
Project Zero: Maiden of the Black Water, o meglio, Fatal frame : Maiden of the Black Water è il quinto capitolo della saga appartenente a Tecmo Koei. Inizialmente nato su Playstation ben 13 anni fa, gli ultimi due capitoli della saga hanno tuttavia seguito la via del “prodotto esclusivo” scegliendo la casa di Mario come piattaforma di riferimento. Iniziando quindi dal quarto capitolo, infatti, uscito qualche anno fa su Nintendo Wii all’attuale Fatal Frame : Maiden of the Black Water in esclusiva per l’ultima ammiraglia casalinga della casa di Kyoto : Nintendo Wii U, in analogia inoltre a qualche altro prodotto third party che hanno seguito le stesse orme, a titolo d’esempio citiamo Devil Third recensito per la fine del periodo estivo.

Fatal Frame si tratta di un horror dalle differenti ed interessanti caratteristiche con diverse e peculiari meccaniche, in cui l’insieme del gameplay si basa sull’utilizzo della fotocamera “obscura” in grado di non catturare canonici scatti, rivelando la realtà che si cela alla vista del normale essere umano. Fantasmi e oggetti oscuri, spiriti e via dicendo, tutte quelle cose facenti parte dell’universo del paranormale che, nel caso di Fatal Frame, può essere tranquillamente imbrigliato attraverso l’obbiettivo di una non tanto comune macchina fotografica. Un meccanismo che calza a pennello per una console come Nintendo Wii U, in cui la fotocamera si trova direttamente nelle mani del giocatore grazie all’ausilio del secondo schermo e delle peculiarità del Wii U Gamepad…al contrario dei titoli precedenti in cui era un semplice joystick, o un telecomando come nel caso di Fatal Frame : Mask of the Lunar Eclipse uscito su Wii come accennato nell’introduzione soprastante. Effettivamente impugnare il paddone come una vera fotocamera rende fin da subito l’idea di come l’integrazione sia stata ben studiata, vedasi lo sfruttamento del giroscopio e dei sensori di movimento così da rilevare spiriti di vario tipo e danneggiarli in determinati punti, specifici hotspot visibili solo attraverso effettivamente il secondo schermo. Il tutto si mischia con quello che concerne una tipica trama da film horror, caratterizzata da determinate conversazioni, ambientazioni ed espressioni, oltre che da retroscena interessanti, misteriosi, bizzarri e, a volte, da far salire la pelle d’oca. L’insieme del contesto di Fatal Frame è da sempre stato uno tra i più efficaci nei titoli dediti al genere horror, in altri termini gli sviluppatori sono stati dei maestri nell’offrire un’esperienza spaventosa coi contro fiocchi in cui il momento migliore per godersela è durante il corso della notte, con cuffie antirumore rigorosamente collegate al Wii U Gamepad…e luci spente chiaramente.
La trama infatti gira attorno al monte Hikami, luogo oscuro e spettrale dove i più sinistri avvenimenti hanno luogo senza scientifiche spiegazioni. I personaggi ad esso legato sono differenti, ognuno con la propria storia possedente determinate caratteristiche, come poteri sovrannaturali in gradi di percepire i morti così come la capacità di scrutare le ombre di non solo gli esseri viventi. La staffetta della narrazione passa da un personaggio all’altro in modo quasi automatico e naturale, per un totale di quindici missioni raggiungendo una durata complessiva di 20 ore circa. Escluso nel conteggio il post ending e determinati nuovi contenuti come ad esempio la presenza di un ulteriore personaggio, che sarà fin da subito riconosciuto dagli amanti della saga di Dead or Alive.
Critica comunque che vede già una soluzione cambiando semplicemente sistema di comandi, permettendo di godersi appieno il gameplay. Una chicca che però è apprezzata si tratta dell’introduzione della corsa, ciò permette di superare velocemente certe zone o addirittura ritornare sui propri passi piuttosto rapidamente, rendendo il backtracking per nulla un peso.
