Recensire un gioco con tanta storia e tanti ricordi sul groppone non è mai un affare semplice per un recensore. Tranne che, come in questo caso, se al gioco in questione non abbiamo mai giocato prima né nutriamo una reverente ammirazione.
Esatto, non ho vergogna di dire che personalmente a Shadow of the Colossus non ho mai giocato prima d’ora e che quindi non ho nessuna aspettativa o dolci ricordi d’infanzia. Recensione senza peli sulla lingua?
16 vite contro una
La premessa di Shadow of the Colossus è tanto semplice quanto banale: una donna giace inerte tra le nostre braccia mentre la portiamo in un tempio. Una voce disincarnata ci dice che, per risvegliarla dal suo sonno di morte, dobbiamo trovare e sconfiggere 16 colossi. Armati di arco, cavallo e di una spada magica, possiamo partire nella nostra missione di mietitura d’anime. Una volta usciti dal tempio per trovare il primo colosso basta alzare la nostra spada al cielo e un sottile raggio di luce ci indica la direzione da prendere. In men che non si dica saliamo in groppa al nostro fido cavallo Agro e la caccia può iniziare. Davanti a noi una lunga fila di nemici da abbattere in modi sempre diversi eppure sempre uguali, con lo scopo ultimo di estrarre la loro essenza vitale. Riusciremo a salvare la giovane donna?
L’ombra della leggenda
Il mondo di Shadow of the Colossus è indubbiamente intrigante. Ampie praterie, gole minacciose e oscure foreste. Ricostruito da zero rispetto alla versione originale per PlayStation 2 e alla remaster per PlayStation 3, la versione PlayStation 4 è visivamente molto riuscita. Il lavoro dello studio Bluepoint Games è stato ottimo nel ricreare le stesse zone del gioco originale infondendovi però nuova vita, una nuova dimensione e nuova profondità. Lo stesso discorso vale per gli enormi colossi: visioni uscite dritte dritte da qualche dimensione onirica e spaventosa. Che si tratti di enormi esseri volanti, umanoidi o creature acquatiche, l’impatto è impressionante. Specialmente il primo incontro ci lascia basiti nel tentare di capire come abbattere una montagna mobile e arrabbiata con una piccola ed insignificante spada.
Il gameplay di Shadow of the Colossus è sorprendentemente semplice. Dal tempio centrale, da cui ripartiamo dopo ogni vittoria, dobbiamo giungere nella zona in cui vive il prossimo colosso. Un viaggio sempre piuttosto piacevole, tra panorami che spiccano sia per una loro rozza bellezza che per l’assoluta tranquillità e staticità. In seguito, bisogna capire come affrontare il colosso. Ciascuno di questi esseri va sconfitto colpendo delle zone blu sul loro corpo, zone che dobbiamo dapprima identificare con il raggio blu della spada. La variante è sempre il capire come raggiungere la zona da colpire. Una volta può essere semplicemente l’arrampicarsi su per la folta pelliccia di un colosso. L’altra attirarlo in una trappola oppure attendere il momento più opportuno per saltargli in groppa. La fase di scalata è sempre tesissima perché il protagonista ha una barra della fatica che si svuota progressivamente e, una volta giunta a zero, gli farà mollare la presa facendoci cadere rovinosamente a suolo. Si tratta di un gioco di velocità e di gestione dell’energia perché a volte, al posto di sferrare un ulteriore attacco, l’unica è ritrarsi in una zona in cui riusciamo a prendere il fiato. I combattimenti sono pieni di tensione e sono una bella sfida. Sempre la stessa, ma sicuramente bella.
Senza peli sulla lingua
Come detto nell’introduzione, il sottoscritto non aveva mai giocato a questo gioco prima della sua uscita su PS4. Per tanto, ho avuto la possibilità di giocarci senza preconcetti particolari. Il risultato è che ho trovato Shadow of the Colossus un titolo interessante ma in definitiva un po’ deludente. Non c’è una storia interessante o particolare ma solo un “vai e uccidi” che mi ha suscitato un mezzo senso di colpa perché per salvare una tizia bisogna distruggere la vita di 16 creature enormi e maestose. Visivamente è riuscitissimo, non c’è che dire ma il gameplay non è poi tanto variato. Cavalca (su un ronzino con la passione per andare dritto contro gli ostacoli), scopri come uccidere il colosso, uccidilo. L’unica sfida è scoprire come attaccare il nemico perché poi la messa in pratica è, stringi stringi, sempre la stessa. Moltissima gente l’ha definito un capolavoro ma il mio sospetto sia che questa definizione provenga molto più dalla nostalgia legata al gioco che alla sua effettiva qualità. Non che sia un gioco brutto, semplicemente non l’ho trovato un capolavoro eccelso e senza tempo come molti altri. Liberissimi di non essere d’accordo con me.
The Good
- Ambientazione
- Comparto sonoro
- Un vero remake
- Combattimenti appassionanti...
The Bad
- ... ma sempre gli stessi
- Trama quasi inesistente
- Tutto qua? Sul serio?