Google Pixel Watch, negli scorsi anni, ci aveva convinto ma non tanto da abbandonare la serie Galaxy Watch a tempo pieno. Ora, con il quarto modello uscito in Svizzera e, dopo averlo indossato per diverse settimane, inclusa un’intensa trasferta in Giappone, dobbiamo ricrederci.

Il nuovo smartwatch di Google non è una rivoluzione, ma una raffinata evoluzione che corregge molti dei difettucci storici e introduce innovazioni che lo proiettano ai vertici della categoria Android. Certo, non è perfetto – e alcune mancanze, specialmente per noi utenti svizzeri, si fanno sentire – ma il risultato finale ci ha piacevolmente sorpreso, dimostrando una maturità inaspettata.

Hardware bello e riparabile
Esteticamente, il Pixel Watch 4 rimane fedele al suo iconico design a “ciottolo”, ma i dettagli fanno la differenza. La novità più evidente è il display Actua 360 Domed: non solo il vetro Gorilla Glass 5 è curvo, ma lo è anche il pannello AMOLED da 1.46 pollici sottostante. Questo crea un effetto quasi tridimensionale, migliora la leggibilità da angolazioni estreme e dona alle watch face un’eleganza unica, quasi da orologio classico. I bezel ridotti del 16% ampliano l’area attiva del 10%, rendendo l’interfaccia ancora più immersiva. La luminosità raggiunge ora i 3.000 nits di picco, garantendo una visibilità perfetta anche sotto il sole diretto, ma scendendo fino a 1 nit al buio.

La cassa in alluminio (nella nostra versione da 45 mm) mantiene le certificazioni IP68 e 5ATM. Il comfort al polso è migliorato rispetto al passato, ma il cinturino Active Band in silicone incluso non ci ha convinto: pur essendo funzionale, risulta un po’ anonimo e tende a far sudare la pelle. Peccato non poter scegliere un cinturino diverso in fase di acquisto. Il meccanismo di sgancio proprietario, inoltre, resta un po’ più macchinoso rispetto agli standard di Apple o Samsung ma, tutto sommato, non pone un problema.
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La vera rivoluzione, però, è interna e riguarda la riparabilità. A differenza dei predecessori, il Pixel Watch 4 è finalmente progettato per essere riparato: batteria e display possono essere sostituiti, anche dall’utente tramite appositi kit (disponibili, ad esempio, su iFixit) e un semplice cacciavite Torx T2. Una scelta di design sensata che allunga la vita del dispositivo e riduce i rifiuti elettronici. Era ora.

Cuore nuovo ed efficienza migliorata
Sotto la scocca, Google ha fatto pulizia. L’architettura dual-chip vede ora il SoC Snapdragon W5 Gen 2 affiancato da un co-processore Cortex-M55. Questa combinazione, simile a quella vista su alcuni OnePlus Watch, ottimizza i consumi: il chip principale gestisce i task pesanti, mentre il co-processore si occupa delle operazioni in background. Il risultato, secondo Google, è un +25% di velocità e un -50% di consumo energetico. Nell’uso quotidiano, l’orologio risulta effettivamente più reattivo e fluido rispetto al passato, supportato dai 2GB di RAM e 32GB di storage.
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Il comparto sensori è completo: cardiofrequenzimetro ottico multi-path (lo stesso hardware del Watch 3 ma con software ottimizzato), sensore elettrico per ECG e cEDA (stress), SpO2, altimetro, barometro, bussola, magnetometro, luce ambientale e un sensore di temperatura cutanea migliorato (+18% precisione). La novità hardware di rilievo è il GPS dual-frequency, che promette (e per lo più mantiene, anche in situazioni difficili come le caotiche strade del centro di Toyko) una maggiore precisione in ambienti difficili. Completano il quadro un motore aptico più potente (+15%) e uno speaker migliorato, ottimizzato per le risposte vocali di Gemini.
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Wear OS 6, con Gemini
L’esperienza d’uso è dove il Pixel Watch 4 segna il passo più deciso. Wear OS 6, unito alla nuova interfaccia Material 3 Expressive, è un piacere da usare: colorato, vivace, con animazioni fluide e un’ottima ottimizzazione per il display rotondo. Le notifiche sono più ricche e leggibili, e la personalizzazione delle watch face è profonda.
Nell’uso intensivo durante il nostro viaggio in Giappone, abbiamo apprezzato enormemente l’integrazione con Google Maps per la navigazione (nonostante qualche sporadico crash dell’app) e la comodità di Google Wallet per pagare ovunque. Ma la vera star è Gemini AI. L’assistente di Google è ora profondamente integrato e accessibile non solo tramite tasto o comando vocale, ma anche con il gesto “Raise to Talk”: basta alzare il polso e parlare. Quando funziona, è quasi magico e ci ha spinto a usare l’assistente molto più spesso (rispetto al canonico 0 volte su smartwatch). Purtroppo, la funzione è ancora inconsistente: a volte non si attiva, altre parte per errore, e l’indicatore visivo è poco chiaro. Inoltre, Gemini richiede sempre una connessione internet, anche per comandi che potrebbero essere eseguiti localmente. Nonostante queste imperfezioni, Gemini si dimostra nettamente più capace di Siri o Bixby, comprendendo richieste complesse e fornendo risposte contestualizzate.
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Sul fronte connettività, abbiamo testato il modello LTE. La funzione SOS Satellitare (che richiede il modello LTE e usa la rete Skylo gestita da Garmin Response Center, ma è attiva solo negli USA) è un’aggiunta potenzialmente salvavita. Purtroppo, la nostra esperienza con la connettività cellulare in Svizzera è stata frustrante: al momento della recensione, non è stato possibile attivare una eSIM per smartwatch di Sunrise, con l’orologio che riporta l’assenza di operatori supportati. Una grave mancanza per il nostro mercato.
Autonomia e ricarica: finalmente ci siamo!
Uno dei talloni d’Achille storici dei Pixel Watch era l’autonomia. Il Pixel Watch 4 in versione 45mm, con la sua batteria da 455mAh, inverte la rotta in modo deciso. Google dichiara 40 ore con Always-On Display attivo, ma nei nostri test abbiamo superato agevolmente le 48 ore con uso misto (notifiche, AOD, tracking sonno, GPS sporadico), arrivando quasi a due giorni pieni con AOD spento. L’autonomia durante l’attività GPS si attesta intorno alle 14-15 ore, un valore solido. Ancora più impressionante è la ricarica.
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La nuova base di ricarica magnetica (che funge anche da stand notturno) è un enorme passo avanti rispetto al vecchio puck. La velocità è fulminea: da quasi scarico al 50% in soli 15 minuti, e una carica completa richiede circa 60 minuti. Peccato che sia un caricatore proprietario (il terzo in quattro generazioni!), incompatibile con i precedenti, e che la base abbia il cavo integrato invece di una più pratica porta USB-C.
Salute e fitness: luci ed ombre targate Fitbit
L’integrazione con Fitbit è ormai matura. Il tracking del sonno è preciso (grazie anche al sensore di temperatura migliorato) e ricco di dati. Il monitoraggio dell’attività quotidiana (passi, scale) è affidabile e il riconoscimento automatico delle attività (camminata, corsa, bici, etc.) funziona bene, registrando l’allenamento anche se ci si dimentica di avviarlo manualmente (anche se non è una feature esclusiva di Pixel Watch 4, ovvio). La precisione del cardiofrequenzimetro ottico è eccellente.
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Tuttavia, sono emerse due criticità importanti. La prima riguarda il GPS dual-frequency: se nei nostri test di camminata si è dimostrato impeccabile, durante le uscite in bicicletta abbiamo riscontrato gravi imprecisioni, con tracciati errati e sovrastima della distanza. Google ha identificato un bug legato alla gestione energetica e alla costellazione Galileo, promettendo un fix software. La seconda, e più grave per gli sportivi, è la cronica mancanza di personalizzazione delle schermate dati durante l’allenamento. Le schermate sono fisse, non è possibile aggiungere campi dati né visualizzare una mappa live. Un limite frustrante e anacronistico per un orologio di questo livello, identico a quello del Watch 3 e inspiegabilmente non risolto. Le metriche avanzate di Fitbit (Readiness Score, Cardio Load) sono utili e ora gratuite, ma le funzioni più innovative come l’AI Health Coach personalizzato restano legate all’abbonamento Fitbit Premium.

Conclusioni
Google Pixel Watch 4 è, senza dubbio, il miglior smartwatch per Android del momento, specialmente per chi possiede un telefono Pixel, anche se noi l’abbiamo usato assieme ad un Z Fold 7 senza perdere niente di imporante. È bello da vedere e da indossare (cambiando cinturino), ha un display magnifico, un’autonomia finalmente solida, una ricarica fulminea, un’integrazione AI promettente e, non da ultimo, è riparabile. L’esperienza d’uso quotidiana è fluida e piacevole.

Tuttavia, non è ancora perfetto. La mancanza di personalizzazione per gli sportivi è una mancanza che si fa sentire. Il bug del GPS in bici necessita di un fix urgente. L’incompatibilità con le eSIM svizzere (almeno con Sunrise, non abbiamo provato altri operatori) vanifica parte del potenziale del modello LTE nel nostro mercato. E alcuni dettagli, come il gesto “Raise to Talk” ancora incerto, mostra margini di miglioramento. Nonostante ciò, il passo avanti rispetto alle generazioni precedenti è enorme e ci ha convinto.
The Good
- Design iconico con display domato spettacolare (3000 nits)
- Autonomia finalmente solida (circa 2 giorni reali)
- Ricarica ultra-rapida e nuova base comoda
- Prestazioni fluide (Snapdragon W5 Gen 2)
- Riparabile
The Bad
- Incompatibilità eSIM svizzere (Sunrise) sul modello LTE
- Gesto "Raise to Talk" ancora inconsistente
- Caricatore proprietario, incompatibile e con cavo fisso
- Cinturino di default mediocre
- Funzionalità sportive non personalizzabili
