Final Fantasy VII Remake

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Final Fantasy VII Remake

Il main theme di Final Fantasy è sempre uguale da oltre trent’anni, ma sentirlo oggi, accanto all’immagine della Buster Sword conficcata nel terreno, non fa ripensare solo all’esordio della versione originale del 1997, ma acquista un senso più profondo e quasi ancestrale, capace di toccare le corde più nascoste dell’animo. Il tempo è passato da allora, e riscoprire Final Fantasy VII Remake nel 2020 è un colpo al cuore che ci costringe a svegliarci dal sogno, aprire gli occhi e vivere sempre più curiosi e affamati questa prima parte del gioco di Square Enix.

Esattamente, la versione che abbiamo a disposizione oggi non è quella integrale. Prima, grande novità del remake di questo JRPG è l’uscita a episodi scaglionati, con aggiornamenti a seguire, di una vera e propria colonna portante della storia del videogioco, non solo della saga a cui appartiene. Le avventure degli Avalance e del SOLDIER che abbiamo atteso a lungo contro la Shinra, la società più temuta al mondo vengono riprese man mano; la carne al fuoco è parecchia, e si rischia di fare indigestione con una portata del genere. Cominciamo allora ad assumerne a piccole dosi e a gustare fino in fondo i primi 18 capitoli di questo episodio; un lavoro dalla difficile gestazione, ma che ha saputo dare parecchie soddisfazioni.

Dal letame nascono i fior

Buio. Metropoli. Artificio. Atmosfera steampunk. Poi una luce, colori, la gioia e la spensieratezza della vita. Aerith, la “fioraia” che ricordiamo tutti con sincera tenerezza, è il primissimo personaggio che ci compare, in grado di portare speranza e vita con i suoi fiori. Ma il primo piano sul giglio calpestato da un passante noncurante è chiaro presagio di quanto sta per accadere. Scendiamo di nuovo nel reattore 7, dove ritroviamo il nostro party di eroi, di cui controlliamo solo il nostro eroe: Barret, Wedge, Biggs, Jessie e, chiaramente, Cloud, ex SOLDIER divenuto parecchio taciturno e apparentemente arido di sentimenti, con una sete di vendetta nei confronti di Sephiroth che riusciamo a dedurre sin dagli esordi.

Se ci è parsa molto buona l’idea di inserire dei brevi flashback e visioni di Cloud nei primi minuti di partita, al fine di dare al giocatore una piccola infarinatura del suo passato, un po’ meno apprezzata è stata l’anticipazione della comparsa dell’acerrimo nemico. Mostrarci “the winged angel” già nella prima ora di gioco fa cadere tutto quel sano hype che avremmo voluto provare e che avrebbe tenuto ancora più alta la tensione. Non sono solo queste però le variazioni che ha apportato il team di Kitase a Final Fantasy VII Remake, rendendolo parecchio complesso e di fatto in parte lontano dall’originale. Le migliorie e il progresso che la saga ha vissuto finora in termini di motore di gioco, comparto tecnico e combattimenti non è certamente stato gettato alle ortiche, anzi. Svisceriamo man mano questi aspetti.

Trova le differenze

Se oltre vent’anni fa, i giocatori allora bambini provavano paura e suggestione durante l’esplorazione delle viscere dei reattori Mako, quella che proviamo ora è un misto di nostalgia e timore estatico nel tornare sui nostri passi e temere di riaprire un vaso di Pandora, rivivendo la paura del passato. Di questo passato però, non è rimasto tutto, come è plausibile da un remake degno di questo nome. Coloro che un mese fa avevano provato la versione demo, avevano già ricevuto un piccolissimo assaggio del capolavoro che abbiamo per le mani, ma anche questa prima parte ha ricevuto diversi aggiustamenti e implementazioni di contenuti, rendendola ancora più ricca di quanto avevamo visto. La piuma grigia che cade al suolo e preannuncia la presenza di quel nemico ormai croce e delizia dei fan della saga, un tocco di classe che non può passare inosservato.

Nelle sequenze animate in cui ritroviamo i nostri eroi con una grafica super dettagliata, ritroviamo la mimica caratteristica degli anime giapponesi, riprendendo parecchie similitudini nei gesti con i personaggi di alcuni episodi precedenti della saga. Proprio in virtù della grafica e della possibilità di addentrarsi più da vicino nel mondo di Midgar, ritroviamo le taverne e i locali arredati in modo rustico, proseguendo il fil rouge semantico legato ai luoghi classici di Final Fantasy e continuando a darci quella sensazione di familiarità, qui in contrasto con la potente tecnologia che fa da padrona alla storia.

Melodie di Mondi Distanti

Una vera e propria benedizione, poter beneficiare di così tanti dettagli, e non parliamo solo a livello grafico. La narrazione viene letteralmente esplosa ed espansa, rendendo il lavoro davvero imponente e che ci ha creato delle notevoli aspettative nei confronti degli episodi a venire. Da subito il background dei nostri eroi risulta corposo e ben strutturato, creando dei protagonisti a tutto tondo e davvero “umani”, ognuno con il proprio vissuto e le proprie caratteristiche psicologiche.

Il senso di meraviglia ci rende quasi impotenti, una sensazione che non viene meno nell’ascoltare di nuovo la colonna sonora dalle note dalle melodie armoniose, facendoci riscoprire un’epoca gloriosa e che merita di essere riportata alla luce. Al netto della necessaria ed evidente ristrutturazione anche del comparto audio, con tracce composte in questa versione da Masashi Hamauzu e Mitsuto Suzuki, proprio la musica diventa parte integrante dei trofei che possiamo conquistare. Come? Grazie alla collezione dei vinili dedicati alle tracce audio di questo titolo, che possiamo acquistare e ascoltare in diversi punti del mondo di gioco, come grazie al jukebox del Seventh Heaven di Tifa, dove possiamo fingerci dei perfetti Fonzie di Happy Days e mandare a tutto volume i dischi ottenuti.

Non dimentichiamo che proprio la musica era già una componente “accessoria” ma non secondaria in Final Fantasy XV, titolo dal quale il team ha riportato qui alcune modalità di combattimento. Non più un rigido schema di battaglia a turni come nel 1997, ma un combat system con barra ATB del tutto nuovo rispetto all’originale: la CPU gestisce il duello, ma non in toto, motivo per cui ci aiuteremo aprendo il menu e mettendoci parzialmente in pausa per pensare al da farsi. Non rimaniamo però vincolati a un solo personaggio: se tendenzialmente siamo sempre al comando di Cloud, possiamo variare in battaglia, passando agilmente da un personaggio all’altro e stabilire ancora meglio la nostra strategia di attacco, rendendo ogni duello davvero soddisfacente, complici fluidità nei comandi e nei movimenti (sì, vedremo Cloud e gli altri librarsi in volo come succede da qualche capitolo a questa parte).

Stereotipo e censura: un remake “Loveless”

Era oltre un mese fa, quando era sorta una discussione relativa alla cosiddetta “disneizzazione” dei contenuti con l’uscita della demo. Ad oggi confermiamo effettivamente una certa revisione dei contenuti in ottica edulcorata e censurata. Cos’è successo? Scendiamo più nel dettaglio, senza fare troppi spoiler: i riferimenti più espliciti alle attività legate “al mestiere più antico del mondo” vengono cancellati, così come le scene omosessuali e le difficoltà vissute da Cloud in versione originale al Mercato Murato.

Negli anni Novanta infatti, non vi era stato alcun indugio nel metterlo spalle al muro, letteralmente, da un gruppo di uomini omosessuali all’Honeybee Inn, invitandolo a prendere parte a “incontri di gruppo” a sfondo erotico. Un momento difficile per il nostro eroe allora, e di non minore disagio per il team di sviluppo oggi, che ha deciso di non porre l’accento su questo contenuto e lasciare che la narrazione rimanga concentrata sulle vicende principali, per quanto non sia stato intaccato il tema principale delle vicende narrative.

Se è vero che Square Enix ha ripreso alcuni modelli del passato per trasportarli in questo nuovo lavoro, ogni insegnamento è da conservare con cura e con saggezza, motivo per cui lo stereotipo con cui sono stati riportati i personaggi gay nel lontano 1997 ben poco hanno a che vedere con la lotta all’uguaglianza e alla dissipazione delle differenze di orientamento sessuale che sono sorte negli ultimi anni. Per non parlare della sensibilità del pubblico, che ne sarebbe uscito giustamente turbato da questo momento. Dunque il tiro viene davvero corretto con il messaggio gay-friendly e corretto che invita a essere liberi di mostrarsi per ciò che si è e per quello che si prova? Forse, ma la cosa certa è stata messa la polvere sotto il tappeto nei confronti di un atto sì provocante, ma con una certa dote di innovazione che faceva brillare il prodotto originale dell’epoca.

Un remake croce e delizia

Passiamo ora a un’analisi prettamente tecnica di quanto abbiamo vissuto, a partire dalla grafica ottima, in grado di restituirci dettagli pazzeschi, soprattutto nelle sequenze animate, dove ogni minimo dettaglio non viene per nulla lasciato al caso e il risultato è decisamente impeccabile. Impossibile tirarsi indietro dallo scattare catture di immagine a ogni fotogramma che ci compare sullo schermo; è chiaro frutto di un lavoro meticoloso e degno della lunga attesa a cui siamo stati sottoposti. Non a caso notiamo una riscrittura cinematografica in queste sequenze, dove notiamo l‘indugio delle inquadrature su alcuni dettagli per mettere in risalto dettagli pregni di senso, motivo di vanto e orgoglio di questo nuovo lavoro. Peccato anche per alcune restrizioni a livello di gameplay: Cloud non può oltrepassare alcuni ostacoli se non lasciando che prima prosegua il resto del party, unico neo in un panorama ottimo.

Accanto a questo comparto eccellente, non sono da meno le prestazioni del motore di gioco e delle funzioni del menu, tra cui risulta davvero comoda la funzione di salvataggio e caricamento della partita in qualsiasi momento di gioco. Non solo pregi però: un capolavoro, sì, ma con qualche piccola sbavatura. Se il finale ci ha lasciati parzialmente con l’amaro in bocca, abbiamo notato qualche piccola imperfezione, ad esempio nella discesa dalle scale di Cloud, dove non si vedono le mani attaccate a lato delle sbarre. Inoltre le sequenze dialogiche, per quanto ben scritte e molto descrittive, risultano talvolta prolisse e interrompono spesso l’azione: la soluzione è offerta dallo skip, per quanto però non siano accellerabili. Non meno importante, il tema della localizzazione: a meno che non conosciate il giapponese, consigliamo di vivere l’esperienza con doppiaggio e sottotitoli in inglese, una versione sicuramente più accurata e aderente rispetto ai sottotitoli in italiano.

Conclusioni: al Settimo Cielo

Il ritorno a Midgar, e la conseguente fuga dalla città, segnano il primo, significativo ritorno al passato. Square Enix ha indubbiamente compiuto un grosso lavoro, uno sforzo dalla qualità elevatissima e che ci ha permesso di conoscere fin nei minimi dettagli la vita della città, con strategiche anticipazioni della vita di Cloud e di quanto ci attende. Le nuove generazioni, vergini della prima versione, avranno sicuramente pane per i loro denti, senza nulla togliere a chi ha conosciuto la versione originale, ma con un accrescimento dei contenuti e un lavoro certosino che ha moltiplicato la storia, croce dei conservatori e puristi, delizia degli innovatori. Un titolo dal sapore cinematografico, dove le sequenze dialogiche occupano parecchio spazio, uno stacco dall’azione che risulta talvolta molto lungo e un po’ tedioso. A questo punto, cosa ci attende nel prossimo viaggio? Ci auguriamo che le promesse di qualità narrativa e tecnica vengano mantenute, così da farci toccare il (Settimo) Cielo con un dito ancora una volta.

Ci piace

  • Narrazione decisamente espansa
  • Grafica superba
  • Colonna sonora riarrangiata e incantevole

Non ci piace

  • Qualche delay in alcuni punti di gameplay
  • Sequenze dialogiche decisamente prolisse
  • Suddivisione in episodi dalla riuscita di non facile previsione
5,5

Scritto da : Blondienerdie

Pad alla mano da 6 anni, ancora mi chiedo se Squall sia vivo o morto, ma comunque nella playlist Spotify trovi la colonna sonora di FF VIII e FF VII accanto a metal, Two Steps from Hell, Hans Zimmer e i Coldplay. Sed non satiata.

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