Google Pixel 10 Pro XL

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Google Pixel 10 Pro XL

Ogni anno, l’uscita di un nuovo Pixel di Google catalizza l’attenzione del mondo Android, promettendo un’esperienza software pura abbinata a una magia fotografica quasi leggendaria. Google Pixel 10 Pro XL non fa eccezione. A un primo impatto, sembra quasi identico al modello precedente, una scelta che potrebbe far pensare a un aggiornamento minore.

Tuttavia, dopo averlo usato intensamente, abbiamo scoperto che l’esperienza d’uso è ancora più rifinita e matura. Le novità, sebbene non rivoluzionarie, sono concrete e apprezzabili: dal nuovo sistema di ricarica magnetica alla qualità delle fotografie, fino a uno zoom che si è rivelato a tratti impressionante. Ma in un mercato dove la concorrenza spinge sull’acceleratore delle prestazioni pure, la filosofia di Google, incentrata sull’intelligenza artificiale e l’esperienza utente, è ancora vincente?

Design & display, squadra che vince…

Il Pixel 10 Pro XL ripropone il design ormai iconico introdotto con le generazioni precedenti. La vistosa “camera bar” in metallo domina il retro, conferendo al telefono un’identità unica e la praticità di non traballare quando lo si usa su un tavolo (tipo Z Fold 7). La qualità costruttiva è da vero top di gamma, con un telaio in alluminio e un vetro Gorilla Glass Victus 2 a proteggere fronte e retro. Con i suoi 232 grammi, non è un peso piuma, ma la sensazione in mano è di estrema solidità e raffinatezza. Ed è il modello XL mica per niente.

Ma il vero protagonista è il display. Il pannello Super Actua OLED da 6.8 pollici è semplicemente favoloso. Con una risoluzione di 1344×2992 pixel, un refresh rate adattivo da 1 a 120Hz e una luminosità di picco che sfiora i 3300 nits, è uno degli schermi migliori che abbiamo mai visto su uno smartphone. La luminosità è tale da garantire una leggibilità perfetta anche sotto la luce diretta del sole, e la calibrazione dei colori è, come da tradizione Google, quasi perfetta fin dalla prima accensione, con una fedeltà cromatica eccezionale.

Sì, c’è anche nero, possi che non siete altro

Zoom impressionante e qualità al top

La fotografia è da sempre il cavallo di battaglia dei Pixel, e il 10 Pro XL non delude le aspettative. L’hardware, con un sensore principale da 50MP e due moduli da 48MP per l’ultra-grandangolare e il teleobiettivo periscopico 5x, è quasi invariato, ma il nuovo processore d’immagine del Tensor G5 e gli affinamenti software fanno la differenza.

Zoom 1x

Le foto scattate con il sensore principale sono eccellenti: ricche di dettagli, con colori naturali e una gestione dell’HDR che produce scatti bilanciati e piacevoli. In condizioni di scarsa luminosità, il Pixel riesce ancora a estrarre luce e dettagli dove molti concorrenti si arrendono, restituendo immagini pulite e utilizzabili. La vera sorpresa è lo zoom, a tratti impressionante. Il nuovo “Pro Res Zoom” ibrido fino a 100x, pur essendo un artificio software, riesce a produrre risultati sorprendentemente buoni su oggetti e panorami, trasformando un’immagine altrimenti inutilizzabile in uno scatto definito. Sui volti umani, però, l’algoritmo mostra i suoi limiti, creando a volte un effetto artificiale.

Zoom 50x

Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica. L’app fotocamera risulta a volte confusionaria e soggetta a rallentamenti, un chiaro sintomo delle difficoltà del processore, il quale, come spiegheremo più avanti, è la stesso tensor G4 con solo una rifinitua nel processo produttivo. Inoltre, la tanto pubblicizzata funzione “Video Boost” per ottenere video in 8K si è rivelata un disastro: non è una registrazione nativa, ma un lento processo di upscaling via cloud che richiede un abbonamento a Google One e produce risultati deludenti, un passo falso difficile da giustificare nel 2025, dopo che la funzione era già stata introdotta sulla versione precedente e che, in un anno di utilizzo di Pixel 9 Pro XL, non abbiamo praticamente mai usato.

Zoom 100x

Tensor G5 all’ennesima potenza?

Qui arriviamo al punto più controverso del Pixel 10 Pro XL. L’esperienza d’uso quotidiana, grazie ad Android 16 in versione pura, è un piacere: l’interfaccia è pulita, fluida e reattiva. Il multitasking è gestito senza problemi e le funzioni AI “storiche”, come il filtro chiamate, sono sempre utilissime. Purtroppo, appena si chiede qualcosa in più, il processore Tensor G5 mostra tutti i suoi limiti. Nei benchmark, si posiziona a malapena al livello dei mirdange della concorrenza e, nell’uso reale, questo si traduce in problemi concreti.

Geekbench 6

In effetti, oltre al nuovo nodo di TSMC, Tensor G5 utilizza gli stessi core ARM dell’anno scorso con qualcosa in più nelle frequenze. Ma più un’incognita è invece il passo indietro sulla GPU, una componente che non teniamo a promuovere. Trattasi di una Power VR a due core e non più di una Mali ingrgnerizzata dalla stessa ARM, questa GPU “esotica”, non solo non è ottimizzata per il panorama Android, ma funziona pure peggio se confrontata al Tensor G4 e la già sua limitata Mali G715 a 7 core. Più nel cencreto, nei giochi più pesanti come Destiny Rising, il telefono fatica a mantenere un framerate stabile e tende a surriscaldarsi. Come già accennato, anche l’app fotocamera può bloccarsi per qualche istante dopo uno scatto in alta risoluzione. È un peccato, perché un hardware così raffinato meriterebbe un motore più potente.

Pixelsnap

L’autonomia è un altro punto debole. Nonostante la capiente batteria da 5200 mAh, nei nostri test il Pixel 10 Pro XL si è rivelato solo sufficiente per arrivare a fine giornata con un uso moderato, senza alcun margine. L’inefficienza del chip Tensor G5 sembra essere la principale responsabile, un problema che affligge la linea Pixel da generazioni. Nemmeno il nodo produttivo a 3nm di TSMC è in effetti riuscita a risolvere il problema legato alla dissipazione dei Pixel, il quale non è sufficiente se paragonato a prodotti di pari fascia di prezzo. Senza considerare vieppiù il modem per la rete cellulare, ovvero l’Exynoss 5400 di fattura Samsung, che non aiuta se si volesse giudicare anche il consumo in stand-by del dispositivo e comunque inferiori alla controparte Qualcomm.

Fortunatamente, una delle novità più apprezzate è il nuovo sistema di ricarica. Il supporto al pieno standard Qi2.2 a 25W con aggancio magnetico Pixelsnap è una svolta. Sebbene simile al MagSafe di Apple, poco importa: la comodità di poter usare l’enorme ecosistema di accessori magnetici esistenti, da basi di ricarica a power bank, è un vantaggio pratico innegabile che aiuta a mitigare l’ansia da batteria. Ma, full disclosure, non abbiamo provato Pixelsnap perché Google non l’ha incluso nel nostro pacchetto da reviewer. Cercheremo di recuperare! La ricarica cablata a 45W, invece, è buona ma non tra le più veloci, richiedendo circa un’ora e mezza per un ciclo completo.

Luci ed oscurità

Il Google Pixel 10 Pro XL è un telefono di grandi eccellenze e altrettanto grandi difetti. L’esperienza d’uso è stata estremamente raffinata in molti aspetti: il display è semplicemente favoloso, tra i migliori sul mercato, e la qualità delle foto e lo zoom sono impressionanti, confermando la leadership di Google nella fotografia computazionale. Il nuovo sistema di ricarica magnetica Pixelsnap è una comodità a cui ci si abitua subito e l’esperienza software di Android rimane pulita e piacevole.

D’altra parte, le prestazioni del chip Tensor G5 sono deludenti per un flagship, causando surriscaldamento e lag in situazioni di stress. L’autonomia è solo sufficiente e non all’altezza dei concorrenti. Molte delle nuove funzioni AI e video sembrano ancora in fase beta, e il prezzo elevato rende questi compromessi difficili da accettare.

Conclusioni

Google Pixel 10 Pro XL è un telefono che si ama per la sua raffinatezza e si critica per la sua mancanza di muscoli. È un dispositivo che eccelle nell’esperienza visiva e fotografica, offrendo uno degli schermi migliori in assoluto e una fotocamera capace di scatti magnifici con una semplicità disarmante. Per chi vive all’interno dell’ecosistema Google e dà priorità a questi aspetti, il telefono offre un’esperienza d’uso estremamente piacevole e rifinita.

Tuttavia, è impossibile ignorare le lacune del processore Tensor G5, che ne compromettono le prestazioni nei giochi, l’efficienza energetica e persino la fluidità in compiti basilari come scattare una foto. A un prezzo di listino così elevato, questi compromessi sono pesanti. È un telefono che consigliamo a chi cerca la migliore esperienza fotografica “punta e scatta” e il software più pulito di Android, ma chi cerca prestazioni da vero top di gamma o un’autonomia a prova di maratona, dovrà guardare altrove.

 

The Good

  • Display OLED semplicemente favoloso
  • Qualità foto e zoom impressionanti
  • Ricarica magnetica Pixelsnap (Qi2)
  • Esperienza software Android pulita

The Bad

  • Prestazioni Tensor G5 deludenti
  • Autonomia solo sufficiente
  • Funzioni AI ancora immature
  • Surriscaldamento sotto sforzo

Written by: Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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