Potremmo dire che Labo, finora, non ha avuto quel successo travolgente che c’aspettavamo. Difficile spiegarsi il perché, dal momento che l’idea è davvero interessante e le possibilità offerte dal sistema di cartoncini piegati di Nintendo è geniale, in primis per la sua versatilità. E proprio di versatilità parliamo oggi con la recensione del quarto kit Labo, quello dedicato alla realtà virtuale.
Paper fueled VR
I kit di labo Labo VR sono divisi in quello con il supporto VR e Blaster e le due espansioni che contiengono diversi modelli quali l’elefante, la macchina fotografica, l’uccello e la pedaliera a vento. La nostra recensione è basata sul kit base, che abbiamo ricevuto qualche tempo prima dell’uscita in modo da potervi proporre una recensione al giorno d’uscita.
Quale che sia il kit che sceglieremo per entrare nella VR su Nintendo Switch, saremo comunque subito accolti dalla oramai familiare scatola Labo. Al suo interno troveremo una cassetta per la console e tutta una serie di fogli di cartone pretagliati. Per chi non sapesse l’idea alla base di Labo, è presto spiegata: si tratta di un kit di costruzioni. In modo non dissimile da altri prodotti simili (i Lego sono i primi che vengono in mente), dovremo seguire delle istruzioni a schermo ed assemblare, con pazienza e un po’ di tempo, i vari modelli. La qualità del cartoncino è straordinariamente alta e in particolare i punti da staccare e piegare sono sempre precisi. Come faccia Nintendo ad ottenere una qualità così alta nella fabbricazione di Labo, per noi resta un mistero irrisolto. L’importante è che, dopo aver assemblato diversi kit diversi (l’ultimo è stato il Blaster) non abbiamo mai avuto problemi. I pezzi ci sono tutti, si incastrano alla perfezione e non ci sono sbavature da nessuna parte. Poi un po’ sta anche a chi assembla però: bisogna seguire le indicazioni alla lettera e assicurarsi di fare le cose per bene. Se saremo però meticolosi, non dovremmo incappare in problemi. Nintendo potrebbe dare istruzioni di istruzioni (lol) a intere industrie, a cominciare da quella dei mobili da assemblare fai da te!
Assemblare il Blaster è un processo sostanzialmente diviso in due. La prima parte è quella dell’assemblaggio del Visore VR. In pratica, un alloggiamento stile Google Cardboard che richiederà dai 30 ai 60 minuti per essere completato. Oltre al cartoncino pieghevole però Nintendo ha dovuto inserire qualcosa di speciale: un paio di lenti. In effetti, dal momento che sarà lo schermo (purtroppo non ad alta risoluzione) di Nintendo Switch a mostrare i contenuti, è necessario un paio di lenti per espandere il nostro campo visivo. Visore VR è studiato bene: relativamente facile da montare e dotato di cuscinetti soffici nel punto in cui faremo scivolare la console nel suo alloggiamento al fine di evitare qualsiasi tipo di graffi su schermo e scocca. Un sistema a scorrimento poi farà in modo di richiudere la console dentro il visore in modo sicuro, per evitare che fuoriesca durante il gioco. Una volta fatto questo primo step, Labo ci proporrà una serie di piccole demo, praticamente dei proof of concept per dimostrare le capacità VR di Switch. Dal guidare una macchinina a pilotare un UFO avremo a disposizione 20 minigame solo per il Visore VR. Altri saranno sbloccati dai vari modelli, ad esempio 4 supplementari sono dedicati al Blaster. Si tratta di esperienze molto corte, anche per lo standard Labo, ma che danno al giocatore/costruttore una buona panoramica dell’applicazione della realtà virtuale made in Nintendo. Si inizia calibrando i giroscopi di Switch, appoggiando la console, da sola, per qualche secondo su una superficie piana. Poi, alla pressione di un tasto passeremo in modalità VR.
La costruzione del Blaster è decisamente più impegnativa e si porterà via dai 120 ai 180 minuti di tempo. Non è complessa come il robot Labo per fortuna ma richiede comunque attenzione (e l’aiuto di un genitore nel caso dei giovanissimi). Il prodotto finale è di dimensioni ragguardevoli e, come al solito, sa sorprendere per complessità. La console si fissa sul retro del fucilone mentre i due Joycon vanno infilati rispettivamente nella canna e sul lato sinistro. Uno servirà a fornire il feedback di tiro mentre l’altro attiva una sorta di bullet time nel gioco Blaster. Il meccanismo interno del Blaster funziona anche tramite una serie di elastici che permettono al giocatore di fare veri e propri movimenti di carica in modo che, quando premeremo il grilletto, avremo un feedback non solo nel gioco ma anche dal vero, col “carrello” del Blaster che scatta in avanti. La Nintendo difference ancora una volta è ben rappresentata! I due giochi legati al Blaster sono praticamente degli shooter su rotaie e richiederanno, per esempio, di eliminare tutta una serie di polpi rosa in un ambiente cittadino (fan di Splatoon, fatevi sotto!) cercando di ottenere il miglior punteggio. Non manca poi la sezione Scopri. In questa sezione, contrapposta a Monta e Gioca, impareremo i dettagli del funzionamento del Blaster assieme ad una combriccola di personaggi virtuali che, come noi, imparano a diventare dei master di Labo. Un piccolo lato istruttivo che funge da ciliegina sulla torta.
VR su Switch
La VR su Switch funziona in modo molto simile a quanto visto sui cellulari. Non c’è una room scale e Nintendo insiste sul fatto che i giocatori restino seduti durante le partite a Labo VR. La console rileva la nostra posizione grazie al giroscopio integrato nella console e l’interazione si fa o premendo sul lato superiore destro della console (una sorta di “tap per selzionare”) oppure tramite i Joycon. A volte i due controller potranno essere staccati dal corpo di Switch, a volte andranno inseriti nei loro alloggiamenti. Ma in ogni caso, dovremo tenere saldamente tra le mani il Visore VR perché non c’è nessuno strap per fissarlo sulla testa. Un po’ peccato perché dopo un po’ cominceremo a sentire le braccia stanche ma, al contempo, una bella pensata quella di Nintendo che immaginiamo non voglia essere accusata di propinare applicazioni potenzialmente dannose per la salute ai giovanissimi. La VR di Labo è fatta per essere usata a piccole dosi! Certo, ci rimane un po’ il dubbio sulle applicazioni di Mario Odyssey e specialmente Zelda in VR (che se tra l’altro vorrete provare, sarete costretti a portarvi a casa questo kit).
A causa delle limitazioni tecniche di Switch, la qualità visiva della VR di Labo non è tra le migliori. D’altra parte lo schermo LCD di Switch a una risoluzione di 1280×720, che va divisa per i due occhi. Nintendo è comunque stata abbastanza scaltra da non riempire i suoi mondi VR con dettagli troppo minuti, in modo da mascherare in parte le carenze della piattaforma. Il pregio però è che, nonostante i suoi limiti, Labo VR funziona in modo impeccabile e la qualità dei tracciamenti dei nostri movimenti in gioco è superiore a quanto visto con Cardboard e, diremmo, in pari con Gear VR. L’atout di Switch è poi che è dotato di un paio di veri controller, fatti per giocare. La qualità dell’interazione è quindi nettamente superiore a quanto offerto dai “competitor” in questo segmento di mercato. Ad ogni buon conto, non aspettatevi però di poter paragonare Labo VR a HTC Vive, Oculus Rift o PS VR, non c’è affatto storia che tenga (ma in ogni caso Nintendo non punta a competere con tali prodotti).
Bottom line
Per i fan di Labo è un altro kit davvero ben pensato e divertente, con la garanzia di tante ore di divertimento tra assemblaggio, gioco e scoperta dei vari modelli. Siamo abbastanza sicuri che il kit VR sarà tra i più venduti da Nintendo, non fosse altro che per le applicazioni future su Mario e Zelda, patch che lo ricordiamo saranno gratuite. Poi, dobbiamo dirlo, sul lungo periodo i giochi Labo diventano ripetitivi ma lo stesso discorso vale per tanti altri prodotti simili (come i Lego 😉 ).
The Good
- Qualità di cartoncino e istruzioni
- Spiegazioni sul funzionamento
- Esperienza in VR ben studiata
The Bad
- Qualità visiva
- Sul lungo periodo può annoiare