima non è solo visivamente stimolante ma, se siete fan della cultura giapponese, assolutamente accattivante. Ad esempio, Jin si fermerà a comporre haiku (uno stile di poesia giapponese) o andrà a visitare templi o farà commenti e riflessioni sulle sue azioni in uno stile introspettivo tipicamente giapponese che non vediamo mai in un gioco ambientato in altri posti. Dovete essere dei fan di questo tipo di opera e della cultura nipponica per apprezzare appieno questi dettagli, altrimenti buona parte dello charme di questo gioco sarà completamente perso per voi.

Lo spirito della volpe

Ghost of Tsushima ci è piaciuto immensamente proprio per come ci ha immerso nel mondo di samurai, kami e foreste di bambù. Da un punto di vista meno poetico, è un buon open world anche se, come dicevamo, a lungo andare può diventare un po’ ripetitivo per quanto riguarda le attività da fare. Un problema condiviso da moltissimi altri giochi del genere ma che comunque va riportato. Se non siete fan del periodo storico apprezzerete sicuramente di meno la deliberata lentezza delle cut scenes, l’introspezione dei personaggi e i continui richiami alla mitologia giapponese. Se invece queste cose vi piacciono, preparatevi per un viaggio indimenticabile. Bottom line: consigliato in particolar modo ai fan del Giappone e a coloro che cercano un open world stimolante per questi mesi estivi.

Ci piace

  • Atmosfera unica
  • Gameplay
  • Audio in italiano e giapponese

Non ci piace

  • Alla lunga, un po' ripetitivo
  • LOD aggressivo anche su PS4 Pro
5.5

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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