Dry Drowning è il risultato delle fatiche di un nuovo studio italiano: Studio V! Lo sviluppatore inde ci propone un’avventura grafica che ci immergerà in un mondo futuristico distopico, reso ancor più cupo dalle azioni di Pandora, uno spietato serial killer che prende ispirazione dai miti greci. Il vostro compito sarà quello di investigare, raccogliere indizi e smascherare menzogne per scoprire l’identità del mostro. Se il genere non dovesse interessarvi, passate semplicemente oltre… ma il nostro consiglio è quello di armarvi di pazienza e buona volontà: con un po’ di curiosità potreste piuttosto scoprire un’opera davvero bella, che potrebbe far nascere in voi una nuova passione per questo genere di videogiochi!
Un altro specchio nero
Mordred Foley e Hera Kairis sono i titolari di un’agenzia privata d’investigazione: lui è il classico duro bastardo da letteratura hard boiled, lei è bella, discreta, colta e vittima di una società in cui le sue origini straniere la alienano. Questa coppia improbabile corrisponde al duo di personaggi tanto caro alla narrativa investigativa attualmente di moda nella produzione di oltreoceano: sono due personaggi fuori dagli schemi che risolvono casi complessi grazie alla loro strana alchimia, vivono un’attrazione emotiva e sessuale che non riescono a esprimere… e sono tormentati da un terribile segreto che li rende dannati! Senza rischio di spoiler, vi possiamo dire che per pura ambizione hanno fatto condannare a morti due innocenti, accusandoli di essere Pandora, un terribile serial killer che terrorizza la città di Nova Polemos. Quando l’errore viene smascherato, i due finiscono ovviamente nell’occhio del ciclone e per loro è una sorpresa essere assunti per indagare su un nuovo caso… che li porterà a incrociare ancora una volta le orme di Pandora!
La caccia a Pandora si suddivide in 4 capitoli: questi vi porteranno a risolvere tre diversi casi, che in qualche modo si incastrano come pezzi di un grande puzzle, e al contempo a dover prendere delle decisioni morali che influenzeranno la vita di altri personaggi e la struttura della società stessa. Infatti, come ogni buon universo distopico tinto di cyberpunk esige, anche Dry Drowning propone una storia in un mondo che è l’immagine nera di quello in cui viviamo e cerca di farvi ragionare su tematiche come gli estremismi, la diversità, le preferenze sessuali di ciascuno e la relazione tra donna e uomo. Se alcune visioni sono portate in modo fin troppo esplicito e assoluto, altre sono trattate con grande delicatezza. Degno di nota è il rapporto fra Mordred e Hera: la ragazza è infatti la coscienza dell’uomo, che senza di lei sarebbe soltanto una persona meschina, manipolatrice, priva di scrupoli e marcia fino al midollo. Allo stesso tempo, la loro relazione è segnata dalla difficoltà di Mordred a darle fiducia e a riconoscerne il valore: da un lato, certo, vuole proteggerla perché le vuole bene, ma dall’altro stenta a capire che è una donna emancipata, responsabile e forse ancor più forte e in gamba di lui. La delicatezza con cui è portata la riflessione denota una grande intelligenza di scrittura, che si allontana da un discorso troppo spesso superficiale e banalizzato.
Beneath a Blade Island
Di certo, avrete già capito che il genere di gioco è quello dei romanzi interattivi, basati dunque principalmente sulla narrazione, e che il vostro compito sarà quello di discutere e interrogare altri personaggi, cercare prove e risolvere qualche enigma. L’avventura vi proporrà parecchie scelte che influenzeranno l’avanzamento della storia: gli sviluppatori annunciano 150 bivi che convergono verso 3 finali diversi (4 se calcoliamo un simpatico delirio nascosto alla fine del primo capitolo). Avendo sbloccato due diverse fini, l’impressione è che in fondo il loro impatto sui casi veri e propri sia quasi nullo e che le scelte cambino piuttosto l’arco narrativo generale, aggiungendo o eliminando qualche personaggio per strada. La più grande differenza si nota nel quarto e ultimo capitolo della storia che cambia radicalmente in base alle vostre azioni e vi propone addirittura delle location completamente diverse da visitare. Vi possiamo a ogni modo dire che vale davvero la pena di scoprire le diverse fini, che cambiano completamente il senso della vicenda e che sono molto ben pensate.
Da un punto di vista del gameplay, il gioco vi propone di parlare o interrogare altri personaggi e a volte di prendere delle decisioni fondamentali per il proseguo della storia. Durante i dialoghi, per poter avanzare vi capiterà di presentare delle prove raccolte durante l’esplorazione delle scene del crimine o di avanzare delle congetture in base alle vostre indagini. Questa meccanica trova il suo culmine nell’inquietante modo Living Nightmare: per una ragione che non vogliamo spiegarvi in questa sede, Mordred vede i mentitori trasfigurati in mostri con maschere di carne e avrete solo 3 possibilità per ricostruire la verità, pena la fine della partita. La varietà delle meccaniche di gioco è garantita da qualche enigma – tutti davvero interessanti, ma a nostro avviso non abbastanza frequenti e un po’ troppi semplici – e dal puzzle game Be a Good Citizien, molto ben congeniato e divertente.
Bianco e nero, chiari e scuri
Da un punto di vista estetico, la musica è di certo il punto forte del gioco, con una cinquantina di pezzi vari e ben eseguiti. Gli effetti sonori sono pure ben fatti e funzionali; gli sviluppatori li usano con grande intelligenza per segnare alcuni momenti importanti e stimolare l’immaginazione del giocatore: per esempio, al posto di vedere un filmato, il rumore di una coltellata o di una porta fuori campo fanno procedere il lato narrativo e vi permettono di capire cosa succede.
La grafica merita invece un discorso più complesso. L’insieme, che mescola personaggi in bianco e nero sovrapposti a fondali colorati, è originale, affascinante e dà un’impronta unica al gioco! Se dal punto di vista dei tanti attori del gioco non c’è molto da dire – a parte qualche errorino di proporzioni sono tutti parecchio belli e ben caratterizzati – i fondali sono di qualità altalenante e passano dal molto bello al mediocre, con un fastidioso effetto di distorsione degli spazi. Stesso discorso vale per le animazioni: ridotte al minimo, cosa che se ben si adatta al genere di gioco, possono essere ben fatte o assai discutibili. L’idea di usare le espressioni facciali per esprimere i sentimenti dei personaggi è per esempio ottima e ben integrata nell’insieme, mentre le posizioni di idle sono talvolta un po’ legnose e danno l’idea di vedere un burattino, come del caso di Foley. L’uso di effetti e animazioni tocca il punto più critico con i fondali di gioco: splendidi nel caso del modo Living Nightmare, decadono completamente nel caso delle ombre di persone che attraversano certe zone e in quello di qualche effetto atmosferico che crea una sgradevole impressione di separazione dal fondale. La stessa discussione sulla natura duale del lato grafico vale anche per l’ergonomia: il sistema di menù è ben pensato e pratico, ma il cursore e i bottoni d’azione andrebbero ripensati. Nel primo caso, il cursore non cambia e l’idea trasmessa è quella del caricamento, con tre cerchi concentrici che ruotano in direzioni opposte. Il sottoscritto – non senza una certa vergogna, diciamolo – non è andato oltre la prima schermata, convinto che il gioco fosse bloccato durante il caricamento e ha addirittura scomodato gli sviluppatori… per poi scoprire per caso che bastava schiacciare un tasto per procedere! Nel secondo caso, è invece difficile capire quando i bottoni di azione sono attivi oppure no: il colore dei bordi cambia in modo casuale e soltanto mettendoli in evidenza capirete se possono essere utilizzati grazie a un testo che appare a lato. Si tratta di problemi minori perché capirete in fretta il funzionamento dell’interfaccia e vi adatterete, ma speriamo che gli sviluppatori propongano rapidamente un correttivo!
Il fascino di Prometeo
Dry Drowning vince la sua sfida! Lo consigliamo a chiunque voglia cimentarsi con un’avventura grafica, dal neofita al consumatore accanito del genere. È un gran bel gioco e vi soddisferà di certo, proponendovi un’esperienza che ricorderete sicuramente. Il videogioco non è perfetto dal punto di vista tecnico e pecca forse per la troppa facilità (certi suggerimenti andavano decisamente evitati), ma si tratta di un ottimo prodotto, con una storia solida e appassionante: la trama non è per niente scontata e sarete sorpresi più volte dagli eventi. Dry Drowning è anche una promessa: il primo prodotto di Studio V denota una maestria che lascia ben sperare per i suoi prossimi giochi e che alimenta la speranza di un ritorno in forza del mercato italiano della creazione, che per anni è ruotato attorno a ben poche entità.
Infine, una piccola riflessione personale… In un nuovo momento di oscurantismo, in cui si parla di divieti e il videogioco viene additato come fonte di ogni male da qualche politico, media, accademico o pseudo scienziato in cerca di consenso o visibilità, Dry Drowning è una bella risposta in difesa del nostro intrattenimento preferito: con la sua scrittura ricercata, i riferimenti colti e l’invito a riflettere, quest’opera prima dimostra invece l’importanza che ha il gioco nella società, trasmettendo il suo amore per il buon italiano, stimolando l’interesse per il mito greco e invitando il giocatore a pensare al di fuori degli schemi imposti da un pensiero unico e superficiale. A volte, il videogioco è in verità Prometeo.
The Good
- Scoprire un serial killer
- Gli enigmi sono ben pensati
- Le scelte hanno un vero impatto sulla storia
The Bad
- La qualità della grafica è un po' incostante
- Enigmi un po' facili e gioco un po' dirigista
- Il cursore da incubo!!!