Final Fantasy XVI

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Final Fantasy XVI

Le evoluzioni di un franchise che ha alle spalle ormai più di 35 anni dal suo primo titolo sono fortunatamente parecchie, tra sperimentazioni ed esplorazioni di nuove vie da percorrere. Alcuni sono stati vicoli ciechi, altri sono stati percorsi ben più spianati e lunghi. Il 22 giugno esce ufficialmente il sedicesimo capitolo del filone principale della saga di Square Enix che più ha fatto palpitare i fan dei JRPG, Final Fantasy, che per questa occasione ha subìto una netta virata e un cambio di rotta importante nella sua narrazione e costruzione del mondo.

Naoki Yoshida ha portato ora la sua visione personale su Final Fantasy, dopo il placido e favorevole destino che ha segnato il quattordicesimo capitolo, motivo per cui il CEO di Square Enix nel 2015, Yosuke Matsuda, gli ha chiesto di cominciare a elucubrare un nuovo capitolo della saga. Una missione felicemente portata a termine, o sforzi propagati con scarso successo? Scopriamolo insieme in questa recensione.

Final Fantasy XVI, nessuna pietà

No, non c’è alcuna pietà per i protagonisti della storia in questione, e nemmeno per i giocatori che si aspettavano l’ennesimo mondo magico e quasi fatato, allegro e spensierato che da sempre, o quasi, permea qualsiasi narrazione di Final Fantasy. La saga dei cristalli questa volta si tinge di tinte profondamente oscure, ma questo lo avevamo già ben inteso dai numerosi trailer diffusi prima del lancio, annunciando di volta in volta quanta violenza ci fosse negli epici combattimenti che ci hanno atteso qui. Una svolta non facile, che ha portato Final Fantasy XVI a mostrare evidenti luci e ombre nella sua riuscita complessiva. Ma andiamo con ordine, e partiamo dalla conoscenza di questo nuovo mondo chiamato Valisthea, dove i continenti di Ciclonia e Cineria hanno alle spalle secoli di guerre, dinastie, e quant’altro che arricchiscono la storia in maniera tale da rendere necessaria la Active Time Lore, funzione che ci consente di sospendere l’azione in qualsiasi momento e ottenere informazioni utili. Ci servirà mentre guidiamo Clive Rosfield, un uomo costretto continuamente a crescere e a scendere sempre a duri compromessi.

La volontà di spiegare tutto con dovizie di dettagli è evidente, sintomo di un lavoro certosino che però, si sa, non sempre riesce ad avere sotto controllo ogni singola angolatura del gioco. Ma ci arriviamo a breve. Il racconto si snoda secondo due binari paralleli: quello più vicino alla vicenda umana e alla lotta per la sopravvivenza, e quello che più racconta il classico sviluppo dei JRPG. Vendetta, maturazione e redenzione sono i tratti principali di una storia che vede crescere i suoi protagonisti, con una narrazione che perde in parte la sua convinzione a tratti. Sono però più forti i personaggi, non riuniti qui nel classico party, a partire da Jill Warrick, Gav, Cidolfus Telamon (Cid) e Mid, un insieme che ha saputo creare il gruppo di personaggi tipicamente fondante della saga. Nondimeno sono fondamentali i Dominanti dei vari Eikon, spaventosamente forti in questa saga e con un valore ruolistico preponderante.

Al gioco del trono o si vince o si muore

L’ispirazione per Final Fantasy XVI, come è noto, deriva da Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, al secolo noto come Game of Thrones, dove non tarda a farsi sentire la sua realtà cruda e oscura immersa nel classico mondo medievale di questo franchise. Una scelta che si evince non solo nel gameplay, ma anche nei temi della storia, quali la discriminazione, l’immigrazione, a tratti la questione ambientale, con tanti riferimenti e messe in scena violenti da un punto di vista psicologico. Basti pensare alla sola esistenza dei Portatori, ovvero le persone che possono utilizzare la magia senza i Cristalli, abomini che si possono uccidere senza alcun problema, a prescindere dai legami d’affetto e persino da quelli di sangue.

Se da un lato questa vicenda porta con sé una storia potente e cruenta, dall’altro è ancora distante dall’ideale di assoluta eccellenza che dovrebbe essere l’equazione al nome di Final Fantasy. La struttura è molto particolare, molto legata all’architettura delle espansioni del quattordicesimo capitolo, come potevamo attenderci, vista la genitorialità sopracitata. Da dungeon pieni di nemici e boss a nuove regioni introdotte, non mancano per nulla le attività secondarie, spesso troppo numerose e soprattutto ripetitive, per non parlare di parecchie missioni obbligatorie che ci conducono in aree già esplorate, e soprattutto per compiti di scarsa o nulla rilevanza. Inutile dire che la prima vittima di questa architettura è il ritmo, che rende difficile stare sempre a salvare la nostra pazienza per scoprire cosa ci attende ancora.

Non solo problemi, soprattutto relativi anche ad alcune meccaniche come lo scatto, solo in automatico e solo nelle aree aperte, e la smorzatura dell’azione per via di finestre che mettono il gioco in pausa alla fine del combattimento, e in altri momenti. Sbavature che però vengono accantonate in parte da un interessante contraltare delle scene di combattimento, dove lo stile di Devil May Cry 5 si fa sentire in una più leggera meccanica definita dalla spettacolarità, sempre in primo piano e che rende il titolo abbordabile per i neofiti del genere. E se siete esperti? Beh “peggio per vo”, avrete pane per i vostri denti solo verso la fine del gioco, per via di una semplificazione delle meccaniche di combattimento sicuramente numerose e corpose, ma non di certo difficili e complesse da padroneggiare. Tra l’altro, il fulcro delle battaglie risiede spesso negli Eikon, con una sorta di “rotazione” tipica nei MMORPG e lanciando in sequenza tutte le abilità disponibili, senza alcuna difficoltà nella comprensione di quanto si debba fare per uscire vittoriosi.

Fra tradizione e innovazione

Non manca di certo la citazione di alcune componenti tecniche ed artistiche, a partire dal potenziamento della componente visiva, presente in sequenze mozzafiato e in tempo reale sullo schermo. Da incursioni in capitali fortificate a scontri nei cieli infuocati, l’azione cinematografica svolge un ruolo pregnante, senza alcun dubbio. E anche la colonna sonora sa distinguersi nuovamente con Masayoshi Soken che non ha problemi a seguire il fil rouge srotolato finora da Nobuo Uematsu, ma non senza qualche ovvietà, come i main theme delle battaglie e una semplice variazione sul tema in altre occasioni. L’originalità e al contempo l’emozione sono ancora lontane dal farsi sentire.

Allo stesso modo il comparto artistico ha reso onore a tanti luoghi e ambientazioni diverse, restituendo ai conoscitori di vecchia data di Final Fantasy un quadro degno di nota e di essere vissuto, rispetto a quanto succedeva decenni or sono con qualche pixel e poligono di troppo.

In conclusione

Final Fantasy XVI è un capitolo sicuramente degno della vostra attenzione, dove gli amanti dei JRPG avranno qualche difficoltà nel trovare un sistema di gioco relativamente semplificato e i fan del franchise potranno riassaporare una storia i cui venti arrivano dalla tradizione e dall’eredità di anni addietro. Se risulta essere tra i migliori episodi della serie a oggi, c’è qualcosa che sfugge, che si allontana da quello che è il cuore di Final Fantasy. Manca la magia, il sentimento di speranza pura, di lotta per qualcosa di buono e in maniera meno cruenta di tanti altri, con una profondità dei sistemi talvolta scarsa e il riconoscimento di otto anni di lavoro evidenti in tanti altri punti, a partire dalla realizzazione a tutto tondo di un cast di personaggi straordinari. Si perde l’esplorazione, c’è la riduzione del genere JRPG in alcuni suoi elementi fondanti, manca quella gioia e quel desiderio di riscatto, e di vanto, che c’è stato tre anni fa con Final Fantasy VII Remake. Manca Final Fantasy, in certe pieghe e da certe angolazioni.

 

Ci piace

  • Grafica ottima
  • Narrazione ricca di dettagli
  • Costruzione ottima dei personaggi

Non ci piace

  • Mancanza di alcuni elementi JRPG
  • Combat System forse un po' troppo semplificato
  • Dettagli talvolta eccessivi
5

Scritto da : Blondienerdie

Pad alla mano da 6 anni, ancora mi chiedo se Squall sia vivo o morto, ma comunque nella playlist Spotify trovi la colonna sonora di FF VIII e FF VII accanto a metal, Two Steps from Hell, Hans Zimmer e i Coldplay. Sed non satiata.

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