Il Ritorno al Futuro dei Classici del passato

C’è un suono che alcuni giocatori non hanno mai dimenticato: il “ting” di una moneta che cade in un cabinato, la colonna sonora in 8‑bit che parte, il primo nemico che compare sullo schermo. È l’eco di un’epoca in cui i giochi erano semplici da capire, ma difficili da padroneggiare. Quello spirito , che molti pensavano sepolto nei polverosi angoli delle sale giochi , è tornato più vivo che mai. Oggi il mondo videoludico sta assistendo a una rinascita dei classici 2D e dell’estetica arcade. Ma non si tratta di un revival nostalgico fine a sé stesso: è un’evoluzione creativa, alimentata da grandi ritorni ufficiali e da una scena indie che più che mai onora quel concetto.

Le Leggende tornano a colpire

Negli ultimi anni, saghe leggendarie come Shinobi, Ninja Gaiden e Golden Axe si preparano a rialzare l’asta. Shinobi: Art of Vengeance arriverà il 29 agosto 2025 con animazioni disegnate a mano, level design tecnico e una modernizzazione rispettosa del suo spirito ninja. Ninja Gaiden: Ragebound ha già debuttato con pixel art impeccabile, combattimenti frenetici e una narrazione silenziosa ma evocativa: corto, intenso, eppure memorabile. Golden Axe, invece, si prepara a ricomparire in 3D grazie a un teaser apparso ai Game Awards 2023. Il progetto promette di restituire la brutalità fantasy della saga originale all’interno di un action-adventure contemporaneo, rimanendo fedele al carisma barbarico degli anni ’90. Anche Strider, altro ninja iconico di Capcom, potrebbe avere presto una nuova vita: il successo dei revival arcade e l’interesse per le IP storiche potrebbero dare luce a un nuovo capitolo fedele al suo DNA originale. Non è un fenomeno isolato: Double Dragon stesso tornerà con Double Dragon Revive, un reboot annunciato per il 23 ottobre 2025, che promette un’esperienza in 3D belt-scroll action rivisitata per fan storici e nuovi giocatori .

Un’ondata di Revival: tra Beat’em Up e Cultura pop

I beat ’em up stanno rivivendo un’età dell’oro. Double Dragon Gaiden: Rise of the Dragons ha rilanciato la saga con successo nel 2023, mentre Teenage Mutant Ninja Turtles: Shredder’s Revenge ha riportato le tartarughe nel cuore della pixel-art cooperativa classica, accompagnato da Streets of Rage 4, che ha saputo evolvere il genere con un estetica contemporanea(è previsto anche uno Streets of Rage 5 per il 2026).

Questi titoli mostrano che le vecchie glorie non solo possono tornare ,ma possono anche crescere e affermarsi con stile nel presente. Non è più nostalgia fine a sé stessa, ma un genere in grado di adattarsi, sperimentare, crescere. C’è voglia di co-op locale, di pixel art di qualità, di design preciso. C’è spazio per reboot delle serie classiche, ma anche per spin-off freschi e originali. È un’ondata di risse moderne, dove la vecchia scuola incontra la creatività contemporanea  e il risultato è sorprendente.

La Rinascita dell’Action Platform: tra fedeltà e reinvenzione

Se i beat ’em up stanno vivendo una seconda giovinezza, lo stesso si può dire per gli action platform, forse il genere più rappresentativo dell’epoca 8‑16 bit. E oggi, le grandi IP  sembrano decise a restituire al genere il peso che merita. Alcuni nomi storici sono tornati con progetti che non si limitano a riproporre una formula vintage, ma che sanno reinterpretarla con sensibilità contemporanea.
In aggiunta a Ninja Gaiden: Ragebound e Shinobi: Art of Vengeance si affiancano altri classici ben reinterpretati:
Wonder Boy: The Dragon’s Trap (2017), remake 1:1 del titolo Master System, ha dimostrato che è possibile aggiornare un gioco storicamente importante con una direzione artistica raffinata e moderna, mantenendo però intatto il gameplay originale. Il passaggio in tempo reale tra grafica retrò e nuova è stato uno degli elementi più apprezzati.
Ghosts ’n Goblins Resurrection (2021) ha riportato Capcom alle radici del platform hardcore. Con uno stile visivo fiabesco ma un’anima punitiva intatta, il gioco ha voluto preservare lo spirito arcade originale, offrendo un’esperienza pensata per chi ama davvero mettersi alla prova.
Alex Kidd in Miracle World DX (2021) è invece un esempio di remake rispettoso ma più accessibile, che ha rinnovato controlli, sonoro e grafica, pur mantenendo fede alla struttura del primo titolo per Master System. Un modo intelligente di far riscoprire un’icona anni ’80 a un pubblico nuovo.
Anche Prince of Persia è tornato alla sue radici ,fornendoci 2 nuovi principi in The Lost Crown e The Rogue,il primo un evoluzione della storia delle sabbie del tempo in chiave metroidvania mentre il secondo un esperienza roguelike sorprendente.
Tutti questi ritorni hanno un elemento in comune: non cercano di rifare il passato, ma di reinterpretarlo senza rinnegarlo. L’azione rimane al centro, i comandi rispondono in modo immediato, e ogni scelta di design è funzionale al ritmo , proprio come nei classici.
Ma accanto ai grandi revival, c’è un fermento sempre più ricco nella scena indipendente…

L’effetto Indie: quando il retro diventa linguaggio

A sostenere l’onda revival è la scena indie, che da sempre considera il design arcade un linguaggio puro: pochi tasti, meccaniche solide, zero fronzoli.  The Messenger, Cyber Shadow, Blasphemous, Katana ZERO, Hollow Knight ,Celeste e Shovel Knight sono solo alcuni esempi: reinterpretano il retro non per nostalgia, ma per farne forma moderna. Il risultato è un gameplay che privilegia precisione, sfida, ritmo, con il controllo al centro dell’esperienza. Qui arriviamo a un punto fondamentale che spesso, ancora oggi, viene sottovalutato. Molti giochi indie , sì, quelli con team piccoli, budget limitati e sviluppo autofinanziato , oggi superano tranquillamente i titoli più blasonati, quelli da 100 milioni di dollari di marketing e open world infiniti che spesso… non lasciano nulla.

Gli indie, oggi, non sono l’alternativa povera: sono spesso il cuore pulsante della creatività.  Perché non devono rispondere a investitori, a comitati marketing o a politiche aziendali. Rispondono solo al giocatore. Al piacere di creare. Alla voglia di innovare nel piccolo, ma con ambizione vera. Gli indie sperimentano dove i tripla A non osano più. Perchè aprono strade nuove, riportano in vita generi dimenticati, fanno rivivere stili visivi, meccaniche e mondi fantastici. Perché dimostrano che il videogioco può ancora essere arte, sfida, intrattenimento puro, senza compromessi. E in un momento in cui sempre più grossi publisher licenziano, cancellano progetti o rilasciano giochi incompleti, gli indie continuano a crescere, a vendere, a formare community e soprattutto… a fare giochi belli.

Non è tutto oro quello che è Revival

Il ritorno dei classici non è un’operazione semplice. Non basta aggiornare la grafica o aggiungere un sistema di combo: bisogna capire la natura profonda di quei giochi, il loro linguaggio, il loro ritmo. Purtroppo, non tutti i reboot hanno centrato il bersaglio. Un caso emblematico è Altered Beast, che nel 2005 ha tentato un ritorno su PlayStation 2 con un titolo completamente diverso per tono e atmosfera, perdendo l’identità del materiale originale e, con essa, l’interesse del pubblico.

Il passato non va imitato. Va compreso, interpretato e rinnovato, senza mai dimenticare da dove viene. La lezione che emerge è chiara: non basta riproporre un nome noto o un’estetica vintage per avere successo. Serve coerenza, comprensione, rispetto della meccanica originale e, al tempo stesso, una visione capace di evolverla. Il ritorno dei grandi classici arcade e classici 2D non è solo un’operazione di nostalgia. È una risposta a un mercato che ha spesso smarrito la centralità del gameplay. E i titoli che funzionano, oggi, sono quelli che trovano un equilibrio tra memoria e innovazione. Il ritorno del retro non è casuale: è una reazione a giochi troppo estesi, troppo guidati, troppo imperscrutabili. Il design arcade è essenziale, diretto, gratificante. In un panorama dove “più grande” non sempre significa “più memorabile”, questi titoli mostrano che il minimalismo può essere profondamente emotivo.

Oggi, con console portatili come Switch e Steam Deck e l’arte della pixelizzazione sempre più apprezzata, l’essenzialità arcade rappresenta non solo una scelta estetica, ma un linguaggio capace di emozionare ancora. Il ritorno del 2D, dei platform, dei beat ’em up e del feeling arcade è reale. Ma la vera rivoluzione non è solo nei revival delle vecchie glorie.

È nella scena indie. È nel coraggio di osare. È nella semplicità fatta bene.

Forse, è proprio lì che si trova il futuro dei videogiochi. Perché a volte, per andare avanti, devi guardare indietro. Ma con occhi nuovi. Non è un semplice ritorno al passato. È una rinascita consapevole.

Written by: Darkenral

Hardcore Player ,appassionato di Action Rpg e Metroidvania,classe 1987 cresciuto in sala giochi. Ama scoprire le meccaniche del combat system di ogni titolo, analizzarne il gameplay e condividerne le emozioni con la community.

3 Comments Added

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  1. Mirco 7 Agosto 2025 | Rispondi

    Una lettura ed è subito nostalgia, sembra di tornare a sfogliare le vecchie gloriose riviste di gaming! Bellissimo articolo.

  2. Lucius_27 7 Agosto 2025 | Rispondi

    Una lettera d’amore spedita direttamente al cuore di chi i videogiochi li ha vissuti per davvero. Analisi impeccabile ed emozionante!

  3. Stupenda analisi. Io amo questi giochi piu di certi titoloni che non hanno da dire nulla. Speriamo di vederne molti altri ancora cosi!

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