Cosa fareste se vi dicessi che esiste una sorta di crossover tra Interstellar, Final Fantasy: The Spirits Within e Mission to Mars? Mi prendereste per pazzo, eppure è proprio quello che sto per raccontarvi di Lifeless Planet, gioco nato grazie al supporto di molti backer su Kickstarter, realizzato quasi interamente da una sola persona e uscito su PC, Mac e Xbox One. Un sentito grazie ad Xbox per il codice review!
Pianeta (parecchio) rosso
Lifeless Planet narra l’avventura di un astronauta in missione verso un pianeta sconosciuto. Tale pianeta dovrebbe essere zeppo di vita vegetale, una sorta di paradiso incastonato nelle fredde stelle. Il viaggio, estremamente lungo e solitario, si conclude però con un atterraggio brusco. Solo e confuso, il protagonista si mette sulle tracce dei suoi due colleghi astronauti. Ci incamminiamo per il deserto sotto un sole sconosciuto con una necessità impellente: ossigeno. La tuta infatti perde e entro pochi minuti sarà la fine della missione. Per fortuna ci imbattiamo subito in una riserva d’ossigeno paracadutata dal controllo missione e possiamo quindi dedicarci al prossimo punto sull’agenda: trovare gli altri. Dopo qualche tempo speso nel deserto, saltando di roccia in roccia, ci imbattiamo in una cosa assolutamente inattesa: una lunga strada costeggiata da quelli che sembrano proprio tralicci della corrente! Lunghi chilometri dopo scorgiamo una città che ricorda vagamente il far west con la notevole differenza che nel cielo svetta una bandiera dell’Unione Sovietica. Troveremo presto anche uno dei nostri colleghi, ferito ma ancora in vita, prima che faccia una bruttissima fine! Da questo momento cercheremo di svelare i misteri di questo pianeta desolato: dov’è finita la vita? Perché ci sono i russi? Cos’ha divorato il nostro collega? Ma specialmente, come faremo per tornare sulla Terra?
Sballonzolando a zonzo
In Lifeless Planet non abbiamo armi, non ci sono Alien o Predator e possiamo fare solo una cosa: camminare. Sperduti sul solitario pianeta, potremo fare affidamento solo sulle nostre gambe e un jetpack mal funzionante per andare avanti. Ai comandi del piccolo astronauta attraverseremo canyon, città abbandonate, rovine aliene, pianure e montagne. Il gioco in pratica è tutto una lunga camminata, inframezzata da sezioni platform da risolvere con salti calibrati e buon uso del jetpack (che in alcuni frangenti guadagnerà una modalità ad alte prestazioni che permette salti molto più lunghi) e alcuni semplicissimi puzzle che richiedono l’utilizzo di al massimo 3 neuroni in croce per essere risolti. Ogni puzzle o sezione platform è comunque molto distante l’una dall’altra e nel frattempo avremo il tempo di leggere note e ascoltare registrazioni degli antichi abitanti del pianeta. Presi tra un frammento e l’altro del passato avremo tutto il tempo per interrogarci sulla nostra precaria situazione attuale e sugli trascorsi passati. Non mancano i nemici, delle letali radici che sbucano dal terreno per farci fuori, ma basta davvero poco per evitarle. In pratica Lifeless Planet è un viaggio più interiore che esteriore, molto più incentrato sull’essere umano che non sull’esplorazione spaziale. Il titolo di David Board ci ricorda molto la fantascienza di una volta, quella di Asimov o della collana di libri tascabili Urania degli anni 50, in cui non ci sono esplosioni e mostri assurdi ma l’uomo e i suoi demoni interiori. La storia è intrigante ed è quello che mi ha spinto a terminare il gioco in una sessione sola, impiegandoci circa tre ore e mezza.
Riuscito a metà
Lifeless Planet ha una storia intrigante ma il design non è tra i più eccelsi. Per cominciare le sezioni platform, piuttosto numerose sul totale del gioco, sono abbastanza frustranti. Difficile manovrare l’astronauta, difficile saltare in modo corretto e spesso se saltiamo contro una sporgenza verremo spinti verso l’esterno in modo assolutamente irrealistico. I modelli dei personaggi non sono molto belli, specialmente quelli di una persona che incontreremo durante la storia. Anche gli oggetti di gioco non sono granché e sembrano quasi modelli 3D di prova forniti dal motore grafico. Una certa piattezza grafica e di texture generale che però in rari casi si tramuta in scorci davvero suggestivi. Non sono molte le zone che mi hanno stupito, ma quelle quei rari casi meritavano degli screenshot. Molto belle le musiche, struggenti e adattissime all’atmosfera del gioco e bruttissimi gli effetti sonori, ripetitivi e poco curati. Un’altra critica è che il gioco spesso e volentieri ci trasporta da una zona all’altra senza motivo. Ad ogni inizio di capitolo ci troveremo in un nuovo territorio senza sapere davvero come ci siamo arrivati. Sono consapevole che si tratta di un espediente per far progredire la storia, ma delle piccole sezioni di congiunzione, magari anche solo filmati, avrebbero giovato allo scorrere della narrazione.
Tutto sommato Lifeless Planet è un gioco interessante, non un capolavoro ma sicuramente in grado di farci soprassedere ai suoi difetti grazie alla sua trama scarna ma intrigante. Solo per i fan della fantascienza alla vecchia maniera (il voto è per voi, altrimenti non superiamo il 4.25)