Live a Live è un titolo old-school come tanti altri del suo genere, nato infatti nell’epopea d’oro del genere quando ancora Super Nintendo (SNES) era console incontrastata e di riferimento. Trattasi di un titolo pubblicato nel 1994 su SNES, il medesimo tentò di discostarsi dai classici JRPG di quel periodo, pur nascendo dalle menti e dalla software che sfornava i maggiori titoli in tal senso. Tecnicamente parlando, Live a Live non era nulla di particolarmente innovativo, soprattutto se messo a confronto con altre produzioni Square Soft (prima della sua fusione con Enix).
La vera, grande, differenza di un titolo come Live a Live stava infatti nella sua filosofia e nella struttura: non un’unica storia da affrontare con un party di personaggi intercambiabili, ma una serie di storie ambientate in epoche storiche eterogenee e vissute con protagonisti differenti. Si comincia dalla preistoria al futuro remoto, passando per nazioni come la Cina imperiale, il far west, il periodo Edo, la modernità e il futuro prossimo, in quella che è a conti fatti una raccolta di storie apparentemente lontanissime tra loro e che vanno a convergere verso un finale comunque comune.
Fin dalle prime fasi del presente remake di Square Enix, è evidente l’influenza che questo titolo ha avuto su uno dei maggiori capostipiti del genere di metà anni novanta, ovvero Chrono Trigger. Infatti, come brevemente appena citato, vi è un arco temporale multiplo alla varietà delle abilità dei personaggi, fino alla storia semplice, profonda e talvolta d’impatto. Takashi Tokita con Live A Live ha voluto sfondare nel 1994 e sfruttarlo come proprio trampolino di lancio per permettere al titolo di raggiungere quello che è considerato uno dei tanti capolavori dell’epoca d’oro JRPG. Live A Live tuttavia mai è stato goduto da un altro pubblico oltre quello orientato, non essendo il medesimo mai stato localizzato. Ragion per cui, Square Enix a ben 28 anni dall’uscita ha così deciso di dedicare a questo peculiare titolo un remake HD-2D anche per l’occidente, permettendo ai videogiocatori nostalgici e non di godere di un titolo che solo i giapponesi, ufficialmente, hanno potuto conoscere.
La trama di Live a Live basa la sua storia su sette differenti personaggi, tutti protagonisti e legati a un determinato periodo storico. Semplice e intricato al tempo stesso, il giocatore è in grado di selezionare individualmente e a propria scelta quale vicenda affrontare per prima, intercambiando e salvando fra una e l’altra in qualsiasi momento. Ognuno ha una trama a sé e, apparentemente, nessuna è collegata con l’altra. Non occorre dunque giocare le storie in un ordine specifico, in quanto le stesse sono tutte molto diverse tra loro e vi solo un filo conduttore apparante che le collega, che appare de facto alla fine di ogni vicenda. Perciò, in alcune storie probabilmente il giocatore combatterà meno e assisterà allo stesso tempo a una maggiore fase esplorativa e narrativa (come il futuro prossimo) o, per contro, l’esatto opposto. In alcune storie i combattimenti sono protagonisti e metteranno a dura prova il giocatore con diverse strategie da adottare o meccaniche da apprendere. Esempio in tal senso è la trama ambientata nel presente in cui il combattente Masaru Takahara affronta sei diversi combattenti in un torneo RPG in uno stile che ricorda quello di Street Fighter. Come una torta, ogni storia rappresenta una storia dal gusto diverso da assaporare e con i propri ingredienti.
Le varietà in cui vengono affrontate alcune tematiche o ambientazioni lascia immaginare l’influenza che ci fu a metà degli anni novanta da altre produzioni: come l’omonimo Alien o il divertente 2001: Odissea nello spazio, traslata nella trama ambientata nel futuro (oppure la letteratura e leggende cinesi nella Cina imperiale). Il tutto splendidamente tradotto e riscritto nel motore grafico che Square Enix, che ormai ha fatto suo su Nintendo Switch: ovvero il HD-2D di Ocopath Traveler e Triangle Strategy. Si tratta infatti di un remake realizzato sulla falsariga di quest’ultimi. Questo stile visivo rétro induce sì alla nostalgia ma elegge questo titolo ai JRPG storici riadattati in epoca moderna, portando una ventata di Super Nintendo anche ai nostri giorni. I dettagli nel loro insieme sono studiati a puntino, la perizia nell’applicazione degli effetti e dei colori rende giustizia a un titolo anziano come Live a Live, ed infine la bellezza sullo schermo a matrice attiva di Switch OLED rende ancora più l’idea dell’esplosione di colori che questo remake potrebbe regalare. Lato grafico, infatti, la cura è semplicemente ai massimi livelli e non c’è, per così dire, “un pixel fuori posto”, sicché ogni singola ambientazione veramente curata nei minimi dettagli: i modelli dei personaggi appaiono nitidi e chiari, e i terreni sono colorati in pixel che si fondono perfettamente con quei pochi aspetti 3D. Rocce su scogliere, foreste di bambù e altro ancora si fondono perfettamente insieme nell’ambiente, mentre l’erba è frastagliata e ondeggia nella brezza del vento con un effetto simile alla Zelda Breath of The Wild (lo ricorda), mentre le fiamme colorate hanno tantissime sfumature fino a fondersi con l’ambiente circostante, passando poi all’acqua cristallina e impeccabile presente nell’ambientazione del Giappone ai tempi Edo. Il tutto coadiuvato da una splendida colonna sonora del famoso compositore Yoko Shimomura (per intenderci, Final Fantasy, Xenoblade Chronicles, e via dicendo), appositamente riarrangiata per questo remake. Musica del famoso compositore che dona ogni volta la sensazione di appartenenza ad ogni linea temporale. L’arrangiamento, curato da uno dei massimi esperti del genere, rende infatti giustizia all’originale.
Il gameplay, che offre diversi punti di vista agli occhi dei protagonisti, è altresì curato nei testi e nel doppiaggio coinvolgente. Chiaramente, la trama è beninteso riadattata a quella che era già presente nel titolo originale e, pertanto, non si raggiungono i livelli di Triangle Strategy (per dire). Eppure, essendo un titolo pensato nel ’94, le singole vicende sono comunque emozionanti e spingono il giocatore ad affrontarle per capire cosa accomuna tutte queste storie eterogenee. Il gameplay infatti rappresenta una delle esperienze più strane per un titolo che “scimmiotta” i JRPG tradizionali. La struttura a capitoli richiede cadauno un tempo di circa 2-3 ore per essere completati, rappresentando inevitabilmente un tour a tappe. Un po’ come leggere un libro strutturato su diversi capitoli. Come accennato all’inizio, Live A Live non è un JRPG vero e proprio, ma si tratta perlopiù di una compilation che non offre solo storie diverse, ma anche svariate soluzioni di gameplay. Per esempio il presente (Oggi) si ispira all’Active Time Battle di Final Fantasy dell’epoca, ovvero i personaggi possono agire solo quando si ricarica l’apposito indicatore e a quel punto possono spostarsi sul campo di battaglia, usare gli oggetti consumabili e attaccare con le eventuali tecniche. Il periodo Edo, invece, si ispira a una gameplay stealth/platform a differenza di altri periodi che hanno un approccio più JRPG tradizionalista (esempio: lontano futuro). In ogni caso, Live A Live garantisce una varietà di situazioni notevole. Il remake di Square Enix è dunque sì equilibrato, nel senso che affronta sia elementi ruolistici ma anche attingendo da altri generi, senza necessariamente inondare il giocatore di elementi come le caratteristiche, statistiche, equipaggiamento e via dicendo. Ragion per cui Live a Live resta dunque un titolo gradevole anche per i meno pazienti, essendo lo stesso omogeneo e poco monotono. Il livello di difficoltà dipende inoltre dal periodo scelto, ovvero è il giocatore ad affrontare le singole epoche e scoprire qual è la più semplice e quale richiede maggiore strategia per essere completata. Il periodo Edo, ad esempio, può essere uno dei capitoli più ostici in quanto il protagonista deve evitare la morte di tutti gli abitanti del castello (almeno 100). A seconda di chi si lascia in vita, si possono ottenere ricompense diverse e mirate. Riuscire a far sopravvivere tutti e 100 gli abitanti del castello è particolarmente impegnativo.
Vivere una vita è valsa la pena di aspettare la localizzazione di questo titolo, seppur passati moltissimi anni dalla sua uscita. Questo remake reintroduce un JRPG unico e influente in tutto il mondo, con una sorta cacofonia eterogena di stili di gioco, musiche e immagini diverse che in qualche modo si fondono perfettamente. Nonostante l’aspetto di Octopath Traveler e l’ulteriore perfezionamento del motore HD-2D, è bene ricordare che si tratta pur sempre di un RPG nato su SNES, con molte meccaniche e stili di gioco tipici del passato…e delle frustrazioni che caratterizzano i JRPG degli anni ’90. Tuttavia, ammiriamo il fatto che Square Enix abbia deciso di non cambiare troppo con questo remake, offrendo invece un gioco autentico e corretto.
The Good
- Una varietà di gameplay e vicende molto buone se rapportato all'epoca di uscita
- Semplice ma d'impatto...
The Bad
- ...ma sente il peso degli anni sulle alcune meccaniche
- la narrativa non è particolarmente profonda