Alcuni videogiocatori lo conoscono, altri invece non ne sanno dell’esistenza, ma dopo 6 mesi dall’uscita ufficiale occidentale anche Joypad recupera Project X Zone (…meglio tardi che mai). Nella fattispecie si tratta di una delle prime esclusive JRPG “third Party” ad approdare su Nintendo 3DS in Giappone, ma pubblicato anche in Europa grazie a Namco Bandai lo scorso luglio. È innegabile come la line up della portatile Nintendo offra un numero sempre crescente del genere in questione (come il recente annuncio di Persona Q, prodotto da Atlus), e come Nintendo si impegni a distribuire il software anche per noi occidentali, visto il region lock che si impone nei diversi territori impedendo l’importazione, obbligando quindi all’acquisto di un Nintendo 3DS giapponese.
Un mix molto confuso
Project X Zone si tratta del diretto successore della serie Namco x Capcom, in cui la trama e i vari personaggi danno frutto a un cross over che attinge dalle più famose serie create dai publisher giapponesi in questione. Ebbene questa volta si unisce anche SEGA, così da formare la collaborazione SEGA x Capcom x Namco, per l’appunto Project X Zone. Delegata nello sviluppo del progetto la software house Monolith Soft (second party di Nintendo), creatrice di titoli celebri come The Last Story su Wii e non solo, in collaborazione con Banpresto (assorbita totalmente dalla Namco Bandai), famosa per aver creato Super Robot Wars. Ebbene il risultato raggiunto da questa unione è un titolo crossover di buona qualità, seppur non eccelso sotto alcuni aspetti che verranno analizzati in seguito. Project X Zone propone parecchi personaggi dei brand più famosi, tra questi troviamo Tales of, Dead Rising, Darkstalker, Virtuafighter, Streetfighter, Tekken, Devil May Cry (non quello recente di Ninja Theory, ma il vecchio e tamarro Dante della prima Playstation), Mega Man, God Eater, Resonance of Fate, .hack, Xenosaga, Sakura Wars, Super Robot Wars, ecc… mentre altri sono stati creati per l’occasione (Mii e Kogoro Tenzai). Molti si chiederanno, quindi, come creare una trama che possa unire tutti gli universi in un unico prodotto : soluzione semplice, tramite l’introduzione di portali spazio dimensionali al centro della storia. L’intera vicenda tratta di una pietra in grado di teletrasportare il possessore nei diversi mondi paralleli al proprio (in questo caso i mondi di Sega, Capcom e Namco), ma se usata per scopi malvagi può rendere instabile il legame tra gli universi, creando qualcosa di analogo visto in Thor 2 : The Dark World. L’idea di fondo risulta effettivamente piuttosto carina e non obbliga gli sceneggiatori a trovare un nesso in particolare nell’unire i numerosi personaggi presenti. Quest’ultimi interagiscono in giapponese doppiato (non sempre) e sottotitolato in inglese per rendere comprensibile le conversazioni anche per noi del vecchio continente. Ma qui si vanno a creare i primi difetti che meritano di essere citati.
Primo fra tutti è l’assenza della localizzazione in altre lingue oltre all’inglese, la seconda è la mancata fantasia di rendere l’intera trama più sensata. Mi spiego : la vicenda si sviluppa a “capitoli”, in cui in ognuno si affronterà una battaglia per procedere a quello successivo. Ebbene i capitoli sono mal concatenati tra loro, confondendo completamente il videogiocatore su quello che sta succedendo, seppur chiaro l’obbiettivo : fermare il caos che si sta creando tra i mondi paralleli, resi instabili dalla pietra protagonista rubata da un gruppo di malfattori. Molto simpatici invece i vari rimandi fatti dai personaggi al proprio universo di appartenenza, facilmente intuibili per chi ha giocato ai brand sopracitati. Buona anche la longevità, che si attesta sulle 50 ore di gioco per completare tutti i capitoli. Forse un po’ esagerata la durata di alcune battaglie, visto che più si avanza nella storia e più le i combattimenti si fanno molto più longevi (sulle tre ore).
Attacchi pompati e fan service sono serviti
Trama sufficientemente apprezzabile, fortunatamente il gap di qualità viene facilmente recuperato dal sistema di controllo adottato per questo interessante crossover. Signore e Signori, siamo fieri di presentarvi il Cross Active Battle System…ma procediamo con ordine. Le battaglie si svolgono subito dopo i dialoghi della trama fra i personaggi presenti, a modo di scacchiera che richiama il recente Fire Emblem : Awakening ma anche titoli come Final Fantasy Tactics (di conseguenza il tutto è organizzato a turni). Interessante invece è l’introduzione delle Pair Units, vale a dire che un’unità controllata è composta da due personaggi inseparabili (come ad esempio Dante e Demitri Maximoff) con la possibilità di unirne una terza, chiamata Solo Unit (come Tron Bonne di Megamen o Flynn di Tales of Vesperia). Quest’ultima può essere attivata in battaglia premendo il tasto L, in cui verrà evocata fungendo da supporter nell’infliggere maggiori danni al nemico.
E qui arriva l’elemento più interessante. Se il movimento dei personaggi è controllato a turni su una griglia a scacchiera, non si può dire lo stesso nel momento in cui attaccheremo un nemico. Il giocatore verrà catapultato in una seconda schermata bidimensionale che simulerà un picchiaduro old scool : combinando i tasti direzionali + A se ne daranno di santa ragione (combo assicurate), mentre con L si evocherà la Solo Unit (se equipaggiato) e R un’altra pair unit che si trova nelle vicinanze sulla scacchiera. Secondo elemento fondamentale è la barra XP, che funge da una sorta di PM. Questi punti, calcolati utilizzando le percentuali, sono da spendere per le Skill sulla scacchiera (come guarire, aumentare i quadretti per la distanza d’attacco, difendersi, contrattaccare, ecc..) ma anche per gli attacchi speciali in battaglia. Infatti quando si raggiungerà il 100 % della barra, premendo Y alla fine della serie di attacchi disponibili, si attiverà una mossa a modo cinematografico che unisce le abilità più potenti di ogni unità (in modo da infliggere ingentissimi danni).
Concludendo Project X Zone si tratta di un cross over ben riuscito, seppur con qualche difetto nella trama, è un must per gli amanti degli strategici giapponesi o anche solamente dei fan che hanno giocato ai titoli delle case protagoniste. Innegabile lo stampo giapponese sotto ogni punto di vista, in cui gli attacchi pompati soprannaturali e la presenza di fanservice sono all’ordine del giorno (tette ovunque, sappiatelo). Project X Zone rimane comunque un acquisto che vale la pena essere fatto da chiunque sia curioso di provarlo, visto che l’arrivo ufficiale di simili titoli alle nostre latitudine si contano sempre su una mano.