Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Definitive Edition

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Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Definitive Edition

Il famoso JRPG di Yuji Horii arriva finalmente su Nintendo Switch nella reincarnazione dell’undicesimo capitolo. Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta fu annunciato, a suo tempo, su Nintendo 3DS (versione mai arrivata nel nostro mercato) e, simultaneamente, su Nintendo NX (prima dell’annuncio ufficiale di Nintendo Switch). Successivamente, Square Enix decideva di pubblicare l’undicesimo capitolo anche su Playstation 4 e PC (Steam) nel corso del mese di settembre del 2018. Dopo molti anni di sviluppo, è in dirittura d’arrivo pure la versione Nintendo Switch, la quale porta con sé alcune migliorie; ragion per cui detta versione porta il nome di Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Definitive Edition. La versione Switch, oltre alla chiara riduzione della qualità grafica e la piena compatibilità con la modalità portatile, introduce le musiche orchestrate eseguite dalla Tokyo Philarmonica Orchestra, nonché la modalità interamente a 8bit bidimensionale simile ai Dragon Quest per Super Nintendo e molto altro.

Le avventure del lucente ora sempre in nostra compagnia

La versione Nintendo Switch è rimasta in un misterioso limbo per molti anni. I possessori di Nintendo Switch e i fan della saga Square Enix cominciavano a credere che quest’ultima avesse ormai abbandonato il progetto. Invece, mediante un Nintendo Direct, è stato annunciato per l’ibrida Nintendo e sarà disponibile al download a partire da questo prossimo venerdì, 27 settembre 2019. Le avventure del lucente saranno disponibile anche per l’ibrida di Nintendo, le quali sapranno offrire parecchie ore d’intrattenimento sia in modalità casalinga sia in modalità portatile. Dragon Quest, oltre al character design di Akira Toryama, è sicuramente conosciuto per la sua narrativa intricata e trama longeva la quale richiede, in media, almeno una 50ina di ore per il completamento della stessa. Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta non fa eccezione con quanto affermato poc’anzi. Il giocatore, nei panni del lucente, dovrà intraprendere un lungo viaggio per scoprire i segreti che si celano nell’ombra del mondo di gioco : il ritorno dell’oscuro è imminente e tocca al nostro protagonista aiutare le persone sparse nel mondo e raggiungere l’albero sacro di Yggrdasil. Per chi non avesse ancora messo mano all’undicesimo capitolo, quest’ultimo offre una trama lineare e in linea ai precedenti capitoli della serie. Essa offre un ottimo ritmo tra commedia, dramma ed elementi nostalgici, permettendo al giocatore di conoscere ogni singolo personaggio del party prima dell’arrivo di nuovi membri. La storia del lucente incaricato di salvare il mondo può sembrare banale, eppure Square Enix è stata capace di creare una narrazione profonda pur rimanendo su uno stile assai semplice. La caratterizzazione di ogni personaggio è certosina ed è pieno di piccole storielle da affrontare: ognuna con i suoi colpi di scena. Quello che stupisce in questo capitolo è come la linearità di un gioco classico non sfigura affatto nei confronti di altri dello stesso genere, meno lineari e più inclini all’esplorazione. Esplorazione comunque presente anche in Dragon Quest XI, seppur non offre una mappa Openworld nel vero senso del termine. Ad ogni modo, i segreti  da scovare (da oggetti di crafting, equipaggiamento, oggetti di cura, minimedaglie, ricette, e via dicendo) impongono il giocatore di esplorare  ogni singolo centimetro delle numerose mappe.

In Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta, Square Enix offre un miscuglio di scelte tradizionali mischiate ad elementi tipici dei giochi moderni. Le grandi mappe esplorabili si mischiano armoniosamente con un sistema di controllo classico del personaggio, in cui i mostri appaiono numerosi dando via a canoniche battaglie a turni in cui è ancora possibile esplorare l’arena. Il feeling è quello di un gioco di ruolo giapponese tradizionale degli anni 90 nell’era dei giochi in alta definizione di nona generazione. Ciò ha permesso a questo undicesimo capitolo di essere un gioco moderno ma allo stesso tempo mantenendo il proprio stile unico, ed inconfondibile, della saga di Yuji Horii.

Non solo una semplice conversione…

Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta è lo stesso identico gioco uscito un anno fa su Playstation 4 e PC. Dal fronte narrativo, pertanto, non vi sono aggiunte di sorta o modifiche. La conversione svolta su Nintendo Switch offre la stessa esperienza delle citate piattaforme sul fronte narrativa, oltre ad un post game di tante altre ore per concludere il cerchio della trama definitivamente. Seppur la riduzione della cosmesi è assai evidente, la versione Nintendo Switch non sfigura affatto in confronto se confrontata alla concorrenza. Sul fronte tecnico, in modalità casalinga il gioco è elaborato in 900p a 30 fps (stabili) mentre nella modalità portatile il gioco tende a scendere anche sotto l’HD, pur mantenendo i 30fps. Il framerate e i caricamenti sono gli elementi che ci hanno stupito maggiormente, i secondi, in particolare, sono piuttosto brevi e comparabile alla versione Playstation 4. Seppur l’evidente diminuzione qualitativa delle texture, un fov ridotto ed altri tecnicismi rivolti verso il basso, ed altri settaggi puramente tecnici relativi la resa grafica del titolo, la versione per Nintendo Switch introduce nuovi quick setting e menù che migliorano parecchio l’esperienza di gioco della versione base. Premendo il tasto + è ora possibile accedere alla lista rapida comprendente la forgia celestiale da viaggio (per craftare equipaggiamento), il richiamo del cavallo (per esplorare più velocemente la mappa di gioco), la lista delle missioni e via dicendo. La velocità di combattimento in questa versione può essere aumentata sensibilimente, i membri attivi del party schierati in battaglia sono presenti nell’overworld con i quali è possibile discutere in tempo reale, mentre vi è una comoda opzione per applicare i costumi di alcuni equipaggiamenti (qualcuno disponibile come contenuto aggiuntivo gratuito da scaricare mediante il Nintendo Eshop). Si trattano di tante piccolezze le quali rendono l’esperienza di gioco molto più comoda da affrontare, svecchiando ulteriormente alcune scelte di interfaccia, nonché di meccaniche, presenti nelle versioni standard del gioco.

La Definitive Edition nostalgica

Presso le statue della Dea, o nelle chiese, è possibile accedere alla modalità esclusiva della versione Nintendo Switch, ovvero la modalità 8bit. Si tratta di un tributo ai primi capitoli di Dragon Quest molto apprezzato ai nostalgici, già introdotta nella versione su Nintendo 3DS. Grazie alla formula tradizionale mantenuta in Dragon Quest XI, lo stesso può essere interamente affrontato nella predetta modalità 2D senza sacrificare le opzioni, la trama e l’esplorazione della controparte 3D “moderna”. Non necessariamente si perde lo stesso feeling della controparte tridimensionale; la trama di questo undicesimo capitolo si lascia godere indipendentemente dalla grafica con la quale si affronta. Chiaramente, nella modalità 2D è assente quell’immersione presente unicamente nella modalità classica, in aggiunta al doppiaggio dei dialoghi i quali possono essere ascoltati in inglese o in giapponese. Per i puristi del genere, poter impostare la lingua del Sol Levante renderà la presente versione più appetibile in confronto alla versione base di Playstation 4 e PC. La qualità certosina del doppiaggio, accompagnata di un labiale ben elaborato e l’esecuzione delle musiche orchestrate rende questo Dragon Quest XI su tutt’altro livello in confronto ai passati capitoli della saga. Chi desidera addirittura immortalare i momenti della trama e le varie location può, mediante la modalità foto introdotta specificatamente in questa edizione definitiva, scattare uno screenshot da condividere sui social. Mediante la stessa è infatti possibile posizionare il party in determinate posizioni, espressioni o movimenti del corpo.

Le battaglie a turni, piete miliari del genere

Il sistema di battaglia, di crescita del personaggio e di gestione dei poteri pimpanti è rimasta invariata dalla versione base. Il giocatore infatti dovrà controllare il party in un tradizionale sistema a turni, con il quale è possibile impostare i comandi automatici dei compagni senza preoccuparsi di dare ordini. Si tratta chiaramente di un sistema tipico delle produzioni anni novanta il quale è accompagnato con qualche controllo dell’era moderna, come ad esempio la possibilità di muovere liberamente i personaggi del party durante il loro turno nella piccola arena di battaglia. Movimento che, in concreto, non permette di schivare gli attacchi o ridurne eventualmente il danno subito, ma dona un certo senso di libertà e di immersione al giocatore. Più importanti sono invece i poteri pimpanti i quali rappresentano, in altri termini, le mosse ultimate del party. Non appena un personaggio diventa pimpante è possibile eseguire spettacolari attacchi offensivi o eseguire abilità di supporto. Per rendere più dinamico l’intero sistema è possibile scegliere, in tempo reale, la tattica del party e il comportamento della IA (attacco prudente, aggressivo, e via dicendo), nonché di scegliere in qualsiasi momento lo schieramento desiderato dei personaggi in battaglia. Ciò permette di cambiare fluidamente i personaggi che si trovano in panchina con quelli attivi nel campo di battaglia. Grazie a questo sistema armonioso è possibile modificare velocemente strategia di battaglia contro ardui Boss o dare  semplicemente il cambio ai personaggi affaticati nello schieramento principale.

Il tutto è condito da un sistema semplice di crescita del personaggio organizzato a modo di albero. Ognuno, infatti, può specializzarsi in determinate tipologie di armi e, su discrezione dell’utente, si investiranno i punti abilità nei confronti dell’equipaggiamento scelto. L’albero delle abilità viene rappresentato sotto forma di catena esagonale, la stessa richiede un minimo di organizzazione al fine di sbloccare le abilità nascoste (indicate con un punto interrogativo). I punti abilità, appresi mediante aumento di livello, possono essere sempre resettati presso la statua della Dea o nelle chiese.

Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta – Definitive Edition è sicuramente una conversione ben riuscita e che calza a pennello su Nintendo Switch. Il gioco può essere goduto in modalità casalinga con un comparto grafico sufficiente e convincente e, all’occorrenza, può essere affrontato in modalità portatile senza che la resa grafica subisca troppi sacrifici. Anche se tecnicamente inferiore alla versione standard presente su Playstation 4 e PC, questa versione aggiunge migliorie, novità e rifiniture che rendono l’esperienza di gioco piacevole, confortevole e più curata. Se già la versione base era stata acclamata per la sua ottima qualità complessiva, questa versione definitiva ha sicuramente fatto centro. Pertanto, e per ora, ci sentiamo di affermare che la versione migliore dell’undicesimo capitolo di Dragon Quest si trova su Nintendo Switch.

Ci piace

  • l'avventura è lunga e longeva
  • Ottima narrazione, character design e ambientazione
  • La versione definitiva introduce tante piccole novità...
  • la conversione è sicuramente ben realizzata...

Non ci piace

  • ...ma la formula tradizionale sente il peso degli anni
  • un paio di crash software con relativa chiusura del gioco durante la fase di recensione
5.75

Scritto da : Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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