Questa storia inizia con la fine del mondo…
Yaughton, Shropshire, Inghilterra. Ore 06:37 del mattino, 6 giugno 1984.
Nella campagna dello Shropshire, il villaggio di Yaughton è deserto. Alcuni giocattoli giacciono per terra abbandonati. Il vento fa volare dei volantini di quarantena nel sagrato silenzioso. Nella fattoria degli Appleton i raccolti vengono trascurati. Il terreno è pieno di uccelli morti. Strane voci disturbano le onde radio. I lavelli sono pieni di stoviglie. Le televisioni sono sintonizzate su canali muti. I telescopi dell’osservatorio mostrano stelle morte e un’oscurità senza fine. Ma qualcuno non si è dato per vinto, ed è deciso a risolvere il mistero.
Il capitolo finale dell’umanità?
Everybody’s Gone to the Rapture è la nuova coinvolgente ed appassionante avventura realizzata dai premiati sviluppatori di The Chinese Room, uscita in esclusiva per Playstation 4, nella quale bisognerà indagare sugli ultimi giorni di Yaughton Valley. Bisognerà svelare le tracce di una comunità scomparsa nel nulla e scoprire frammenti di eventi e ricordi che aiuteranno il giocatore a far luce sul mistero dell’apocalisse.
Sul genere delle avventure narrative ne avevamo già parlato in occasione della recensione di Dear Esther, il primo gioco realizzato dai ragazzi di The Chinese Room, giochi che puntano tutto sull’aspetto narrativo, enfatizzando le emozioni ed offrendo una profonda esperienza che rimane impressa nella mente del giocatore anche dopo avere portato a termine la sfida ludica. In questo “seguito spirituale”, lo studio di sviluppo inglese si è superato: a disposizione del giocatore c’è un intero paesino rurale da potere esplorare liberamente alla ricerca di ricordi, rappresentati da entità luminose di indefinita provenienza, che ci aiuteranno a rimettere assieme tutti (o quasi) i pezzi del puzzle.
Il confine tra arte e gioco
A questo team di sviluppatori piace molto giocare con le emozioni e, quale modo migliore di farlo, che fare immergere i giocatori in un mondo ricreato a regola d’arte? L’aspetto grafico e artistico è proprio la prima cosa che balza all’occhio: poetico, delicato, nostalgico, romantico ma a tratti anche misterioso e cupo. Il motore grafico Cryengine fatica non poco a contenere la bellezza del paesino rurale inglese ricreato fin nei minimi dettagli. Ottimo lavoro anche per quello che riguarda l’aspetto audio: il doppiaggio è totalmente in italiano e di alta qualità! Si sentiva la necessità finalmente di avere un doppiaggio all’altezza e qui sicuramente Sony non ha badato a spese. Anche la colonna sonora è di una bellezza sopraffina: composta da Jessica Curry e incisa presso gli Air Studios di Londra si presta da cornice preziosa all’intera opera. Unica pecca a livello di gameplay, la camminata decisamente troppo lenta e senza la possibilità di correre (a dire il vero si può premere R2 per avere una velocità maggiore, ma è quasi impercettibile il cambiamento).
Dove sono andati tutti?
Con un meraviglioso open-world e un’incalzante colonna sonora, Everybody’s Gone to the Rapture offre la storia non lineare per eccellenza. Neppure la scarsa durata di gioco (4-5 ore) riesce ad intaccare la qualità generale del titolo che lascia aperte molte porte anche una volta visti scorrere i titoli di coda. Un gioco non per tutti, ma solo per chi ha adorato Dear Esther o altri capolavori come Gone Home e che preferisce l’introspezione all’adrenalina.
Allora? Dove sono finiti tutti quanti?