Anthem

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Anthem

Per Bioware Anthem è ben più di un singolo nuovo progetto, si tratta di un’occasione di riscatto. Visto il successo (quale successo?) dell’ultimo capitolo di Mass Effect, lo studio canadese ha davvero bisogno di una hit. Sicursi che lanciarsi in un TPS/MMO sia una buona idea?

Pilota di strale

Il lore di Anthem è sicuramente accattivante: su un mondo lasciato incompiuto da una razza onnipotente oramai scomparsa, la razza umana tenta di sopravvivere in un contesto ostile. Le forze della creazione, rimaste in parte attive ma incontrollate, sono una costante minaccia. Ma gli antichi manufatti non sono i soli pericoli, ci sono anche lotte tra fazioni, fauna selvaggia e nemici ancora più misteriosi. In tutto questo, il giocatore impersona un pilota di strale. Gli strali sono esoscheletri da combattimento, in pratica l’unica linea di difesa efficace per le varie colonie umane sul pianeta. Peccato che la reputazione degli specialisti (questo il nome dei piloti) sia stata seriamente compromessa da una battaglia finita molto male: a causa di un folle esperimento operato dagli agenti del Dominio, si scatena un cataclisma. Il Cuore della Furia spazza via decine di specialisti, compresi alcuni dei nostri compagni di fireteam. È una catastrofe sia dal punto di vista bellico che umano. Ora, gli specialisti sopravvivono senza gloria, racimolando qualche contratto qua e là, per sbarcare il lunario. Ma ovviamente, con l’inizio della nostra avventura, le cose cominciano a girare per il verso giusto mentre un oscuro nemico facente parte del Dominio sta tramando qualcosa di molto pericoloso.

Anthem è dotato di una trama e di un lore decisamente più sviluppato di tanti altri titoli. Non solo abbiamo una trama principale sufficientemente corposa ma ci sono anche diversi elementi di contorno, che siamo liberi di scoprire leggendo documenti nel Cortex, parlando con gli NPC e scoprendo nel mondo di gioco. Va comunque detto che le prime ore di gioco sono alquanto confusionarie da questo punto di vista. Tanti nomi, luoghi, eventi che francamente abbiamo davvero fatto fatica a ricordare come si deve, finendo per seguire i dialoghi con un’espressione un po’ vacua sul viso. Ma a poco a poco i pezzi cominciano ad incastrarsi al loro posto. Non siamo ai livelli di coinvolgimento di un Mass Effect 3 ma potevamo aspettarci di molto peggio. La campagna principale potrà portarci via tra 15 e 40 ore, a dipendenza della velocità con cui decideremo di avanzare e di quante trame secondarie vorremo stare a sentire. Una durata piuttosto corretta che comunque va sommata alla ripetizione tipica di un loot shooter.

Loot and shoot

Anthem è, come Warframe o Destiny, un loot shooter in cui la molla principale che ci spinge finisce per essere la ricerca di equipaggiamento migliore, specialmente una volta portata a termine la storia principale. Le nostre missioni iniziano a Fort Tarsis, un forte avanzato in cui si è sviluppata una piccola comunità. Tre le sue vie interagiremo con diversi NPC appartenenti a diverse fazioni, Arcanisti, Sentinelle e semplici abitanti, per portare a termine le varie missioni che possono essere primarie o secondarie.

A differenza di un Destiny però, Anthem non gravita attorno al potenziamento del nostro personaggio. Nella produzione di Bioware troviamo gli strali, gli esoscheletri da combattimento in dotazione agli specialisti. Iniziamo la nostra avventura con uno solo ma potremo sbloccarne 4, diversi per caratteristiche e stile di gioco. Troviamo lo strale bilanciato, il Guardiano, abbastanza agile e combattivo in grado di sfruttare al meglio le combo. C’è il Colosso, il classico tank, lento ma capace di sopportare parecchi danni e dotato di uno scudo. Troviamo poi Tempesta, in pratica un warlock con poteri letali anche a distanza. Per finire l’agilissimo Intercettore, deboluccio in difesa ma spettacolarmente rapido e veloce e letale nel corpo a corpo. Il giocatore potrà usare tutti questi strali, senza dover per forza ricominciare la campagna con un altro personaggio. Basterà passare dalla Fucina, la zona di modifica degli strali di Fort Tarsis, per scambiarlo con un altro. Il loot raccolto è condiviso per ogni strale, quindi potremo raccogliere modifiche ed armi col Colosso che sono più adatte a Tempesta. Ad ogni missione, un esoscheletro insomma! Il concetto è indubbiamente affascinante e promuove una certa varietà nell’approccio alle missioni offerte da Anthem anche se, invariabilmente, finiremo poi per usare quasi sempre il nostro strale preferito, lasciando gli altri tre a prendere la polvere in magazzino.

Quale che sia lo strale che decidiamo di usare però, ci ritroveremo davanti ad un gameplay indubbiamente divertente. Comodi comodi all’interno dei nostri esoscheletri da combattimento potremo combattere in aria e a terra, volare per canyon, immergerci in laghi profondi, saltellare per pianure e potare una marea di piombo ai quei poveretti che decideranno di mettersi contro di noi. Il combat system semplicemente funziona, specialmente se usiamo un gamepad (anche su PC, la combo mouse e tastiera non è il massimo). Il combattimento vero e proprio è poi un misto di armi (primaria e secondaria) piuttosto classiche quali shotgun, pistola, sniper, d’assalto e via dicendo. Nei vari slot di potenziamento (dapprima uno, poi ne avremo a disposizione di più) potremo inserire diverse mod che andranno a cambiare, ad esempio, le percentuali di danno fatte ai nemici, il tempo di recupero dei booster di volo (che si surriscaldano durante il volo e richiedono un raffreddamento), la difesa e così via. Troviamo anche granate e la classica ulti, che possiamo usare solo una volta che l’apposito indicatore si è ricaricato. Ovviamente ogni strale ha una ulti diversa che si adatta alla sua classe.

Endgame

L’endgame è fondamentale in un gioco simile, non tanto per coloro che si accontenteranno di finire la storia principale prima di passare ad altro, quanto più per i fan del gioco che vogliono continuare a giocare per settimane e mesi dopo l’uscita (approfittando ovviamente anche delle espansioni in arrivo). Per quanto riguarda Anthem, si tratta di grinding per ottenere loot migliore. Le attività endgame per ora non sono molto acattivanti: tre raid in tre roccaforti e dei contratti leggendari. Siamo ben lontani però dai raid da 6 persone con meccaniche mai viste prima come in Destiny 2: come nel resto del gioco bisogna andare in un punto, uccidere nemici / risolvere puzzle, combattere ancora un po’ e fine. Quello che differenzia queste attività da quelle degli altri sono il grado di difficoltà, selezionabile a inizio missione.

Pecche di gioventù

Certo, non è tutto oro quello che luccica. Per essere un gioco in cui il loot è fondamentale, Bioware ha sicuramente fatto scelte strane. Per cominciare, non possiamo cambiare armi durante la partita, dobbiamo per forza recarci alla fucina prima o dopo una missione. Non c’è modo quindi di vedere cos’abbiamo raccolto durante una missione e adattare l’arma alla situazione in corso. A titolo comparativo, Destiny 2 non blocca praticamente mai il cambio d’armi in partita al giocatore, tranne che in attività molto particolari. Un’altra stranezza, anzi un vero e proprio fastidio, è che quando stiamo giocando in co-op (ovvero, sempre, visto che il gioco raccomanda caldamente di giocare in compagnia) non possiamo allontanarci dallo stretto corridoio della missione. Se lo facciamo, vedremo subito un countdown a schermo che, una volta terminato, ci riporta a forza nella zona missione. Questo avviso compare addirittura durante gli spostamenti in missione, solo perché un giocatore è andato un po’ più avanti degli altri. Un’altra critica, mossa specialmente da uno dei nostri redattori, Ardral, è come il gioco evidenzia i nemici: con un punto rosso sulla loro posizione. Non sono molto visibili, specialmente rispetto ai giochi che mostrano una barra della vita al di sopra del mob che stiamo attaccando. Per finire, i menu sono troppo complicati, lenti e scomodi, specialmente se usiamo mouse e tastiera. Sembra che Bioware abbia fatto apposta a nascondere le opzioni dietro click inutili, giusto per aumentare il tempo di gioco! Non poter accedere al loadout durante i caricamenti o in qualsiasi altro momento del gioco è maledettamente scomodo, una scelta che non condividiamo.

Anthem è piacevole da vedere ma ben lontano dalla presentazione dell’E3 2017 che ci aveva lasciato a bocca aperta. Sorvolare il mondo di Anthem rimane comunque piacevole ed esplorarne gli anfratti riserva spesso qualche piccola sorpresa. Su PC è necessaria una configurazione degna di questo nome per poter impostare ogni dettaglio al massimo ma poi ne vale la pena. Ma di sicuro non definiremmo la grafica di questo gioco “spettacolare” come fatto da altri: è adeguata per un open world del 2019 ma non fa gridare al miracolo tecnico.

Conclusioni

Siamo molto tentati a non dare una nota ad Anthem. Non perché sia pessimo ma perché è un gioco in divenire, esattamente come il già citato Destiny 2 che al lancio offriva poco da fare e una ripetitività disarmante. Lo stesso, al momento, vale per Anthem. Una volta arrivati all’endgame, restiamo con un pugno di mosche. Bioware è solo all’inizio della scala e se vuole dare un senso alla sua creatura dovrà fare molto di più per mantenere la sua user base e, potenzialmente, anche ampliarla. Siamo molto curiosi di vedere quale sarà lo stato di questo gioco tra 12 mesi ma per ora siamo in presenza di un gioco che non si stacca troppo dal discreto. Affaire à suivre!

Ci piace

  • Doppiaggio completo
  • Gunplay
  • Varietà negli strali

Non ci piace

  • Endgame
  • Interfaccia
  • Ripetitivo
4.5

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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