Agents of Mayhem

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Agents of Mayhem

Quanti di voi rammendano Saints Row, nato dalle menti di Volition presso Deep Silver, una versione ancora più trash e comica del celeberrimo GTA? Sarà che negli ultimi anni questa tipologia di prodotti non sono stati più al centro dell’attenzione dei differenti publisher (escluse le vendite dove GTA registra ancora buoni numeri). Sarà inoltre la “moda” del forzato buonismo attuale e del “politically correct” nel voler trasmettere alle nuove generazioni dei prodotti senza polemiche di sorta nate da mamme inferocite ed associazioni di vario genere. Ci pensa Agents of Mahyem a riportare un po’ di quel sano casino nelle vite dei giocatori, con un’esperienza al limite del tamarraggine caratterizzata da ogni tipologia di eccesso. Insomma, era ormai da qualche anno che non ci si poteva immergere in titoli caratterizzati dal puro caos e devastazione ignorante, di cui il il nocciolo del prodotto gira effettivamente intorno a questo. Volition ritorna con un certo stile nel genere di giochi capaci di spegnere letteralmente il cervello e combinare disastri di ogni genere, senza sentirsi troppo in colpa. Abbandonato qualunque volontà di cimentarsi nel genere sandbox openworld, agents of Mayhem fa del suo cavallo di battaglia l’azione pura, frenetica e tipica dei third person shooter. Tuttavia non lasciatevi ingannare dal nome. Agents of Mayhem non è una nuova proprietà intellettuale, la stessa fa capolinea alla serie di Saints Row di cui il mondo di gioco è il risultato di uno dei finali dell’espansione Gat Out of Hell di Saints Row IV. Aspettatevi insulti, imprecazione di vario genere, doppi sensi, violenza gratuita no sense al limite del cartonesco, e chi più ne ha più ne metta.

Il no sense è il padrone di questo prodotto che ricalca, in parte, lo spirito di Saints Row…ma meno elaborato dal punto di vista narrativo. Volition ha infatti puntato unicamente al carisma dei numerosi personaggi e il differente humor di ciascuno. Si tratta di un mix assai strano ma alquanto piacevole, poiché in ogni momento il gioco non si trattiene e continua ad offrire caricature di vario genere: dagli stereotipi razziali ai numerosi insulti, a battute fuori luogo e unpolitically correct. Se dapprima può sembrare un’accozzaglia di conversazioni buttate a caso, la parodia prende forma puntando a quel no sense che Saints Row IV ci aveva abituato. Agents of Mayhem diverte dall’inizio fino alla fine, si fa apprezzare nel suo insieme. La linea narrativa seguirà un solo e semplice obbiettivo: comandando i Mahyem, un’associazione eccentrica privata composta da stravaganti guerrieri, il giocatore dovrà fronteggiare e salvare il mondo dai LEGION.

Dal punto di vista del gameplay, mettere a capo il giocatore di un’organizzazione pazzoide cambia totalmente le carte in tavola se confrontato direttamente a Saints Row. Se quest’ultimo puntava al singolo avatar in Agents of Mayhem la questione si inverte. Tuttavia la formula sandbox non è stata abbandonata totalmente, ansi, anche Agents of Mahyem si gioca unicamente in una grande mappa estesa ma limitata nella sua estensione. Vale a dire, in breve, che Volition ha creato un mondo di gioco che concentra un gran numero di attività e missioni in un piccolo spazio piuttosto che un universo gigantesco da esplorare alla Zelda Breath of the Wild (per così dire). Si tratta di uno sparatutto in terza persona inserito in un grosso HUB (la città di Seoul) comprendente missioni di vario genere (le missioni principali si attestano a circa una cinquantina), sulla falsariga della vastità delle mappe di Destiny. La varietà del titolo non riguarda le location, bensì i nemici e le situazioni sceme che capiteranno nel corso della campagna. Il giocatore comincerà l’avventura nei panni di pochi personaggi dell’organizzazione e, procedendo pian piano con le missioni, egli sbloccherà personaggi memorabili e più carismatici. In poco tempo si avrà a disposizione un rooster di tutto rispetto capace di fronteggiare qualsiasi gusto. C’è quindi molta differenza dai primi tre personaggi giocabili, parliamo di un vanitoso attore, un bestione tutto muscoli con la barba e una guerriera con la passione dei droni; con quelli successivi come una virologa indiana incredibilmente abile con l’arco, un mutante russo con un cannone capace di congelare ogni cosa, una modella italiana e un’alcolizzata armata di gatling. Il cast è di certo colorito e vario, e non manca di caratterizzazione.

Una caratterizzazione che mostra tutto il suo potenziale per quanto concerne le abilità e i poteri. All’inizio di ogni combattimento l’utente sceglie tre guerrieri, che intercambierà durante il corso della battaglia. Un sistema di gestione dei personaggi che ricorda gli Hack’n slash nipponici più celebri, in analogia, appunto, alla serie Warriors di Tecmo Koei. Inoltre, citando anche Overwatch ed altri sparatutto competitivi, in Agents of Mahyem esistono i numerosi ruoli quali tank, healer, dps e via dicendo, differenziando ulteriormente la specializzazione di ogni personaggio. Sicuramente la varietà non manca, ogni scelta del team e dei personaggi rende diversa qualsiasi battaglia. Il sistema gremlin permette di aggiungere quel tocco di devastazione aggiuntiva: con armi create ad hoc nel laboratorio dell’associazione Mayhem. Non mancano le abilità “Super” tramite un’energia attivabile accumulando l’energia necessaria a forza di uccisioni. Abilità di una certa devastazione ma in ogni caso modificabili attraverso dei gadget raccolti durante il corso delle missioni. Citiamo anche il sistema LEGION atto a controllare le skill passive, infine la presenza di tutto il sistema che concerne l’aumento di livello e le diverse statistiche quali attacco, difesa, velocità e via dicendo. Insomme Volition ha creato sì, un gioco caotico, ma allo stesso tempo ha allestito un sistema di crescita che segue un preciso ordine e permette di personalizzare fino in fondo qualsiasi guerriero su discrezione dell’utente.

Gli unici difetti da considerare sono legati al comparto tecnico e al backtracking della mappa dovuta alla sua, non proprio vasta, area. Non critichiamo l’aspetto puramente visivo, ma quello nel merito del framerate che mostra tutta la sua instabilità sulla Playstation 4 standard. Da una parte anche se il titolo è tranquillamente giocabile, dall’altra ci si aspetta che uno shooter in terza persona sia capace a stabilire un framerate granitico e senza indugi di sorta. Non è molto corretto non permettere la scalabilità del software anche su console, adattando la qualità grafica ed offrire un framerate di tutto rispetto. Così facendo si obbliga gli utenti delle versioni base a ripiegare sui modelli pro (PS4 Pro), su PC o acquistare la futura Xbox One X. Questo è un fatto che non verrà tralasciato nella valutazione. Infatti, girando un po’ sul web e comparando le altre versioni, questo problema non sussiste su Playstation 4 Pro o sfruttando un PC di media/alta gamma. Fra le critiche aggiungiamo anche un abusato sistema di mira che consente di colpire senza troppe difficoltà gli avversari. L’utente conosce sempre per tempo dove gli effetti delle sue abilità andranno a parare con l’illuminazione della zona interessata (non disattivabile). A questa osservazione si aggiunge anche una sorta di “auto aiming” invasivo. Una scelta alquanto scomoda per i puristi del genere, che facilita ulteriormente il livello di difficoltà.

The Good

  • caotico, nosense e estremo
  • divertente e caratterizzazione sublime
  • tantissime attività da svolgere

The Bad

  • Framerate instabile su Playstation 4 standard
  • auto-mira troppo invasiva
4.75

Written by: Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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