Ninja Gaiden è uno di quei nomi che evocano sfida, precisione e atmosfere d’altri tempi. Una saga che ha segnato la storia del videogioco d’azione, prima con la leggendaria trilogia per NES, poi con il reboot tridimensionale firmato Team Ninja. Dopo anni di silenzio, la serie torna con Ragebound, un progetto che non si limita a omaggiare il passato: lo fonde con il presente, lo riscrive e lo rende di nuovo vivo.
Un punto di incontro tra le due saghe
Narrativamente, Ragebound è molto più di uno spin-off. La sua posizione nella timeline lo rende ufficialmente canonico e la cosa non è casuale. La storia si apre dopo il fallimento di Genshin, noto antagonista del reboot 3D, nel tentativo di controllare le forze demoniache. La minaccia è ancora viva e mentre il villaggio Hayabusa affronta le conseguenze, Ryu Hayabusa parte per l’America – evento che segna l’inizio della trilogia NES. Ragebound, dunque, si colloca dopo i giochi moderni ma in parallelo al primo Ninja Gaiden per NES, unendo idealmente le due linee narrative. È una scelta intelligente, che rafforza la coerenza interna della saga e dà al gioco un’identità ben precisa. Questa scelta narrativa non è solo un dettaglio: è la dichiarazione d’intenti di The Game Kitchen e Koei Tecmo.
Ragebound fonde le due anime della saga – originale e reboot – in un’unica continuity canonica, colmando un vuoto tra le generazioni e rendendo omaggio a entrambe con equilibrio. La storia sembra semplice: fermare l’invasione demoniaca. Ma Ragebound non gioca sul sicuro: introduce colpi di scena che ribaltano la prospettiva, trasformando la caccia ai demoni in uno scontro con un nemico insospettabile.
È qui che il titolo dimostra maturità: niente nostalgia sterile, ma una trama che osa.
Un Duo improbabile, ma Imprescindibile
Il Protagonista dell’avventura è Kenji Mozu, un giovane ninja del clan Hayabusa. Ma non combatte da solo. Per ragioni legate alla minaccia demoniaca, Kenji è fuso con Kumori, una kunoichi dei Black Spider. Una coppia improbabile, costretta alla fusione per sopravvivere. Questa unione non è solo narrativa: è il cuore del gameplay, una sinergia che plasma ogni scontro.
I due non si sopportano, ma devono imparare a collaborare. E questo vale non solo nella scrittura, ma anche nel gameplay. Il rapporto tra Kenji e Kumori è una delle idee più riuscite del gioco. Ogni personaggio ha un ruolo specifico, il giocatore è chiamato a equilibrare il combattimento corpo a corpo con gli attacchi a distanza e le abilità speciali di Kumori.
Le dinamiche tra i due personaggi non sono forzate: scorrono naturali, sostenute da dialoghi credibili e un’evoluzione ben costruita.
Tecnico, Strategico e Intenso
Il combat system è basato su osservazione, ritmo e rischio calcolato in stage a volte caotici. Il fulcro è la meccanica dell’Hypercharge: uno stato di potenziamento che si carica colpendo nemici contrassegnati da aure rosa o azzurre, alternando attacchi con la katana e kunai. Quando attivata, questa modalità consente di infliggere danni devastanti e stordire temporaneamente i boss, aprendo fasi offensive cruciali. In alternativa, il giocatore può sacrificare parte della salute per forzare l’Hypercharge, aggiungendo una scelta tattica ad alto rischio.
A questo si aggiungono abilità personalizzabili: Kumori dispone di attacchi speciali (ad area, difensivi, mirati) e un colpo finale caricabile, entrambi acquistabili da Muramasa, il mercante storico della saga. Il combattimento è pulito, preciso e appagante. Ogni scontro con i boss è una questione di timing, non solo di riflessi istintivi. È un sistema che non semplifica, ma premia la concentrazione.
Ma il combattimento in Ragebound si fonde anche con la mobilità, qui entra in gioco una delle meccaniche più iconiche e originali: il salto con Ghigliottina. Questa tecnica consente a Kenji e Kumori di lanciarsi contro un nemico o un punto d’appoggio ambientale con una traiettoria letale, superando ostacoli altrimenti irraggiungibili. Il salto con Ghigliottina è utile sia in combattimento – per colpire alle spalle, rompere difese o concatenare attacchi – sia in chiave platform, per attraversare baratri, zone verticali o segmenti nascosti e sfruttare i nemici volanti per superare distanze maggiori. È una mossa che unisce stile e utilità, restituendo al giocatore un senso di padronanza sul livello e sulle dinamiche offensive. Non è solo un “colpo spettacolare”, ma una risorsa centrale nell’economia del gameplay, che arricchisce in libertà di movimento e nell’approccio tattico agli scontri.
Platforming e Varietà Scenica
Se il combat è il cuore, il platforming è il sangue che scorre nel sistema. Non parliamo di semplici salti: le sezioni con Kumori permettono di entrare nel mondo demoniaco per sbloccare passaggi nascosti, mentre momenti spettacolari in moto o in barca regalano variazioni di ritmo e nostalgia da arcade anni ’90. A questo si aggiungono sequenze adrenaliniche di fuga, in cui ti ritrovi inseguito da tentacoli giganteschi o da una scavatrice fuori controllo.
Questi attimi cambiano registro e spezzano il flusso senza mai perdere tensione, lasciando il giocatore sempre in movimento.
Il comparto visivo è un omaggio elegante alla saga: pixel art ben curata e rievocativa, design dei boss eccellente e cutscene in stile fumetto anni ’80, che riportano alla mente le iconiche sequenze animate dei classici NES . L’unico limite visivo si nota nei modelli dei protagonisti, che avrebbero potuto essere più curati rispetto all’ottimo design dei nemici. La colonna sonora, invece, è impeccabile: miscela strumenti tradizionali giapponesi ed elettronica con efficacia, accompagnando il giocatore con coerenza, carisma e ritmo frenetico.
Contenuti extra e rigiocabilità
La campagna principale si completa in circa 10 ore e prevede finali multipli, ma Ragebound garantisce un’ottima rigiocabilità grazie a collezionabili, sfide opzionali e un raffinato sistema di valutazione a fine stage. Ogni livello propone teschi, scarabei e pergamene da raccogliere. Gli scarabei servono per acquistare potenziamenti e oggetti dal mercante Muramasa, mentre le pergamene sbloccano missioni secondarie puramente tecniche che alzano il livello di difficoltà’.
Al termine di ogni stage, il giocatore riceve un ranking compreso tra E e S+, determinato in base a più fattori: oggetti raccolti, tempo impiegato, danni subiti e il completamento delle sfide specifiche del livello. Queste includono obiettivi nascosti, eliminazioni mirate o sezioni platform superate senza errori. Un’interessante aggiunta è la possibilità di modificare il ranking finale equipaggiando accessori speciali. Alcuni di questi possono aumentare il punteggio finale di uno o due gradi, ma presentano malus concreti durante il gameplay, come una minore difesa, tempo ridotto per l’Hypercharge o un recupero salute più lento. È una meccanica che spinge il giocatore a valutare rischio e ricompensa con attenzione.
Una volta terminata la campagna, si sblocca la Modalità Difficile, che riduce la tolleranza degli errori, rende i nemici più aggressivi e impone una maggiore efficienza per ottenere punteggi elevati. Una sfida pensata per i giocatori più esperti, dove padroneggiare ogni meccanica diventa fondamentale. Dopo il primo completamento verrà sbloccato anche il selettore di skin, in cui avremo anche la versione del classico costume blu di Ninja Gaiden .
Prestazioni e stabilità
Dal punto di vista tecnico, Ragebound si presenta estremamente solido e stabile, come ci si aspetterebbe da un titolo 2D ben ottimizzato. Il gioco gira senza problemi su tutte le piattaforme supportate, senza cali di frame né rallentamenti significativi, e con tempi di caricamento minimi. Graficamente non ha pretese eccessive, ma la sua pulizia visiva e la fluidità dei movimenti lo rendono coerente e funzionale, sia su console che su PC. L’unica criticità riscontrata è un bug sporadico legato alle fasi in cui si controlla Kumori: in alcuni casi, entrando nel mondo demoniaco, può capitare che il personaggio finisca fuori mappa, bloccando l’avanzamento. Fortunatamente, il gioco consente di riavviare il livello in modo rapido, e gli stage sono pensati per essere rigiocati senza perdere progressi significativi. Si tratta quindi di problemi rari, non sistemici, che non compromettono in alcun modo l’esperienza generale, né influenzano negativamente il giudizio sul gioco.
Verdetto Finale
Ninja Gaiden: Ragebound è una lezione di come si possa rinnovare una saga storica senza tradirne lo spirito. The Game Kitchen, con il supporto di Koei Tecmo, ha realizzato un gioco che non vive di nostalgia, ma la comprende, la rielabora e la restituisce in una forma nuova, elegante e tecnica. Un action-platform che non si limita a omaggiare: si inserisce nel cuore della saga, la arricchisce e ne ridefinisce i contorni. Un ritorno maturo, coraggioso e sorprendentemente fresco.
Ninja Gaiden non è mai stato così vivo.
The Good
- Combat system divertente e preciso
- Meccaniche sinergiche tra Kenji e Kumori
- Collega efficacemente la timeline NES e Reboot 3D
- Varietà nei livelli e Estetica retro curata
The Bad
- Possibilità di “saltare” aree riducendo la difficoltà
- Alcune animazioni minori meno rifinite
- Protagonisti meno curati visivamente rispetto ai boss
Recensione impeccabile, lo proverò senz’altro!
Ottima recensione. Il gioco sembra molto interessante e saro lieto di provarlo. mi incuriosisce e credo sia il mii genere.
Non vedo l’ora di provarlo!
Da anni sei ormai un punto di riferimento quando desidero conoscere un gioco per valutarne l’acquisto. Mi hai incuriosito tantissimo, lo prenderò sicuramente!
Ottima recensione, gioco assolutamente da provare.
Recensione spaventosamente dettagliata , mi hai incuriosito 👺🔥
Un genere che mi incuriosisce molto recensione ben dettagliata di sicuro ne terrò conto