Alien: Covenant

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Alien: Covenant

Ci credereste che nella primavera del 1979 Ridley Scott era talmente nervoso per gli screen test del primo, storico, Alien da non riuscire a restare nel cinema a guardare la sua creatura? Il pover’uomo continuava a camminare attorno all’isolato nervosamente, in attesa della reazione del pubblico.

Quando non ce la fece più, a circa 30 minuti dalla fine, guardò all’interno della sala. Le prime file erano vuote. Non perché la gente aveva odiato il film, no. Gli spettatori avevano dovuto allontanarsi dallo schermo perché le immagini erano troppo spaventose per loro. Fu in quel momento che Scott si rese conto di essere riuscito nel suo intento.

 

A bordo della Covenant

Andiamo avanti veloci fino a maggio 2017 con un nuovo Alien nelle sale. Difficilmente vedrete persone tanto terrorizzate da doversi allontanare fisicamente dallo schermo, siamo abituati a ben altro oramai. Eppure Alien rimane una saga che ci attrae irresistibilmente, come uno scienziato a faccia scoperta in una stiva aliena piena di strani composti organici. Dobbiamo vedere, dobbiamo osare. E quindi noi siamo andati al cinema e ci abbiamo ficcato il dito per voi! (nella roba aliena, non pensate male).


L’astronave Covenant è diretta verso un lontano pianeta. A bordo, oltre qualche manciata di persone dell’equipaggio, troviamo un androide di nome Walter, 2000 coloni ibernati e quasi altrettanti embrioni. Un viaggio tranquillo, finché, ovviamente, qualcosa non va storto. Durante una ricarica delle batterie della nave, le vele solari vengono colpite da una poderosa onda energetica. Walter, l’androide, non può fare altro che svegliare l’equipaggio, necessario per effettuare le riparazioni. Certo, un risveglio dopo un evento brutale non è sempre facile però la nave è salva e le riparazioni vengono effettuate rapidamente. Tuttavia, qualcosa di strano è successo. Uno dei membri dell’equipaggio ha captato una trasmissione anomala. Una voce umana, proveniente da un pianeta sconosciuto in cui non dovrebbero esserci persone. Vista la relativa vicinanza, gli uomini e le donne della Covenant decidono quasi all’unanimità di investigare. In breve raggiungono il pianeta misterioso e sbarcano sulla superfice. Quello che li aspetta è un incubo senza fine…

Escono dai fottuti corpi!

Alien Covenant è il sequel diretto di Prometheus. Film che non aveva proprio convinto tutti quanti e che perfino noi abbiamo rivalutato solo di recente, pur non ritenendolo all’altezza del primo, maestoso Alien. Persone troppo stupide che fanno cose troppo idiote tanto per far andare avanti la trama a calcioni. Mah. Covenant invece è diverso. Per prima cosa le persone si comportano, per lo più, in modo razionale. Niente mani ficcate in composti organici sconosciuti. Niente saluti a orrendi serpenti alieni. Obiezioni perfettamente assennate in situazioni di pericolo potenziale. Niente assurdità. Una cosa di Prometheus che nessuno, crediamo, è riuscito a digerire era l’assoluta stupidità dei suoi personaggi. L’orrore che andiamo a cercarci come degli idioti non ha la stessa presa sulla nostra mente di spettatori come l’orrore che, nonostante le procedure di sicurezza e il buon senso, non possiamo evitare. Covenant mette in pericolo i suoi personaggi in modi che nessuno di loro poteva evitare. Beh, quasi. Qualche scelta idiota la compiono per forza pure loro. Potremmo anche argomentare che nessuno dovrebbe girare su un pianeta sconosciuto senza una tuta completamente stagna per evitare contagi di qualsiasi genere… ma poi sai che noia di film sarebbe?

David, David, David…

Covenant è diviso in due anime. La prima parte è quella classica dove qualcosa va storto e i personaggi sono in balia di terribili mostri alieni di cui non sanno nulla. La seconda, più sinistra e disturbante, è quella della ricerca del proprio creatore. Ricorderete David, l’androide creato dal capo della Weyland, giusto? Beh, all’inizio del film lo vediamo discutere con suo “padre”, il suo ideatore. I due discutono di creazione e sebbene David conosca l’identità suo creatore, un essere tangibile di fronte a lui, la stessa cosa non si può dire per il signor Weyland e del genere umano. Questa ricerca del divino creatore prosegue in Covenant, ma in maniera totalmente distorta. Perché David c’è anche in questo film e col tempo da servitore è diventato qualcos’altro. Qualcosa che il suo creatore sicuramente non si aspettava.

Insomma, Alien Covenant è sicuramente più vicino ad Alien ma deve anche portare avanti la trama di Prometheus in qualche modo. Un esercizio secondo noi piuttosto riuscito. Covenant non è un horror spaziale ma più un film oscuro, più tragico specialmente sul (un filino scontato, eh) finale. D’altra parte dubitiamo che Rildey Scott volesse fare un remake del primo Alien ma piuttosto continuare per la strada intrapresa nel 2012 con Prometheus, correggendo al contempo il tiro e riportando il film più vicino al film del 1979.

 

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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