The Legend of Zelda: Link’s Awakening

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The Legend of Zelda: Link’s Awakening

Nel lontano 1993 il primo The Legend of Zelda per Gameboy veniva distribuito in tutto il mondo. Si trattava solamente del quarto episodio della serie, preceduto da The Legend of Zelda, The Legend of Zelda II: Adventure of Link (NES) e dal capitolo A Link to the Past (SNES).

La particolarità di The Legend of Zelda: Link’s Awakening era il fatto di offrire uno stile grafico simile alla controparte Super Nintendo ma, a causa delle limitazioni tecniche del Game boy stesso, con dei contenuti ridotti rispetto al capitolo casalingo. Infatti, The Legend of Zelda: Link’s Awakening offre un’avventura di appena 9-10 ore di gioco: i dungeon che lo caratterizzano risultano piuttosto corti e semplificati, seppur non manca un buon livello di sfida si piazza ad un buon livello. Le novità rispetto ai primi capitoli per NES/SNES erano nella sperimentazione di piccole sessioni platform a scorrimento orizzontale fra una sezione e un’altra dei Dungeon e la possibilità di decidere quali comandi assegnare la spada / scudo. Ad ogni modo, l’aggiunta delle sessioni a scorrimento laterale era un chiaro omaggio a Super Mario, dal quale sono stati presi alcuni nemici (goomba o pianta Piranha) o personaggi secondari (Categnaccio e Peach). Oltre alla prima versione bianco e nero per il primo Gameboy, Link’s Awakening era già stato rimasterizzato nel 1998 su Gameboy Color. The Legend of Zelda: Link’s Awakening DX era identica alla precedente, con la sola aggiunta del supporto della paletta colori e un nuovo dungeon esclusivo che sfruttava gli stessi (Colour Dungeon).

Koholint non è mai stata così lucida

La presente versione remake pensata per Nintendo Switch sfrutta, questa volta, le caratteristiche della stessa per cambiare totalmente stile grafico. Come l’operazione avvenuta con The Legend of Zelda: Wind Waker HD su Nintendo Wii U, anche Link’s Awakening ha subito una rivisitazione simile. Gli sviluppatori si sono ispirati questa volta a uno stile diorama come se si stesse ricostruendo un piccolo mondo all’interno di uno specifico scenario. Lo stesso è reso colorato, giocoso e con effetto plastilina, trasmettendo uno stile delizioso che si sposa perfettamente con il mondo dell’isola di Koholint. Il risultato è un piccolo mondo artificiale delizioso accompagnato da una rivisitazione della colonna sonora originale: ora interamente orchestrata. La rivisitazione inoltre non vi è solo nel mondo di gioco, ma pure nelle piccolezze come nello stesso logo. Quest’ultimo, ora, segue le stesse linee stile di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, con l’aggiunta di qualche palma. Anche l’introduzione prima della schermata start, nella quale viene mostrata il naufragio di Link, è stata totalmente rivista. Ora la sequenza video introduttiva è un cartone animato old school ridisegnato a mano per l’occasione. Tutte queste piccole chicche grafiche rendono il remake di Link’s Awakening moderno ma, al col tempo, nostalgico e ancora alle sue origini. Tale stile grafico, un po’ carino e coccoloso, gioca anche in netto contrasto con la trama e l’atmosfera ad essa collegata. Senza rivelare dettagli, Link’s Awakening si potrebbe definire come uno dei capitoli di The Legend of Zelda più drammatico mai realizzato.

Per chi non avesse mai giocato a The Legend of Zelda: Link’s Awakening, dopo aver sconfitto Ganon in Link to the Past, l’eroe dalla tunica intraprende un viaggio in mare e naufraga su un’isola apparentemente deserta. Viene però salvato dalla giovane Marin, la quale lo conduce nel villaggio Mabe: unico paese umano dell’isola Koholint. Link riprende i sensi e fin da subito si mette alla ricerca dei suoi effetti personali, in particolare della sua spada. Dopo aver recuperato l’arma, egli fa conoscenza di un misterioso gufo il quale gli affida la missione di risvegliare il pesce vento. Questa divinità, protettrice dell’isola Koholint, deve essere risvegliata per sconfiggere le forze dell’oscurità che hanno preso controllo dell’intera isola. Tuttavia, con l’andare dell’avventura, la missione affidata al giovane eroe con la tunica verde potrebbe rivelare un oscuro e drammatico retroscena…

Un remake moderno fedele all’opera originale

Poiché il remake riprende fedelmente il primo capitolo su Game Boy, Link’s Awakening offre una trama che dura solamente dalle 9 alle 10 ore. Effettivamente, nel 1993 il mondo dell’isola risultava maestoso e molto vasto e dava sicuramente l’impressione di durare maggiormente. Oggi, con l’assenza dei caricamenti e la suddivisione dell’isola in quadranti (ancora presenti solo in ambito di dungeon), la stessa sembra molto più piccola e molto facile da esplorare. Pertanto, si accorciano le tempistiche di esplorazione e, di riflesso, di completamento della trama. Chiaramente Nintendo Switch sarebbe stata capace di elaborare un’isola molto più vasta, ma Nintendo ha voluto preservare l’anima di questo capitolo introducendo modalità accessorie che descriveremo in seguito. La trama, le location, i personaggi e tutti i luoghi dell’isola di Koholint sono rimasti infatti immutati. Anche gli spostamenti di Link sono rimasti rétro: pur utilizzando una levetta analogica, lo spostamento del protagonista si limita ad otto direzioni (su, giù, destra, sinistra e le varie diagonali). Si tratta indubbiamente di una scelta di design atta ad omaggiare l’epoca in cui questo capitolo di appartenenza di questo primo capitolo per Game boy: ovvero l’era delle croci direzionali.

Non solo la scelta stilistica rende l’isola di Koholint un posto delizioso, ma anche alcune modifiche nel level design e nell’assegnazione dei tasti di controllo migliorano sensibilmente l’esperienza di gioco. Dapprima, l’inventario degli oggetti infatti è stato rivisto: ora la spada, lo scudo, gli stivali pegaso e il bracciale della forza sono dei comandi fissi o automatici e non necessitano di un’assegnazione da parte dell’utente come nel capitolo originale. Merito sicuramente della presenza di più pulsanti sui Joy-con, i quali permettono di assegnare anche due oggetti ulteriori, fra bombe, arco, boomerang, ampolle, e via dicendo. Persino alcune piccolezze di fisica sono state riviste, come ad esempio il fatto di poter spaccare più vasi in una sola volta lanciandone uno in derezione dell’altro, oppure la maggior visibilità delle crepe nei punti in cui si possono piazzare le bombe. Sul fronte grafico, la trasparenza dell’acqua permette di scrutare quello che si trova sul fondo, in particolare pezzi di portacuore in alcuni punti. Sono piccolezze che, nel complesso, facilitano l’esplorazione dell’overworld e dei nove dungeon di questo capitolo.

The Legend of Zelda Maker

Qualche novità dal punto di vista contenutistico è stata introdotta. In particolare, vengono aggiunte più conchiglie misteriose da cercare nella mappa. Quest’ultime sono necessarie per sbloccare alcuni regali utili per proseguire nella trama.  La novità più importante è invece l’editor di dungeon al fine di creare labirinti personalizzati. Preliminarmente si rende attenti che non si tratta di una modalità alla Super Mario Maker, seppur il concetto è analogo. I dungeon possono essere creati con dei quadranti già preimpostati, i quali sono uguali a quelli già affrontati nei dungeon della trama. Vi è però qualche quadrante inedito, donato da Danpei o sbloccato tramite gli Amiibo. Questa nuova modalità è presente presso la capanna di Danpei, a nord dell’isola koholint, lo scavafosse presente anche in altri capitoli come in Ocarina of Time su Nintendo 64. Egli infatti propone alcune sfide nelle quali il giocatore deve creare dei dungeon rispettando alcuni requisiti per poi esplorarli vincendo dei premi. Non manca anche la modalità libera nella quale il giocatore può sbizzarrirsi per creare nuovi ed intricati labirinti.

Tale modalità, molto apprezzata, è però anche piuttosto embrionale. Come già indicato più sopra, i quadranti sono preimpostati e si trattano, in sostanza, delle parti di dungeon già affrontate nella trama. Inoltre, non vi è alcuna personalizzazione degli stessi ma solo la possibilità di piazzarli a proprio piacimento nella mappa del labirinto. Le uniche personalizzazioni disponibili sono degli effetti come la pioggia di bombe (e molti altri). Tutto sommato, si tratta di una modalità interessante che permette di allungare sensibilmente le ore impiegate a completare al 100% questo remake. Tuttavia, l’interfaccia non è molto user friendly, e la mancata assenza del supporto al touch screen in modalità portatile si fa assai sentire.

Per i più esperti e veterani della saga, infine, non manca l’opzione livello eroico, disponibile fin da subito prima di iniziare l’avventura. Tale modalità raddoppia il danno inflitto da parte dei nemici e rimuove tutti i cuori che si potrebbero trovare tagliando semplicemente i ciuffi d’erba nella mappa.

Concludendo The Legend of Zelda: Link’s Awakening è un bel remake che si lascia visivamente godere. Lo stile grafico giocattoloso, colorato simil plastilina e la colonna sonora orchestrata rende giustizia a un capitolo uscito ben oltre vent’anni fa sul primo Game boy. Tuttavia, sono presenti alcune piccoli difetti tecnici dovuti all’ottimizzazione del titolo: il framerate, purtroppo, in alcuni contesti come il passaggio in un’altra zona, l’apparizione delle scritte pop-up o la massiccia presenza di lava, subisce dei cali evidenti. Anche se il calo è minimo e non eccessivo, è un difetto che mai ci saremo aspettati in una produzione first party di questo calibro. Nintendo è infatti nota per la sua cura maniacale nei dettagli tecnici, soprattutto per quanto concerne il framerate (siamo fiduciosi di attendere una patch correttiva in merito). Per il resto, complessivamente, The Legend of Zelda: Link’s Awakening è un capitolo che va sicuramente giocato per il suo valore storico, qualitativo e senza tempo, ora in una veste grafica migliore, stilosa e adatta all’attuale generazione.

The Good

  • stilisticamente e artisticamente delizioso
  • la colonna sonora è adorabile
  • trama semplice, d'impatto e drammatica...

The Bad

  • ...ma anche piuttosto breve
  • qualche sbavatura tecnica
  • la creazione di labirinti poteva essere studiata meglio
5

Written by: Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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