Journey, titolo uscito originariamente nel 2012 su PS3 è la storia di un lungo viaggio alla scoperta di noi stessi e del mondo mentre compiamo il lungo cammino verso il compimento della nostra esistenza. Tutto questo seduti comodi comodi sul divano, con il pad in mano. Il titolo è appena uscito anche su PS4, crossbuy con la versione PS3 (significa che se l’avevate già preso su oldgen, lo avete gratis anche per nextgen e viceversa). Pronti al lungo viaggio?

Il lungo cammino

Journey, gioco di ThatGameCompany, già autori di Flower e Cloud, è davvero un’esperienza unica e particolare. Il nostro cammino nel gioco inizia nel bel mezzo di un deserto, una figurina bizzarra si alza in piedi sotto il sole cocente: siamo noi. Un essere né uomo né donna, né alto né basso, totalmente coperto da un lungo abito. Siamo soli, a malapena consapevoli di come si fa a muoversi. L’inizio del nostro lungo viaggio è incerto, i primi passi sono malsicuri ma la nostra direzione è chiara: in cima ad una grande duna vediamo delle banderuole mosse dal vento che sembrano essere un buon punto di partenza. In pochi attimi siamo in cima ad ammirare una montagna che sembra davvero essere infinitamente lontana eppure tanto invitante da risultare una meta scontata, maestosa eppure irraggiungibile. Continuiamo nel deserto, cavalcando il vento arido, imparando a fare affidamento su noi stessi, migliorando le nostre capacità. Non siamo totalmente soli in questa landa desolata, strani esseri di stoffa svolazzano, curiosi animaletti fatti di tela rossa. Poco a poco troviamo anche dei murales che possiamo svelare grazie ad un richiamo che possiamo emettere. Sono le rovine di un’antica civiltà scomparsa che ha le sue radici nella storia del mondo, una storia di scoperta, bramosia e fallimenti. Una civiltà un tempo potente e gloriosa spazzata via dalla superbia e dall’abbandono del legame con la natura verso al dominazione. Il nostro ruolo è quello dei silenziosi testimoni, nel rendere omaggio ai caduti e nel compiere il nostro viaggio all’ombra di questi predecessori sfortunati. Il viaggio ci donerà conoscenza e forse saggezza ma nulla si ottiene senza combattere, senza andare avanti.

Poesia digitale

Journey non è un gioco, è un’esperienza quasi mistica. Poetico, etereo, al confine tra un prodotto videoludico e sinestesia. Non ci troveremo né armi né munizioni ma solo tanta bellezza, calma e introspezione. Certo, miglioreremo le nostre capacità, apprendendo a volare sempre più lontano e più a lungo, ma non si tratta di un powerup nel senso tradizionale del termine, quanto più un metafora dell’accumulo di esperienze di vita, che si traducono in maggiori capacità. Journey ci propone la vita nella sua metafora più pura: il viaggio è quello che tutti compiamo con fatiche, ore di speranza e di disperazione. Assaporeremo il contrasto tra i colori caldi e vividi della gioventù, in cui tutto è nuovo ed entusiasmante e il buio in cui tutto sembra perduto. Per finire, arrancando tra il freddo e lo stordimento della vecchiaia, assisteremo al salvataggio della nostra anima. Journey tenta forse di farci capire che vale la pena di arrivare in fondo, che le fatiche sono terribili ma passeggere e che se non perdiamo la retta via e la speranza otterremo una ricompensa, qualcosa di più di un mero riconoscimento materiale. Ogni livello simboleggia una fase del viaggio, partendo come detto dalla gioventù sino alla vecchiaia. Visiteremo panorami di una bellezza spoglia ed essenziale ma viva e invitante. Non solo il design ma anche la scelta cromatica, la musica, gli aquiloni che risveglieremo e che ci daranno il loro aiuto quando possibile, la compagnia di un giocatore da qualche parte nel mondo che si unirà a noi durante la partita. Quest’ultimo dettaglio è ciò che fa di Journey un titolo ancora più speciale: non possiamo comunicare con il giocatore che ci accompagna in modo diretto ma solo tramite un segnale di intensità variabile emesso dal nostro personaggio. Ed è davvero stupefacente vedere come tra queste due anime anonime si creino dei legami fatti di aiuto reciproco e di semplice compagnia nel vagare per il mondo di Journey. L’unico modo per mettersi in contatto con il nostro/a partner è terminare il gioco, in modo da vedere i gamertag di coloro che abbiamo incrociato durante l’avventura.

Journey lascia molto alla nostra fantasia, ci permette di interpretare e seguire il nostro istinto e di ricostruire la storia che ci viene solo suggerita. Non serve poi tanto più dell’abbozzo di un evento per lasciare che siamo noi, e non i game designer, a dare la forma al mondo che ci circonda.

Oggi come allora

Graficamente il titolo è magnifico e una menzione particolare va alla colonna sonora, vera colonna portante della produzione di thatgamecompany. Gli strumenti ad archi sono fondamentali per impostare l’atmosfera unica di Journey. Il titolo non ha guadagnato particolari features o miglioramenti su PS4, pulizia dell’immagine e framerate granitico a 60fps a parte. Il titolo rimane un capolavoro come 3 anni fa e ha lo stesso difetto di allora, una durata di appena un paio d’ore. Per una volta però non mi metterò a tuonare contro i port su console di questa generazione dal momento che il titolo è gratis per tutti coloro che lo avevano già su PS3. Per gli altri invece, oggi come allora, il mio consiglio è di incamminarsi nel mondo di Journey senza alcuna esitazione.