Deus Ex: Mankind Divided

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Agli arbori, la fantascienza portava avanti un messaggio di assoluta fiducia nel progresso, che era il frutto dell’ottimismo legato all’evoluzione industriale e alla creazione delle macchine. Presto però questo ottimismo è stato soppiantato da una visione duplice del futuro: se da un lato la tecnologia raggiunge livelli sorprendenti, dall’altro il prezzo da pagare è una forma di degrado sociale, accompagnato spesso dall’alienazione dell’individuo. Deus ex: Mankind Divided non fa eccezione alla regola: il progresso ha permesso per certo di creare degli uomini potenziati, ma ha anche portato a una società frammentata, in cui l’odio per il diverso ha provocato una situazione di instabilità e di terrore. È in un tale contesto che si muove Adam Jensen, già protagonista del primo capitolo, ormai agente dell’Interpol.

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Un mondo diviso

Adam Jensen è un uomo potenziato, con una particolarità unica: il suo corpo non è afflitto da rigetti causati da innesti tecnologici. Già protagonista del primo reboot della saga cyberpunk, Deus Ex: Human Revolution, lo ritroviamo in questa nuova avventura nelle vesti inedite di un agente dell’Interpol. Per chi non avesse giocato il precedente capitolo, non c’è nulla da temere: Eidos propone un filmato di ben dodici minuti che riassume la storia finora e permette di capire gli antecedenti, fra cui l’incidente che fa da sfondo alla trama di Deus Ex: Mankind Divided. Questo incidente è considerato il giorno più oscuro nella storia dei potenziati: un virus ha fatto letteralmente andare fuori di testa la maggior parte degli esseri umani con innesti, che, invasati, hanno commesso delle vere e proprie stragi. Nonostante gli atti criminosi non fossero responsabilità dei potenziati, l’umanità “normale” non li ha perdonati e il mondo è ormai diviso in due categorie di persone: chi ha innesti e chi no. La diffidenza – per non parlare addirittura di odio – verso i potenziati li ha portati a essere discriminati, segregati ai margini della società, e addirittura a essere deportati in specie di ghetti-prigioni. Questa situazione ha dunque creato gravi disagi sociali e il succedersi di attentati attribuiti ai potenziati.

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Deus Ex: Mankind Divided inizia con una missione introduttiva a Dubai, in cui il giocatore agisce in un enorme complesso mai completato, che, come un enorme cimitero, contiene i resti delle vittime dell’incidente. Il livello funge da tutorial e al contempo permette di far capire al giocatore il contesto in cui deve evolvere. Finita questa missione, Adam si sposta a Praga, appena in tempo per ritrovarsi implicato in un attentato di stampo terroristico, che farà poi da sfondo a tutta la trama. Il nostro compito sarà infatti quello di arrestare i responsabili della strage, indagando in un mondo ormai spaccato, in pieno degrado e in cui oscuri gruppi di cospiratori, famiglie mafiose e multinazionali detengono delle forme di potere assoluto.
La trama non è particolarmente originale e, anzi, la concatenazione degli eventi è in fin dei conti abbastanza scontata. Gli sceneggiatori tendono a porre tante domande, che non trovano però nessuna risposta in questo capitolo della saga; sembrerebbe che Deus Ex: Mankind Divided abbia piuttosto il compito di mettere le basi per altri capitoli futuri e per consolidare l’universo di Adam Jensen. Da notare che il discorso cambia parecchio per le storie delle missioni secondarie: alcune sono davvero splendide e ben superiori all’intreccio principale! Gli spunti narrativi sparsi nel gioco sono inoltre parecchi; per comprendere appieno il mondo di Deus Ex, vale davvero la pena di leggere tutti gli ebook disseminati un po’ ovunque e di consultare le email sui vari computer.

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Il primo uomo

Deus Ex: Mankind Divided è un gioco di azione e esplorazione, con sfumature di infiltrazione, degli elementi RPG e un po’ di crafting. Il suo mondo è semiaperto e vi spinge a esplorare i vari livelli e a discutere con gli altri personaggi: le scelte giuste vi permetteranno di attivare delle missioni secondarie, che potrete accettare o rifiutare. Certi dialoghi vi chiederanno anche di prendere una decisione fra due diverse possibilità, che influenzerà leggermente lo svolgersi della trama e che in un caso preciso vi proibirà addirittura di compiere la missione trascurata. La scelta più importante resta comunque a livello di gameplay: potrete infatti comportarvi in maniera letale o non letale. È scontato dire che il secondo approccio è più complesso perché vi richiederà discrezione, di utilizzare solo armi stordenti e soprattutto di padroneggiare le tecniche di combattimento corpo a corpo. Peccato che questo modo di giocare sia più complesso, senza però premiare per davvero il giocatore (se tralasciamo l’evidente soddisfazione e uno dei successi più golosi): il gameplay non sembra essere influenzato dal vostro “pacifismo” e la raccolta di oggetti diventa quasi inutile… perché mai raccogliere armi e munizioni che possono essere solo vendute, quando i soldi non vi servono praticamente a niente? In verità, questo discorso porta anche a mettere in discussione la fase di esplorazione, per esempio nella parte finale del complesso Golem, che vi prende tanto tempo solo per cumulare un po’ di punti esperienza e pochi oggetti utili.

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La componente RPG di Deus Ex: Mankind Divided si ritrova nella scelta della capacità da sviluppare, che sono in generale molto ben pensate e originali rispetto ad altri giochi con meccaniche simili. L’idea degli sviluppatori per giustificare la perdita delle capacità acquisite nell’episodio precedente è piuttosto simpatica: l’esplosione in cui siete implicati quando giungete a Praga danneggia i vostri sistemi e, quando vi fate visitare da un esperto, costui scopre dei nuovi innesti misteriosi che provocano una sorta di reset generale dei vostri circuiti. Questi innesti misteriosi vi danno ovviamente accesso a nuove capacità, che sono talvolta un po’ troppo potenti. Da un punto di vista generale, le facoltà possono essere considerate difensive, offensive o utili per la violazione di sistemi. Quest’ultima categoria è forse quella da sviluppare il più velocemente possibile, perché il mini gioco per controllare computer, pannelli e serrature è troppo difficile e punitivo altrimenti. Per il resto, potrete combinare come meglio credete le varie capacità per adattarle al vostro approccio di gioco o per variare il vostro stile durante la partita.
Il senso delle meccaniche di crafting rimane misterioso e è lecito domandarsi se siano veramente utili. Infatti, i materiali raccolti vi permettono di potenziare le armi, cosa totalmente inutile in modo non letale, o di costruire degli oggetti… che però trovate in abbondanza esplorando i livelli. Le poche volte che il sottoscritto è ricorso a questa opzione è stato solo per vuotare l’inventario dai materiali!

Il Golem

Pur assestandosi globalmente su buoni livelli, Deus Ex: Mankind Divided lascia a volte perplessi per quel che riguarda l’estetica. Dal punto di vista grafico, per esempio il gioco soffre un po’ di chiari e scuri. Se filmati, nemici e personaggi non si prestano a critiche particolari, il discorso cambia parecchio per i livelli: alcuni sono semplicemente magnifici, mentre altri sembrano un po’ raffazzonati e degni di un gioco di diversi anni fa. Certo, la quantità di dettagli riflette la ricchezza o la povertà dei quartieri che visitate, ma quel che più disturba sono alcuni materiali usati, che presentano scelte cromatiche opinabili e che sembrano piatti… Nonostante tutto, dopo un po’ cercherete di non far caso a queste piccole sbavature e vi concentrerete piuttosto sulla ricchezza dei giochi di luce, sulla magnificenza dei cartelloni pubblicitari e sul look dei vestiti, che farebbe invidia a molti stilisti!
La colonna sonora è perfettamente adeguata all’universo: è sempre molto gradevole, passando da momenti in cui riesce a trasmettere emozioni forti a altri in cui sa farsi discreta. Quel che lascia invece perplessi è il parlato: la recitazione e le voci in italiano sono convincenti, ma spesso i modelli non sono sincronizzati e capita che un personaggio tenga la bocca chiusa mentre parla, per poi cominciare a muovere le labbra quando è il suo interlocutore a prendere la parola.

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Il peccato di Adam

Deus Ex: Mankind Divided poteva essere un gioco eccezionale e invece di accontenta di essere un buon episodio. Certo, il titolo offre un’infinità di possibilità al giocatore e ogni situazione può essere risolta in più modi, ma la parola che viene in mente più spesso giocandoci è “peccato”. Peccato per la trama, che apre tanti spunti, senza chiuderne uno. Peccato per i personaggi, ben pensati e caratterizzati, ma spesso dimenticati dagli sceneggiatori. Peccato per le meccaniche, ben congegnate, ma a volte un po’ sbilanciate. Peccato per la grafica, a volte a dir poco eccezionale e a tratti scialba. Purtroppo, tutti questi “peccato” lasciano un senso di insoddisfazione alla fine del gioco. Ciò non toglie che Deus Ex: Mankind Divided sia un buon titolo, piacevole da giocare, e che aiuti a consolidare un universo magnifico. Non ci resta che sperare che il prossimo episodio corregga i vari difetti e che offra una storia capace di completare le lacune di questo capitolo.
In conclusione, Deus Ex: Mankind Divided è caldamente consigliato ai fan della saga… ma anche agli altri, che scopriranno comunque un gioco piacevole e un universo affascinante.

 

Ci piace

  • La quantità di scelte
  • Le missioni secondarie
  • I nuovi potenziamenti

Non ci piace

  • Qualità della grafica altalenante
  • Sincronizzazione fra parlato e animazione
  • Troppe domande senza risposta
5.0

Scritto da : Mauri

Si occupa di tante cose legate al mondo dei videogiochi: game dev, insegnamento di programmazione e game design, il Swiss Game Center e così via. E ogni tanto Dave lo incastra per scrivere su joypad!

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