Lost Soul Aside

By on on Recensioni, 3 More

Lost Soul Aside

La storia di Lost Soul Aside è innanzitutto la storia del suo creatore. Nel 2014 un giovane sviluppatore cinese, Yang Bing, pubblicò sul web un breve prototipo realizzato da solo con l’Unreal Engine 4. Non c’era un team, non c’era un editore, solo la passione di un autore che voleva dare vita a un action-RPG capace di unire l’estetica anime con l’energia dei grandi hack’n’slash. Quel video, nato quasi come un esercizio tecnico, fece il giro del mondo: in poche settimane conquistò migliaia di visualizzazioni e aprì gli occhi dell’industria internazionale su quello che poteva sembrare un sogno impossibile. Da quel momento Lost Soul Aside è diventato il simbolo della perseveranza. Bing fondò Ultizero Games nel 2017 e grazie al supporto del programma China Hero Project di Sony poté trasformare il prototipo in un vero progetto commerciale. Da un singolo sviluppatore il team si ampliò a oltre quaranta persone, imparando a crescere mentre costruiva il gioco. Non è stato un percorso lineare: lunghi silenzi, rinvii e presentazioni a intermittenza hanno spesso fatto pensare a un progetto destinato a rimanere incompiuto. Il passo decisivo arrivò nel 2022, quando Sony Interactive Entertainment scelse di diventare publisher ufficiale. Da quel momento Lost Soul Aside non era più soltanto un fenomeno nato in rete, ma un titolo atteso a livello mondiale, supportato da una delle più grandi realtà del settore. Oggi, dopo oltre dieci anni di sviluppo, il gioco è arrivato su PS5 e PC, portando con sé tutta la dedizione e l’ambizione di un autore che ha saputo trasformare un sogno personale in un prodotto capace di parlare a un pubblico globale. Lost Soul Aside non è semplicemente un action-RPG, ma la prova tangibile di come la passione individuale possa ancora incidere nel panorama videoludico moderno. Allo stesso tempo, però, il rischio di un percorso così lungo porta con sé influenze diverse senza riuscire sempre a fonderle in modo omogeneo.

Lotta per gli Ideali

L’universo di Lost Soul Aside è un mondo sospeso tra magia e tecnologia, tra città futuristiche e rovine di antiche civiltà, un luogo in cui l’umanità convive con poteri che non riesce del tutto a controllare. È un contesto che ricorda da vicino le atmosfere degli shōnen anime: vasto, drammatico e sempre pronto a trasformare un conflitto personale in una battaglia dalle proporzioni epiche. Al centro della vicenda c’è Kaser, un giovane guerriero che intraprende un viaggio per salvare la sorella Louisa e contrastare l’avanzata dei Voidrax, entità aliene che minacciano di consumare il mondo. Non è però un eroe solitario: con lui c’è Arena, una creatura viva e mutaforma che si lega simbioticamente al suo corpo, trasformandosi in armi e scudi, ma anche in una voce costante, ironica e pungente. Il rapporto tra i due non è solo un espediente di gameplay, ma diventa il cuore narrativo del viaggio, un dialogo continuo che accompagna il giocatore. La struttura narrativa alterna momenti più intimi ,la ricerca della sorella, i dubbi di Kaser, il confronto con la propria umanità, a sequenze spettacolari in cui i nemici assumono un’aura quasi mitologica. In questo senso l’ispirazione ai Cavalieri dello Zodiaco, a mitologia greca, ideali orientali e più in generale al genere shōnen è evidente: ogni boss non è soltanto un avversario, ma l’incarnazione di un’idea, di un ostacolo interiore, di una prova di crescita per il protagonista. Combattimenti che diventano “scontri tra ideali”, esaltati da un’estetica anime che richiama tanto il pathos quanto la teatralità delle grandi saghe televisive. Lost Soul Aside cerca di andare oltre il semplice contorno narrativo tipico degli hack’n’slash, provando a bilanciare spettacolo e introspezione. Il rischio, come per molti titoli simili, è che la trama diventi a tratti più pretesto che motore, ma resta chiaro l’intento di intrecciare il dramma personale di Kaser con l’epopea di un mondo sull’orlo del collasso.

Luci ed Ombre

Il punto di forza di Lost Soul Aside è la sua capacità di combinare anime diverse del videogioco d’azione in un’unica esperienza. Non è un titolo che si limita a offrire combattimenti frenetici, ma un’avventura che alterna ritmi e situazioni in modo da mantenere il giocatore sempre coinvolto. Il viaggio di Kaser si sviluppa attraverso aree che cambiano costantemente tono e obiettivi. Ci sono momenti in cui l’esplorazione diventa centrale: scenari più aperti che permettono di dialogare con i personaggi, di scoprire dettagli del mondo e di vivere la storia con un ritmo più lento e riflessivo. Sono spazi pensati per dare respiro alla narrazione, dove emergono le relazioni e il rapporto con Arena. Quando l’azione prende il sopravvento, invece, il gioco mostra tutta la sua anima da hack’n’slash. Le arene si riempiono di orde di nemici e il giocatore è chiamato a gestire combo, abilità e riflessi in scontri veloci e spettacolari. A spezzare questo ritmo ci sono le sezioni platform, che chiedono precisione e tempismo, spesso arricchite da sfide a tempo che mettono alla prova la padronanza dei comandi. La progressione porta inevitabilmente agli scontri con i boss, che non sono mai un semplice ostacolo da abbattere ma veri momenti di spettacolo: alcuni si affrontano come culmine di dungeon intricati, altri arrivano in rapida successione, senza dare tregua, in un crescendo che esalta la spettacolarità tipica delle produzioni anime.
Accanto alla trama principale, le aree più ampie introducono spazi in cui il giocatore può dedicarsi ad attività secondarie. Qui si possono incontrare boss opzionali  oppure risolvere puzzle ambientali che richiedono attenzione all’ambiente circostante e uso creativo delle abilità sbloccate. In queste zone si trovano anche i portali di sopravvivenza, sfide pensate per mettere a dura prova la resistenza del giocatore con ondate di nemici sempre più impegnativi, offrendo ricompense preziose. Un ruolo chiave lo giocano i dungeon, veri snodi narrativi che combinano combattimenti serrati, enigmi ambientali e progressione della storia. Non sono semplici corridoi, ma spazi in cui il design alterna diversi approcci, costringendo a variare strategia e stile di gioco. Infine, a dare ulteriore varietà ci sono le fasi più spettacolari, quelle in cui l’arma di Kaser si trasforma in un overboard. Questi momenti spezzano la routine classica e regalano sequenze veloci e adrenaliniche, quasi da corsa futuristica, che aggiungono dinamismo e spettacolo all’avventura. Tuttavia, non tutto funziona allo stesso modo. Anche se il gioco sa regalare momenti cinematografici di grande impatto, con boss fight scenografiche e cutscene dallo stile anime marcato, il mondo di gioco non riesce sempre a mantenere la stessa intensità. Ci sono paesaggi davvero suggestivi, capaci di imprimersi nella memoria, alternati ad altri più anonimi, che rischiano di smorzare l’immersione. Non è un problema di direzione artistica, quanto piuttosto di coerenza: Lost Soul Aside alterna picchi visivi notevoli a scenari che appaiono quasi come riempitivi, e questo contrasta con l’ambizione epica che la storia vorrebbe trasmettere.

Un Omaggio al genere Hack’n’Slash

Se c’è un terreno su cui Lost Soul Aside punta a distinguersi, è quello del combattimento. L’intero sistema è costruito attorno a un mix di immediatezza e spettacolarità, con meccaniche che riprendono l’essenza degli hack’n’slash classici e la spingono verso una dimensione anime, iper-coreografica. La base del sistema è affidata agli attacchi leggeri e pesanti, che possono essere concatenati in combo articolate. I follow-up permettono di collegare mosse diverse e persino cambiare arma durante l’esecuzione. Questo crea un flusso continuo, quasi danzato, che alterna velocità e potenza e che trova il suo apice nelle azioni aeree, dove i nemici possono essere sollevati da terra e mantenuti sospesi grazie a una giostra di colpi in stile Devil May Cry. La varietà cresce con il sistema di armi intercambiabili, ciascuna con un moveset e delle combo uniche e con le abilità sbloccabili tramite lo skill tree. Quest’ultimo non si limita a potenziare le statistiche, ma introduce nuove possibilità di combattimento: combo aeree più complesse, attacchi che partono da una schivata o colpi speciali concatenati. È una progressione che stimola a sperimentare e a costruire il proprio stile personale. Il cuore innovativo è però il rapporto con Arena, la creatura simbiotica che accompagna Kaser. Non è solo un alleato narrativo, ma un’estensione del combat system: fornisce abilità speciali che consumano una barra apposita e può entrare in modalità simbiontica, una sorta di “Devil Trigger” di Lost Soul Aside. In questi momenti Kaser e Arena si fondono, scatenando poteri devastanti e trasformando lo scontro in un’esplosione di effetti visivi e danni. È la meccanica che meglio rappresenta l’anima del gioco: spettacolare, eccessiva, anime fino al midollo.

A dare spessore ci sono anche le meccaniche difensive. Le schivate perfette consentono di annullare un attacco nemico con un tempismo millimetrico, aprendo la strada a un contrattacco immediato, mentre le parate perfette permettono di respingere colpi anche devastanti, spezzando l’offensiva dell’avversario e creando una finestra d’attacco. Questo alza il livello tecnico del gameplay e premiano i giocatori più attenti al ritmo, riportando il tutto a un action puro dove la manualità e i riflessi fanno davvero la differenza. I nemici, dal canto loro, non sono meri bersagli da combo: molti sono protetti da uno scudo che va prima distrutto. Solo allora diventano vulnerabili alle combo spettacolari e alle finisher. Questo sistema obbliga a non limitarsi a concatenare attacchi a vuoto, ma a leggere le situazioni e a scegliere con intelligenza quando spingere sull’offensiva. Lost Soul Aside offre un combat system che da un lato è un ritorno atteso agli hack’n’slash più puri, quelli dove ogni colpo conta e la padronanza tecnica fa la differenza. Dall’altro, però, la ricerca costante della spettacolarità rischia di sovrastare la profondità strategica. È un equilibrio delicato: chi cerca azione immediata e visivamente esplosiva troverà pane per i suoi denti, mentre chi vuole un sistema chirurgico e bilanciato potrebbe percepire che l’anima “tecnica” resta leggermente in ombra. Ma è proprio in questa tensione che sta l’identità del gioco: un action moderno che vuole riportare al centro l’essenza arcade del genere, in un’epoca in cui pochi titoli hanno il coraggio di farlo davvero.

Il Peso degli Anni di Sviluppo

Parlare di Lost Soul Aside significa anche riconoscere il peso dei suoi dieci anni di sviluppo. Un percorso così lungo ha inevitabilmente lasciato tracce: nel panorama attuale, alcune ambientazioni risultano meno curate, certe texture mostrano la loro età , in generalesi percepisce che il gioco nasce da un’epoca diversa rispetto a quella in cui finalmente esce. Non parliamo di un disastro tecnico, ma di quella discrepanza che si nota quando un progetto inseguito per tanto tempo arriva al traguardo in un mercato che nel frattempo è andato avanti. Detto questo, è importante sottolineare come il titolo brilli proprio lì dove deve: nelle animazioni del combattimento. Ogni combo, ogni transizione tra armi, ogni schivata o parata perfetta sono realizzate con una fluidità eccellente. Qui si vede la cura maniacale di Ultizero Games, che ha lavorato per anni affinché i movimenti fossero naturali, coreografici e spettacolari, senza sacrificare la reattività. È grazie a questo che il combat system risulta non solo appagante da giocare, ma anche da guardare, evocando quell’anima shōnen che il titolo vuole trasmettere. Sul fronte delle prestazioni, il gioco è stato testato su PS5 Pro, dove l’esperienza è stata sorprendentemente stabile. Già prima della patch al day one, non si sono mai verificati problemi tali da compromettere la fruizione. La console offre diverse modalità grafiche, ma il consiglio è chiaro: scegliere la modalità Performance Pro. In un action frenetico come questo, la fluidità del frame rate ha la priorità, e nelle oltre trenta ore di gioco non si sono registrati cali significativi né bug disturbanti. L’esperienza rimane sempre scorrevole e precisa, esattamente come dovrebbe essere in un titolo che fa della velocità e della reattività il suo marchio di fabbrica.

Il Sogno di Yang Bing, tra realtà e aspettative

Gli anni passati nello sviluppo di Lost Soul Aside si sentono tutti. Non è un titolo che intende imporsi come capolavoro solo perché ha richiesto un decennio per vedere la luce: è piuttosto la concretizzazione di un sogno, quello di Yang Bing, che da solo ha acceso una scintilla poi trasformata in un progetto internazionale. La domanda, però, resta inevitabile: questo sogno riesce a soddisfare il pubblico? La risposta è duplice. Da un lato, se lo si prende per ciò che vuole essere , cioè un action che mette al centro il combattimento e la spettacolarità , allora Lost Soul Aside riesce a regalare ore di divertimento, con un combat system profondo, fluido e visivamente esplosivo. È un ritorno a un’anima hack’n’slash pura, di quelle che oggi pochi titoli hanno il coraggio di portare avanti. Dall’altro lato, però, emergono i limiti. Non ha quell’immersione narrativa e ambientale che molti giocatori moderni si aspettano, alternando momenti ispirati a scenari più anonimi. A questo si aggiunge il peso delle aspettative: dieci anni di attesa e un prezzo elevato spingono inevitabilmente a chiedere di più, questo rischia di dividere la community tra chi lo vive come un sogno realizzato e chi lo percepisce come un’occasione mancata. In realtà Lost Soul Aside è entrambe le cose: un titolo valido, da apprezzare per la passione che lo anima, ma anche un’opera imperfetta, segnata dall’ambizione di andare oltre senza riuscire sempre a trovare un equilibrio. Forse il messaggio migliore che porta con sé non è solo nel gioco in sé, ma nella sua stessa esistenza: i sogni possono realizzarsi, ma anche infrangersi. L’importante è rialzarsi e combattere ancora più forti di prima.

The Good

  • Combat system profondo con combo, armi intercambiabili e abilità spettacolari
  • Animazioni eccellenti, fluide e reattive, che esaltano il ritmo degli scontri
  • Progressione ben strutturata con skill tree, abilità speciali e possibilità di personalizzare lo stile di gioco.
  • Buona varietà di gameplay

The Bad

  • A paesaggi suggestivi si alternano scenari anonimi, con immersione non sempre riuscita.
  • La narrativa non regge sempre il passo con le ambizioni, rischiando di essere più contorno che motore.
  • Il peso dei dieci anni di sviluppo si nota in alcune incertezze grafiche.
  • Prezzo elevato e aspettative troppo alte rischiano di dividere la community.
5

Written by: Darkenral

Hardcore Player ,appassionato di Action Rpg e Metroidvania,classe 1987 cresciuto in sala giochi. Ama scoprire le meccaniche del combat system di ogni titolo, analizzarne il gameplay e condividerne le emozioni con la community.

1 Comment Added

Join Discussion
  1. PNK 4 Settembre 2025 | Rispondi

    Ho provato la demo e non mi ha convinto. Il tuo articolo è troppo bello per questo gioco secondo me. 🤣

Leave Your Reply

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

JOYPAD

Joypad è il sito indipendente di videogiochi, tecnologia e film per la Svizzera italiana.

Il sito nasce quale tentativo di informare i giocatori della Svizzera italiana nel modo più completo possibile riguardo ai media videoludici, cercando di contestualizzare l’informazione per gli ascoltatori di questa regione spesso dimenticata dalle grande aziende mondiali. Dalla metà del 2013 si occupa anche di film con la rubrica Joypad Movies.

SGN Logo

Altri membri di SCN:
games.ch
the(G)net.ch