Fire Emblem Engage

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Fire Emblem Engage

Dopo Fire Emblem Three Houses pubblicato nel 2019, è ora il turno di Fire Emblem Engage, nuova esclusiva Nintendo Switch della casa di Kyoto nata dal talentuoso team di Intelligent System. A patto di scendere con alcuni compromessi in alcuni ambiti, ovvero quello narrativo, il gameplay di Fire Emblem Engage è memorabile e unisce, oltre alle tradizionali meccaniche, un sistema fatto da “Emblemi” nei quali si insidiano gli eroi dei precedenti capitoli. In altre parole, dimenticate la narrativa di Fire Emblem Three Houses, fatto di scelte multiple, diramazioni della vicenda e finali differenti. Capitolo che, in fatto di narrativa, aveva convinto i fan della serie. Con Fire Emblem Engage Intelligent System torna sui suoi passi, si è appunto concentrata sul gameplay: in particolar modo sul sistema di battaglia.

La campagna, caratterizzata da una durata di circa una 30ina di ore, ha certamente una base interessante, anche se purtroppo fatica a decollare. Nel caso concreto, Fire Emblem Engage narra le gesta di Alear, una sorta di messia di sesso femminile o maschile (a discrezione del giocatore), che si risveglia dopo mille anni di sonno per salvare il continente di Elyos da un Drago Maligno (Sombron): portatore di distruzione.

Le cinematiche sono certamente il fiore all’occhiello di questo capitolo: dinamiche, emozionanti e con un certo quantitativo di azione. Purtroppo, le stesse sono assai limitate di numero e lasciano spazio ad una narrazione più classica fatta di soli testi, la quale che non spicca per la qualità: dialoghi assai infantili e con cliché scontati, e via dicendo, che non rendono giustizia al risultato raggiunto con il capitolo precedente (Three Houses). Vi è come la sensazione che, appunto, la base per una buona trama ci sia, ma che Intelligent System abbia investito le sue risorse, appunto, altrove. Le scene di narrativa statica non trasmettono granché alla loro lettura poiché caratterizzate da una regia statica e poco approfondita. Diverso discorso, invece, è il character design e lo stile dei singoli personaggi che accompagneranno Alear sul campo di battaglia. Le loro personalità potranno inoltre essere approfondite durante le conversazioni di sostegno fra personaggi, funzionalità tipica dei Fire Emblem. Ognuno ha un suo carattere e sapranno certamente farsi apprezzare dai giocatori. Insomma, la cura nei dettagli è comunque presente su diversi aspetti, e ciò grazie anche alla presenza di famosi artisti e illustratori. Peccato, appunto, per la qualità della narrativa complessiva la quale, per il genere di appartenenza, è carente e priva di particolare mordente.

Elemento che fa da padrone è certamente il gameplay che, in quest’ultima creazione di Intelligent System, si riconferma di qualità. Pur mantenendo la stessa base, ovvero combattimenti a turni su griglia, la software house di Nintendo ha saputo certamente migliorarsi sfruttando molte delle meccaniche passate, come verrà trattato in seguito. Non mancano, dunque, le meccaniche di base come il rapporto di debolezza/resistenza fra le armi, o le diverse proprietà dei campi di battaglie con relativi bonus/malus del caso. Occorre rilevare che, prima di affrontare quanto introdotto con quest’ultimo capitolo, nel corso degli anni il sistema di combattimento è stato stratificato e reso più eterogeneo: a tratti sofisticato se consideriamo l’ultimo capitolo (Three Houses). In Fire Emblem Engage, Intelligent System ha meglio calibrato tale sistema offrendo, allo stesso tempo, un apprendimento delle meccaniche semplificato. Il giocatore sarà quindi in grado di apprendere facilmente le meccaniche proposte, oltre al nuovo sistema protagonista in questo capitolo: gli emblemi, oggetti capaci di evocare gli eroi del “passato” provenienti dai passati Fire Emblem. Gli emblemi hanno proprietà attive che conferiscono alle unità con esse equipaggiate delle abilità speciali. Abilità speciali che si basano, in questo caso, sulle meccaniche provenienti dai capitoli passati (esempio fra tutti: Corrin e la sua abilità “vena di drago”). In altre parole, Fire Emblem Engage non solo propone un sistema di combattimento canonico per la serie, ma racchiude in sé l’anima di tutti i passati Fire Emblem offrendo una pletora di meccaniche senza precedenti. Persino la varietà delle mappe e relativi ostatoli creano nuove situazioni di combattimento, mostrando tutto l’esercizio di stile di Intelligent System. Vale a dire, in breve, un insieme di situazioni che obbliga il giocatore a non solamente sconfiggere gli avversari, bensì a sfruttare a proprio vantaggio il terreno delle mappe, ostacoli o la presenza di ulteriori nemici per raggiungere gli obbietti imposti dalla campagna. Tuttavia, la presenza di meteo sfavorevole, trappole o l’ingresso di ulteriori rinforzi, mette comunque a dura prova la pazienza dell’utente. La moltitudine di situazioni positive (o negative) che, in aggiunta al buon level design delle mappe, offre un sistema di battaglia certamente appagante. Nel suo insieme, Fire Emblem Engage è quindi impegnativo, ancora di più se attivata la morte permanente delle unità. Insomma, se si è amanti delle sfide e degli strategici, Fire Emblem darà del filo da torcere, sia nella modalità facili che in quelle più complesse. Ragion per cui, la cronogemma del drago viene in aiuto al giocatore permettendo di annullare i turni precedenti non andati a buon fine (che possono causare, appunto, la morte di un’unità). Lo strumento può sembrare trucco atto a semplificare il gioco. Tuttavia, se utilizzato in modalità difficile, sarà monouso per battaglia, contrariamente alla modalità normale il cui uso è previsto illimitatamente. Scelta giustificabile, anche dal fatto che in quest’ultima modalità non è prevista la morte delle unità, offrendo un’esperienza decisamente più rilassante e meno snervante dal punto di vista strategico. Oppure, se non si vuole ritoccare i turni passati, la Cronogemma permette altresì di riavviare una missione, decidendo simultaneamente se mantenere, o meno, i punti esperienza accumulati nella battaglia abbandonata, o persa, precedentemente. Magistrale in ogni caso la perizia di Intelligent System di bilanciare perfettamente difficoltà con strumenti di aiuto (cronogemma) al fine di evitare frustrazione al giocatore. Fire Emblem, in fondo, non è un Dark Souls e non vuole necessariamente esserlo, pur capitando – con una certa frequenza – delle sconfitte immediate anche in seguito a un solo turno da parte degli avversari. Apprezzato pertanto il trend degli ultimi capitoli: ovvero un’intelligenza artificiale soddisfacente e in grado di mettere a dura prova il giocatore, se necessario.

Ma i bilanciamenti non si limitano unicamente a quanto indicato poc’anzi. Ogni classe, ora, ha accesso a delle abilità uniche che le caratterizzano. Le classi predisposte alla cura (healer), ad esempio, sono considerate fra le più delicate del gioco, nonché quella maggiormente incline alla morte. In questo capitolo, grazie all’abilità “Qi Adepts”, ora alcuni healer sono in grado di assorbire un colpo indirizzato ad un’unità adiacente, mitigando completamente i danni (Chain guards). Tuttavia, questa abilità funziona solo se l’unità healer che la utilizza è in piena salute. Ciò obbliga a schierare i medesimi sempre, e comunque, nelle retrovie ma, allo stesso tempo, occorre decidere il momento giusto per inviare tale unità in prima linea a proteggere gli attaccanti. La “Chain Attacks”, al contrario, è dovuto alle abilità di alcune classi che permettono concatenamento di attacchi. Ovvero, in determinate circostanze le unità predisposte non si limitano a una sola azione offensiva. In aggiunta al sistema degli emblemi, è dunque possibile creare unità versatili e in grado di ricoprire più ruoli. Per intendersi, il personaggio equipaggiato con un emblema apprende determinate abilità, ciò che ricorda a grandi linee il sistema Junction di Final Fantasy VIII. Ciò dovrebbe rendere l’idea di questa meccanica. Sono per ora dodici gli Emblemi ottenibili nel corso della campagna, oltre a quelli extra previsti nei futuri DLC. Tuttavia non mancano gli anelli minori disponibili tramite un sistema “Gacha” (casuale pagando un certo quantitativo di oro) i quali possono certamente essere equipaggiati alle unità sprovviste da un emblema principale. Il gameplay di Fire Emblem, in particolare questo capitolo, va evidentemente vissuto ed è maledettamente divertente: esso, con la sua varietà, sa catturare il giocatore motivandolo ad avanzare nelle missioni della campagna principale…e non solo. Grazie alla presenza di modalità online cooperative e non, il giocatore può lasciarsi ispirare da nuove meccaniche/strategie messe appunto da altri utenti.

Lato grafico Fire Emblem Engage, nel suo complesso, stupisce. Intelligent System ha caratterizzato alla perfezione i vari personaggi: non solo lato animazioni e cutscene, ma anche nell’animazione degli attacchi critici, con cambi repentini di prospettiva, effetti zoom, esplosioni particellari nonché la scelta dei colori ed infine la cura di alcuni dettagli. Citiamo, appunto, la fusione fra i personaggi giocanti e gli emblemi, che acquisiscono un nuovo costume e un’estetica ispirata all’eroe del passato: offrendo una sequenza di trasformazione in stile “mahō shōjo” per ogni emblema a disposizione. In altre parole, ogni personaggio protagonista ha ben 12 trasformazioni, diventando letteralmente degli esseri esteticamente “eterei”. La direzione artistica di Intelligent System soddisfa praticamente sotto ogni aspetto: dal level al character design. Meno per le performance. È una questione spinosa, che ormai è stata affrontata dagli scriventi in diverse recensioni: Nintendo Switch sente gli anni sul groppone, e ormai comincia a mostrare i suoi limiti. Con tale affermazione non intendiamo trasmettere che Fire Emblem Engage risulta ingiocabili o con performance insufficienti. Al contrario, il framerate risulta relativamente stabile e non vi sono gravi problemi da segnalare. Tuttavia, il calo di performance è evidente non appena la mole poligonale aumenta o è richiesto alla console di elaborare animazioni di una certa complessità. In ogni caso, Intelligent System è stata in grado di ottimizzare il gioco nei migliori dei modi che, per la qualità visiva descritta poc’anzi, offre delle prestazioni sono più che sufficienti. Il comparto grafico è comunque accompagnato da un sonoro epico e al pari livello di produzioni passate. Lo stile inconfondibile della compositrice Tsujiyoko si riconosce subito, nota per il suo importante contributo musicale alla storica serie di Nintendo.

Fire Emblem Engage rappresenta un importante capitolo per la serie: non solo per l’ottima qualità complessiva del prodotto, ormai una certezza dal team intelligent system, ma per il gameplay solido, vario e profondo ed offre il sistema di battaglia tra i migliori del suo genere. Peccato che, da buon JRPG, Fire Emblem si perde in ambiti che dovrebbe anch’essi primeggiare, primo fra tutti quello della narrativa e, meno importante, quello dell’esplorazione, quest’ultima circoscritta all’area dell’HUB principale. Purtuttavia questi difetti, l’acquisto di questo ultimo capitolo è caldamente consigliato.

The Good

  • Sistema di combattimento collaudato e appagante
  • Direzione artistica di ottimo livello
  • Impegantivo, senza mai stancare...

The Bad

  • ...ma la narrativa non è all'altezza
  • l'esplorazione poteva essere studiata meglio
5.5

Written by: Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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